William Friedkin: incontro con il regista de “L’Esorcista”
Amo Torino, veramente. Amo l’atmosfera di questa città, amo l’energia delle persone che vivono in questa città, in questa stanza, amo l’architettura di Torino, ha un fascino di magia che mi attira; la città mi chiama!
William Friedkin regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, esponente della New Hollywood, spesso soprannominato “il regista del Male”, è considerato un profondo innovatore del poliziesco e dell’horror. Ci ha regalato capolavori del cinema come The French Connection (Il braccio violento della legge) e The Exorcist tratto dal romanzo di William Peter Blatty.
Ieri, in occasione dell’apertura della stagione invernale del Teatro Regio di Torino (sua la direzione dell’Aida) William Friedkin ha incontrato in una conferenza durata circa 2 ore gli studenti dell’indirizzo cinema del DAMS, conversando a 360 gradi su alcuni momenti salienti della sua carriera e sulla sua visione del cinema odierno.
Potete imparare a dipingere ma non sarete mai Rembrandt;
Potete imparare a scrivere la musica ma non sarete mai Beethoven o Verdi…magari Snoop Dog, ecco;
Potete imparare a fare film o fare cinema ma non sarete mai Fellini o Antonioni o Dario Argento…
…potete essere meglio di loro, è una questione che non si può imparare, l’Arte è un dono.
«Io non ho studiato materie artistiche, non ho studiato all’università: io facevo un lavoro molto piccolo, molto semplice, come postino praticamente ma poi, negli anni, sono salito di livello come aiuto regista e finalmente regista; però ci sono degli studi, dei master di cinema che io ammiro moltissimo.
È importante studiare, apprendere e la vostra fortuna è che potete fare tutto ciò studiando il passato e il presente e studiare la vita dei grandi creatori del cinema, del teatro e di tutte le altre arti; so che non potrò mai raggiungere la profondità di Federico Fellini o Orson Welles o nessuno dei grandi maestri, però vi dico qualcosa: ancora aspiro a raggiungerli!
La gioia vostra deriva dal fatto di poter seguire un percorso e poterlo studiare, non pensate troppo al successo o alla sconfitta, pensate solo al processo e amate ciò che state facendo; quelli che studiano le arti dello spettacolo sono molto fortunati al giorno d’oggi: quando io ho iniziato ad interessarmi a voler far cinema non era facile, non c’era modo di entrare in contatto con una cinepresa o con le pellicole da 35mm, non potevo portare il mio film ad un laboratorio per svilupparlo. Oggi se volete fare cinema basta andare in uno store, comprare una camera digitale, girare il film che nasce dalla vostra immaginazione, editarlo nel vostro computer e caricarlo su internet così da farlo vedere al pubblico; ci sono moltissimi giovani filmaker e produttori di cinema negli stati uniti che fanno esattamente così e qualcuno ad Hollywood lo vede e vengono scoperti nuovi talenti.
Questo funziona sia per uomini che per donne, quando ero giovane le donne non erano benvenute in questo mestiere, al giorno d’oggi ci sono moltissimi filmaker uomini, donne, giovani che vengono da paesi diversi, società diverse ma quando io ho cominciato non era così, era il prodotto del cinema visto dagli “uomini bianchi”, ora è finito. Ora voi siete il futuro, quando ho iniziato in pochissimi sono usciti da una scuola e sono andati verso il successo, hanno studiato per anni come fare cinema finendo per lavorare da Mc Donald’s ma ora tutto è cambiato: se avete il talento e se avete determinazione, voi avete il mondo del cinema nelle vostre mani.
Io non amo i film dell’orrore, non mi spaventano. L’Esorcista viene considerato un film dell’orrore in tutto il mondo, ma non ho mai pensato di fare un film horror quando l’ho girato, è basato su una storia vera datata 1949, e quello che mi ha spinto a realizzare questo film è la storia sul mistero della fede.
Ci sono pochi grandi misteri nella vita: l’amore è un mistero, voi incontrate qualcuno e vi innamorate, molte volte è reciproco, molti altri possono incontrare la stessa persona e non succede niente; la vita è il più grande mistero, non siamo capaci di capire da dove veniamo e come abbandoniamo la vita, quindi l’amore, la vita, la fede sono tre misteri importanti.
Ci sono delle forze in contrasto con l’opera del creatore, delle forze che provano a distruggere ciò che ha fatto; un modo molto semplice per riferirsi a questo mistero è chiamarlo Dio e il Diavolo.
Io ho realizzato L’Esorcista come uomo di fede, e non ho avvicinato il tema con cinismo; molte persone, molti registi quando fanno un film horror fanno semplicemente una cosa: prendere soldi per spaventare il pubblico. Sapevo che il mio film avrebbe disturbato il pubblico, la storia è molto disturbante, ma ciò che volevo realizzare è un film realistico su argomenti realmente accaduti a persone vere; forse la medicina oggi sarebbe capace di fare quello che all’epoca non si poteva fare, con questa bambina che soffriva di questo problema. Ma nel 1949 non era possibile, la famiglia protagonista della vicenda non era cattolica ma luterana e i luterani non credono nell’esorcismo, quindi venne consigliato di portare il bambino (cosa poi invertita nel film sotto richiesta della chiesa per non rivelare l’identità del ragazzo) da un prete esorcista, l’esorcismo durò diversi mesi e oggi il ragazzo è vivo, sta bene ed è appena andato in pensione dopo aver lavorato alla NASA; è tornato nel luogo dove è successa la vicenda ma non ricorda assolutamente nulla dell’accaduto.
La storia de L’Esorcista è basata sul mistero della fede, non ho mai più trovato una storia di questa potenza.
Penso ci siano cose più importanti della televisione, oggi quando trovo il tempo mi siedo e leggo un libro, non vado al cinema come facevo prima, non penso che sia diventato più ricco e più profondo: oggi più nessuno scrive un’opera come aveva fatto Verdi, Wagner, Puccini, oggi non ci siano i presupposti per scrivere dei grandi classici, non so perché.
Non vedo un grande sviluppo del cinema, dell’opera e delle arti, ma una delle cose più belle che io abbia visto negli ultimi anni è “Il Cristo Velato”: da un pezzo di marmo è nata un’opera d’arte da cui potete vedere le mani, le vene, è come se voi aveste davanti l’ultimo momento della vita di Cristo e come se si sentisse il sospiro addirittura e non penso che oggi sia possibile fare un lavoro di questo livello.
Oggi si chiama opera d’arte un quadro nero, rosso, blu; io mi concentro ancora oggi sul lavoro dei grandi maestri del passato, non sento che in nessuna delle arti si stiano creando dei grandi classici come quelli da cui prendo ispirazione.
Perché? Forse qualcuno qui ha la risposta: l’importante è andare avanti e vivere l’Arte al meglio.»