Belli di papà: recensione
Quante volte ci siamo sentiti dire quanto fosse sciagurata la nostra generazione? Senza ideali, priva di combattiva e piena dei famigerati ed inguaribili “mammoni”, saremo per sempre quelli incapaci di costruirci un futuro degno di questo nome. Belli di papà parte proprio da questo luogo comune ormai insopportabile per gettare le solidi base di una commedia assolutamente gradevole e con tutte le carte in regola per non sfigurare all’interno di questo genere cinematografico.
Sono le stesse identiche cose che dicevano a noi ragazzi degli anni 80; se dopo trent’anni non si è ancora sfatato questo mito, dovremmo essere noi grandi a farci un’esame di coscienza e ammettere gli errori umani che inevitabilmente si commettono nel crescere i figli.
L’ammissione del regista Guido Chiesa (Il Partigiano Johnny, Io sono con te) è la migliore testimonianza della sincerità di cui il film vuole farsi portavoce. Insieme al produttore Maurizio Totti della Colorado Film si è impegnato nell’amalgamare un cast inedito e fuori dall’ordinario ma perfettamente sinergico.
Diego Abatantuono è un imprenditore vedovo di nome Vincenzo che ha tre figli: Chiara (Matilde Gioli, Il capitale umano), Matteo (Andrea Pisani – Youtuber e comico, Fuga di Cervelli) ed Andrea (Francesco Di Raimondo, alla sua prima apparizione sul grande schermo). Resosi conto del loro stile di vita completamente lontano da qualsiasi forma di raziocinio economico – realizzativo, Vincenzo decide di dargli una lezione fingendo che la società che divide con Giovanni (Antonio Catania, Tre uomini e una gamba) sia andata in bancarotta fraudolenta, costringendoli a trasferirsi dalla “In” Milano in una Taranto decisamente più “Out”. Un inedito Francesco Facchinetti è Loris, futuro sposo di Chiara legittimamente detestato da Vincenzo. Quello che avevamo imparato a conoscere come il DJ Francesco de “La canzone del capitano”, ora ha un’agenzia con la quale lancia nuovi poliedrici talenti e, dopo una parentesi in TV, si è detto strafelice della sua esperienza sul set insieme a uno degli idoli della sua adolescenza quale Diego è stato e, con l’atteggiamento di chi sottrae 5 anni alla propria età pur di sembrare più giovane, è sempre pronto a ribadire la sua apertura verso un futuro che può essere ricco di sorprese. Senza dimenticare Barbara Tabita (Ho visto le stelle, il 7 e l’8) e Marco Zingaro (altro debuttante al cinema).
Belli di papà – un film che riesce a far sorridere
A completare il quadro è giusto e doveroso segnalare la presenza all’interno della pellicola di un gruppo di giovani Youtubers pugliesi: i Nirkiop. Nel voler premiare quella folta seppur nascosta rappresentanza di giovani con tanta voglia di fare, Guido Chiesa li ha voluti fortemente nel film a testimonianza del fatto che è possibile piacere e colpire nel modo più semplice e genuino possibile. Nel 2015 è impossibile non guardare al mondo del web con un occhio di riguardo, soprattutto quando diventa la valvola di sfogo per migliaia di ragazzi pronti ad uscire dalla calotta della timidezza per proiettare bisogni e ambizioni in una dimensione virtuale, dove tutto sembra credibile.
Sfruttando al massimo la scia di Edoardo Leo e Sydney Sibilia, Guido Chiesa dà vita a una commedia simpatica e piacevole, riadattamento più scanzonato della commedia messicana Nosotros los nobles, dalla quale si allontana solo per il suo schierarsi coi giovani, cosa che non accadeva, invece, nel film di Gary Alazraki, il quale aveva dato alla pellicola un taglio più drammaticamente vicino alla vedovanza del padre.
La ridondanza del mood dell’arrivo dei settentrionali nel sud Italia non può far altro che riportarci a qualche anno fa, quando Benvenuti al sud spopolava nelle sale del nostro bel paese, eppure sembra quasi un piccolo dettaglio quasi inesistente. Senza contare il fatto che parte delle riprese sono state effettuate ad Avetrana. Il paesino tristemente noto grazie alla stampa di tutto il mondo pullula di persone pronte ad aiutare in qualsiasi modo purché la pellicola riuscisse nel miglior modo possibile. Chiesa l’ha definito:
Un paese che potrebbe benissimo essere scambiato per la periferia del Texas, con le sua case bianche, molto basse ed a grande distanza tra loro. Non solo era il posto adatto per allestire il nostro set, ma anche il pretesto per renderlo noto oltre che per la cronaca nera.
Quindi, cari viziati mammoni di tutt’Italia, se non fossero già abbastanza gli incentivi per darsi da fare, aggiungeteci anche il fatto che una produzione cinematografica stava lavorando da sette anni a un film che facesse ridere avendo come protagonisti proprio voi.
E se state sperando il contrario, ci dispiace comunicarvi che Belli di papà fa ridere… Eccome se fa ridere!