The Lobster: recensione del film di Yorgos Lanthimos
L’industria cinematografica pullula di film sul tema dei rapporti amorosi, ma pochi hanno la peculiarità di The Lobster: sviscerare senza pietà i retroscena del sentimento per eccellenza, svelandone con sarcasmo e bruciante verità paradossi ed effetti collaterali. Yorgos Lanthimos sceglie come base per la sua spericolata narrazione un mondo parallelo in cui i single non possono più rimanere tali ma vengono letteralmente deportati in una sorta di Hotel in cui, nel più asettico dei climi, i poveri malcapitati hanno 45 giorni per trovare un partner, pena la trasformazione, al termine del periodo prestabilito, in un animale a loro scelta che verrà poi liberato nella foresta; ad arricchire la permanenza, varie attività fra cui la caccia ai single fuggitivi che, se catturati, fanno guadagnare al cacciatore un giorno extra di permanenza e quindi altre 24 ore per trovare un compagno di vita e sfuggire all’irreversibile trasformazione.
David (uno straordinario Colin Farrell) è appena stato lasciato dalla moglie; giunto all’Hotel insieme al fratello, divenuto cane due anni prima per non essere riuscito a trovare una partner, decide che, qualora gli dovesse toccare la stessa sorte, l’animale del quale prenderà la forma sarà un’aragosta: una creatura marina, longeva, fertile per l’intera esistenza e di sangue blu. Timido e riservato ma non rassegnato all’infausta sorte che lo minaccia, l’uomo farà il possibile per seguire le regole e trovare una compagna; ma l’amore – quello vero (che ha lo splendido volto di Rachel Weisz) – non conosce paure e scadenze e sorprenderà David nel momento in cui, dopo un drammatico e traumatico tentativo di accoppiamento, deciderà di abbandonare l’Hotel e unirsi al gruppo dei single fuggitivi, la cui regola principale è proprio non innamorarsi. La difficoltà della coppia, tuttavia, non sarà solo non farsi scoprire dalla vendicativa leader del gruppo (interpretata da Léa Seydoux) ma liberarsi dalla convinzione ormai radicata nelle menti violentate dal sistema che per amarsi sia strettamente necessario avere in comune qualcosa di tangibile e quantificabile.
The Lobster esibisce la sua genialità per mezzo di una sceneggiatura spumeggiante ed una struttura semplice ma di grande impatto, in cui i temi e gli spunti di riflessione offerti da Lanthimos si palesano attraverso scene che smuovono contemporaneamente sorriso e disorientamento, trascinando a forza lo spettatore in un vortice di considerazioni senza una risoluzione univoca e definitiva. Attraverso una carrellata di personaggi all’apparenza caricaturali, assistiamo ai dietro le quinte dell’amore moderno, fatto di pretese di perfezionismo e di un’ideale di compatibilità apparente e razionalizzato, lontano anni luce dall’unica affinità in grado di generare amore: quella irrazionale, inspiegabile, magicamente elettiva.
I riflettori sono puntati contemporaneamente su vantaggi e svantaggi della vita di coppia, mostrandone paradossi e suggerendone sottilmente la natura del fallimento, in una società in cui si resta soli anche per volere “di più” o per un fumoso ideale di perfezionismo. Ma quando si arriva a maturare l’impressione che il regista voglia esprimere il suo parere in merito ecco che la pellicola balza sull’altro lato della medaglia, fatto di coppie forzate e senza amore, che credono di essere unite ma che in realtà sono formate da individui completamente soli e pronti a sacrificare l’altro per il bene di se stessi; o ci mostra single aridi a autodisciplinati alla solitudine, che ballano musica techno rigorosamente da soli e che concentrano nell’attesa di morire il fulcro della loro intera esistenza.
The Lobster: restare umani o amare a tutti i costi?
Una critica globale alla società odierna, dunque? Forse, ma soprattutto un monito: al di là dei limiti imposti dal giudizio e dalle aspettative sociali, basate prettamente sull’omologazione, l’amore non conosce tempistiche o bisogno, regole o compromessi e se è vero che da soli forse non si può stare, per trovarsi è inevitabile prescindere dalla magia improvvisa e imprevista dell’innamoramento che, amaramente, potrebbe non essere privilegio di tutti.
The Lobster, premiato a Cannes 2015 con il prestigioso (e meritatissimo) premio della Giuria, è un film sfacciato e spietato in cui ridere e riflettere con la stessa intensità, sullo sfondo di domande universali che, per quanto irrisolte, hanno nello stesso effetto che suscitano l’essenza dello loro indispensabilità. Pur con qualche calo di ritmo nella seconda parte, che non si può non perdonare, il film di Lanthimos resta una delle pellicole più interessanti del 2015 e arriverà nelle sale italiane il 15 ottobre, distribuito da Good Films.
Il ricco cast di The Lobster è composto anche da Jessica Barden, Olivia Colman, Ashley Jensen, Ariane Labed, Angeliki Papoulia, John C.Reilly, Michael Smiley e Ben Whishaw.