Io che amo solo te: intervista al cast dell’intensa commedia di Marco Ponti
Arriva al cinema il 22 ottobre, Io che amo solo te, commedia romantica ed intensa sul percorso a volte tortuoso per raggiungere la felicità o semplicemente capire ciò che si vuole davvero. Il regista Marco Ponti ed il suo ricco cast hanno incontrato i giornalisti durante la conferenza stampa di Roma per la presentazione del film. Ecco cosa ci hanno raccontato!
Luca Bianchini è l’autore del romanzo che dà il titolo al film, nonché amico di lunga data di Marco Ponti: questo è il primo lungometraggio che realizzate insieme, com’è nata questa collaborazione tra “complici”?
Marco Ponti: È nato tutto quando Luca mi ha raccontato questa storia e l’ho trovata subito bella; in quel momento non era ancora diventata un romanzo, quindi non pensavamo certo potesse diventare un film, ma è proprio da questa amicizia e da questo incrocio emozionale che successivamente è nata spontaneamente quest’idea, a piccoli passi e quasi senza accorgercene.
Luca Bianchini: Ho scritto Io che amo solo te pensando che non l’avrebbe letto nessuno e invece poi lo hanno letto 200000 persone, e sono felice che semplicemente raccontando una storia che mi piaceva io sia riuscito ad incontrare le corde dei lettori prima e dei produttori poi. Io non scrivo romanzi pensando che possano diventare film ,altrimenti scriverei sceneggiature, invece quando poi è capitato l’ho presa inizialmente con molta leggerezza e ancora adesso non mi rendo bene conto che sia successo davvero (ride n.d.r.).
Laura e Riccardo, voi siete e non siete i protagonisti di Io che amo solo te, perché in realtà lo sono più Ninella e Don Mimì…lo sapevate?
Laura Chiatti: Sì, lo sapevo perché sono stata “costretta” a leggere il libro (io sono molto lenta nella lettura…) in concomitanza con la preparazione del mio matrimonio, cosa che lo ha reso ancora più interessante, e ho notato subito che in realtà i veri protagonisti fossero i genitori degli sposi; in un certo senso è stato meglio così, meno fatica e meno responsabilità!
Riccardo Scamarcio: Io penso che sia bello anche interpretare dei personaggi che sono parte di una storia corale. Certamente la coppia dei genitori è quella che rappresenta il maggior veicolo dell’emozione, in questo caso a me e Laura è stato chiesto di fare “il lavoro sporco”, di interpretare personaggi poco consapevoli, in balìa di quello che succede, cosa molto interessante dal punto di vista attoriale. Sono felice di aver lavorato con Laura interpretando una coppia piena di difetti ma che non spinge il pubblico a “godere” delle sue mancanze ma al contrario suscita desiderio di comprensione ed identificazione anche nei lati negativi. Io che amo solo te è in questo senso un film positivo nel vero senso del termine, mi ricorda un po’ le commedie italiane anni ’60.
Michele Placido, due parole sul personaggio di Don Mimì e sulla Puglia, sua terra natale e splendido scenario del film.
Io sono nato nella Puglia più spoglia, il tavoliere delle Puglie. Conoscevo poco Polignano a Mare, che è un paese straordinario, un capolavoro della natura. I produttori di Io che amo solo te sono stati bravissimi ad innestare in questa cittadina una gruppo di attori credibilissimi nel loro ruolo, grazie anche ad una storia che emana “pugliesità”, Bianchini è stato bravissimo, essendo di Torino. Il mio personaggio è cucito sulle emozioni della prima gioventù, il primo amore, emozioni nelle quali mi rivedo pure io. Quando torno al mio paese passo spesso davanti alla casa del mio primo amore e la cosa dolce è che adesso lei si vergogna perché io sono diventato attore, lei forse è nonna, e allora ci imbarazziamo, non ci salutiamo nemmeno. Anche perché suo marito è geloso!
Riccardo e Laura, dopo tanti anni vi siete ritrovati come coppia sul set: come si sono evolute nel frattempo le vostre carriere e in cosa siete cambiati?
