Ritorno al Futuro – un viaggio nel tempo 30 anni dopo
Era il lontano, lontanissimo, 1985 quando, dopo oltre cinque anni spesi a trovare un distributore, e dopo aver licenziato l’attore principale, approdava nei cinema di tutto il mondo il primo capitolo di quella che sarà una delle saghe di maggior successo della storia: Ritorno al Futuro. Una saga cinematografica capace di incassare quasi un miliardo di dollari in tutto il mondo. Definire BTF una pietra miliare è giusto, ma sicuramente riduttivo: la trilogia ha saputo incarnare alla perfezione gli anni ’80, dandogli forma, colore e sostanza. Ne ha messo in risalto le incredibili aspettative verso il futuro a venire, così come ha saputo ricordarci quanta nostalgia provassimo per quegli anni d’oro già dipinti in Happy Days.
BTF ha il pregio di essere stato capace di mettere in scena una teen commedy senza teenager, di unire la brillantezza comica dell’epoca con la fantascienza, spesso relegata ad una nicchia di pubblico. Inutile dire che un fenomeno del genere non si potrà mai più ripetere, perché unico è stato anche il periodo storico in cui ha vissuto. Il mondo si stava riprendendo dal disincanto degli anni ’60, con gli orrori del Vietman e del decennio che ne seguì; allo stesso modo l’universo del digitale stava muovendo i suoi primi passi, con l’avvento dell’industria videoludica, gli effetti speciali al cinema, la dirompenza dell’informatica.
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In questo panorama di pura transizione, quindi, fa capolino un autentico capolavoro di sceneggiatura, recitazione e scenografia (e sì: anche di colonna sonora). Con battute al fulmicotone e scene che sono state citate e parodiate in ogni forma d’arte da allora in poi. Anche chi non ha mai visto i film (ma davvero c’è qualcuno che non li ha mai visti?) conosce battute come “Grande Giove!”, “Il dottore sei tu, Doc!”, “…e scommetto che John Wayne è ministro della guerra”… Ma anche scene come la targa che ruota su un angolo prima di cadere, il trailer 3D de Lo squalo 13 e lo skateboard fluttuante, fanno ormai parte dell’immaginario collettivo. E si potrebbe continuare…
Uno dei grandi pregi di questa saga, di cui oggi ricorre il trentennale, è quello di essere stata capace di mettere d’accordo una vastissima platea di persone differenti. I riferimenti agli anni ’50 hanno fatto commuovere i genitori, mentre i figli si sono dilettati ad immaginare come avrebbe potuto essere il 2015. Il tutto condito dalla raffinata elenganza di chi sa prendersi in giro con garbo. Commedia e romanzo storico, quindi, ma anche fantascienza, che è il cardine all’intera saga, permeandola in modo trasversale alle diverse epoche in cui è ambientata. I continui riferimenti a come si immagina il futuro sono una delizia per chi ama la psicologia sociale: i robot del ’55, le macchine volanti del 2015… e poi, naturalmente, c’è la macchina del tempo: il sogno proibito di chiunque (appassionato o meno del genere).
Alimentata dal flusso canalizzatore, attivato dagli ormai celeberrimi 1-punto-21 Gigowatt (che, ad ogni modo, non sono mai esistiti), la DeLorean era in grando di portare i passeggeri ovunque nel tempo, ma non nello spazio. Era un’epoca in cui ancora non si parlava di wormhole, di universi multipli e realtà parallele. All’epoca era accettabile l’idea di poter viaggiare nel tempo, srotolandolo come un nastro, per poter cambiare gli avvenimenti a piacere. Oggi tutto questo non è più culturalmente accettabile: le competenze sulla fisica quantistica ci hanno dato una maggiore consapevolezza sullo spazio-tempo, e rivedere Marty che corre avanti e indietro, combinando un pasticcio dietro l’altro, fa più sorridere che esaltare… però è innegabile che si sia persa la straordinaria bellezza dei paradossi temporali, e del mal di testa che regalavano.
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BTF è una commedia che fa riflettere, che si colloca ben oltre la spanna sopra le altre commedie del periodo (che veleggiavano su titoli del calibro di Animal House e Porky’s), piena di spunti che fanno ridere ma che insegnano moltissimo sulla possibilità che abbiamo di costruirci da soli il nostro futuro, e dall’obbligo verso noi stessi di costruirlo il più bello possibile. Si ride senza sosta per tre film, ci si commuove per i momenti romantici e di perdita, ci si aggrappa alla poltrona per le scene adrenaliniche. In questi tre film c’è più di quello che si può trovare in decine di altri titoli, rendendo questa trilogia qualcosa che semplicemente non può mancare nel bagaglio culturale di ognuno di noi.
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Siamo al 21 ottobre 2015, ore 16:29, la fatidica data. Quella in cui Marty e Doc arrivano nel futuro per mettere a posto il disastro che il figlio di Marty stesso sta per combinare. È il momento in cui scopriremo che esistono monitor per comunicare tra le persone (vero), il biocarburante (vero), la TV olografica (vero, ma sono sulla CNN), i pagamenti elettronici (vero), il cinema 3D (vero, o quasi…), il lifting facciale (falso nella resa), le scarpe autoallaccinati (vero), lo skateboard levitante (ci arriveremo…). È un appuntamento con il passato che riguarda tutti noi, nella speranza che tra altri trent’anni le cose siano davvero fantasmagoriche come ci immaginiamo oggi, ma con lo stesso spirito leggero e scanzonato che avevamo nei lontani anni ’80.