Laura Chiatti: noi siamo ormai una coppia di fatto! È stato bellissimo rincontrarlo perché con Riccardo si lavora sempre in questa atmosfera cameratesca che mi riporta un po’ al sapore della scuola, ai tempi di Compagni di Scuola. E poi Riccardo a differenza mia ha un talento nell’analisi in prospettiva, mi capita di chiedergli consigli sui lavori che dovrei fare e lui mi dimostra sempre di avere una visione chiara delle cose. È un professionista e lavorare con lui ti dà molta sicurezza. Non so se siamo cambiati, solitamente quando ti viene chiesto è più chi fa la domanda ad essere cambiato nei tuoi confronti; la gente tende a credere che un lavoro come questo possa cambiarti, invece in realtà la nostra vita privata è rimasta la stessa, solo più caotica. Nei sentimenti e nei valori non si cambia, io sono cambiata un po’ perché sono diventata mamma, ma in meglio.
Riccardo Scamarcio: Laura è un’attrice molto versatile, nella commedia ha una grande capacità, oltre ad essere una partner di lavoro per me congeniale, perché ridiamo e scherziamo molto e lei riesce comunque a non distrarsi mai. Sono davvero felice di aver fatto un altro film con questa monellaccia!
Maria Pia Calzone, ci sono molti film in cui degli amori si ritrovano dopo molto tempo, meno in cui due persone che si amano sono lontani pur vivendo nello stesso paese. Si è ispirata anche lei a qualche ricordo del suo passato, come Michele Placido?
No, io non mi sono ispirata a niente della mia vita, non lo voglio ricordare il mio primo amore perché è stato quello che mi ha ferita di più. Il merito di come ho interpretato Io che amo solo te va a Bianchini, lui scritto il mio personaggio così, io non ho fatto altro che cercare di abbracciare i sentimenti di questa donna, costretta portare con dignità “un’onta” per una vita intera. Una sfida che mi è piaciuto moltissimo accogliere.
Allora non è vero che il cinema non riserva più bei ruoli per le non ventenni…
Non vorrei essere polemica ma un po’ è vero, i ruoli delle donne sono numericamente inferiori ma anche meno belli, in media. Poi qualche volta succede di essere fortunati ed io mi ritengo molto fortunata anche per essere stata nel luogo giusto e nel momento giusto, per la selezione di un bel ruolo per una donna matura.
Marco Ponti, ha avuto il coraggio di fare una commedia solare e sorridente. Può spiegarci questo desiderio da dove è venuto e quali sono i riferimenti cinematografici ai quali ha pensato – se ci sono – nel girare Io che amo solo te?
Nel film ci sono delle parole che tornano e sono pronunciate un po‘ da tutti i protagonisti: la felicità ed il suo opposto, il coraggio e la sua mancanza. Mano a mano abbiamo capito che erano queste emozioni il tessuto di Io che amo solo te e mi sembrava fondamentale affrontare un film oggi dedicando attenzione a questi temi perché credo che ci sia un bisogno spasmodico di pensare a cos’è che ci porta alla felicità e agli ostacoli che dobbiamo superare per raggiungerla. Ci sono delle commedie molto alla “vogliamoci bene” che presuppongono una situazione completamente statica, consolatoria, o all’opposto commedie negative, completamente grottesche, in mezzo invece c’è una commedia che ha un piede nelle speranza, ma tutto questo non succede mai attraverso a dei valori stereotipati; I personaggi di Io che amo solo te passano il tempo a mentire, a tradirsi, a negare, giurare il falso, quanto di peggio si possa pensare ma tutto fatto affinché ci sia una speranza ed una ricerca di felicità. Questo è il motore del film è c’è voluto coraggio a mettere insieme una macchina del genere. Poi ho avuto la fortuna di dovermi limitare ad “allenare” una squadra di fuoriclasse e di questo sono molto grato ai produttori.
Michele e Riccardo, altra coppia del film (padre e figlio). Secondo voi è possibile che in una provincia fatta di patriarchi e ancora permeata di retaggi culturali del passato possa esserci davvero una tale apertura mentale verso il non discriminare?
Michele Placido: Io credo che la Puglia sia stata all’avanguardia in questo senso, anche rispetto al Piemonte che si sente tanto all’avanguardia ma alla fine è una regione di montanari! (ride, n.d.r.). Noi abbiamo il porto di Brindisi, ne abbiamo viste di tutti i colori, abbiamo avuto Nichi Vendola. A tal proposito ho dovuto portare avanti delle vere battaglie per spingere la gente a votarlo ma soprattutto sono state decisive le mamme pugliesi, la madre di Vendola fece addirittura un manifesto che la ritraeva con orgoglio insieme al figlio, un messaggio straordinario, bellissimo. Credo quindi che i fatti narrati da Bianchini in Io che amo solo te siano realistici e che siano proprio le donne, le mamme, il motore delle famiglie pugliesi, in questo senso, e vi assicuro che mia madre mi ha sempre insegnato che anche le scelte di carattere sentimentale sono scelte libere. Se io avessi un figlio gay sarebbe il più amato, perché il più coraggioso.
Riccardo Scamarcio: Io penso che in generale ci sia una ritrosia rispetto a questo tema, invece poi al sud mi è capitato di incontrare persone estremamente emancipate, anche in contesti agricoli apparentemente “arretrati”. Forse talmente tanto da vivere queste “differenze” con naturalità, senza pregiudizio. Quindi ciò che vediamo nel film è perfettamente credibile.
Marco Ponti, una parola su ognuno dei tuoi attori.
La prima la spendo per un’assente, Luciana Littizzetto, che non è stata facile da stanare da Torino ma che, una volta stanata, ci ha fatti rendere conto del seguito enorme di fan che ha, anche a Polignano. Tutti le vogliono bene, e la cosa simpatica sono le domande che riceveva dalla gente durante i giorni di set, tipo: “Cosa stai girando Luciana?” -“Io che amo solo te”. -“Ah, non l’ho visto”. E lei rispondeva sempre con tranquillità, ed era divertente. Enzo Salvi è una persona di un’umanità sconvolgente, mi sembrava perfetto nel ruolo dell’entertainer; poi avevo bisogno di qualcuno che tradisse Damiano ma che potesse essere in qualche modo una reale minaccia per il suo matrimonio e l’ho trovato in Michele Venitucci e nel suo modo di interpretare il personaggio; Antonio Gerardi, alias Franco Torres, ha innescato a suo tempo la serie di eventi che ha portato al fallimento del matrimonio tra Ninella e Don Mimi e mi serviva quindi una persona che potesse avere quel retroterra e anche quelle muscolarità; Laura Chiatti, alias Chiara, è la cartina tornasole di tutti quanti e costringe tutti ad essere un po’ meglio o un po’ peggio, a seconda dei casi. Molti avrebbero pensato al mio posto “ho un’attrice molto bella”, io invece ho pensato “ho un’attrice molto brava”. Di Riccardo Scamarcio la cosa che mi colpisce è che ti costringe ad alzare il livello della tua attenzione e capacità, con lui devi essere presente, attento e preciso e questo per me è stato una lezione enorme come regista; su Maria Pia Calzone, quando io e Luca l’abbiamo incontrata per la prima volta ci siamo subito detti “ è fatta”, possiamo pensare al resto; su Michele Placido, Don Mimì era un personaggio più sfuggente, che era cambiato tanto nel corso della sua vita, un uomo maturo ma insieme ragazzo, che all’ultimo momento ha il coraggio di accettare la chiamata dell’avventura. Tutti questi aspetti Michele non solo li ha impersonificati ma li ha portati ad un livello ancora più alto. Antonella Attili, alias Matilde, ha interpretato un ruolo molto difficile, una donna molto solida, ed è riuscita a darle il giusto taglio; Eugenio Franceschini, alias Orlando, ha dovuto affrontare il monologo del film e la cosa lo agitava, dicendogli che avrebbe avuto solo due ciak a disposizione (cosa non vera) è riuscito invece a superare l’ansia e farlo perfettamente; Alessandra Amoroso con la sua toccante interpretazione di Io che amo solo te di Sergio Endrigo è riuscita a far piangere Luca Bianchini e lo staff tecnico; Dario Bandiera invece a me fa ridere in un modo incredibile, ho dovuto eliminare una battuta perché io ridevo come un matto mentre lui la diceva; a Beppe Convertini, infine, dico solo che questo è solamente l’inizio di una lunga avventura.