The Knick – 2×01: recensione
È in onda in America dal 16 ottobre la seconda stagione di The Knick, la serie di Cinemax diretta da Steven Soderbergh. Lo show di grande impatto visivo che sarà trasmesso su Sky Atlantic dal prossimo 26 ottobre, fa ritorno in tv con un carico di aspettative sconfinato che, fin dalle prime battute, non vengono deluse. The Knick che trova in Clive Owen il suo iconico protagonista, con questo incipit stagionale mostra tutte le sue carte vincenti facendo presagire un plot intrigante e dal grande(issimo) respiro.
Il filo della narrazione viene ripreso dalla dolce infermiera Lucy la quale, con una lettera indirizzata al suo amato Dottor Thackery (Clive Owen appunto), riassume quanto accaduto negli ultimi mesi. L’ospedale si sta rialzando a fatica e cerca di mantenere alto il suo profilo, mentre nel consiglio di amministrazione, c’è grande fermento a causa delle costruzione di un nuovo centro di cura dedicato solo ed esclusivamente alla gente che conta. Sotto una luce fioca ed un’atmosfera piuttosto tesa, vediamo come i dottori Edwards e Bertie, cercano di rispettare gli standard della clinica operando più gente possibile con tecniche avveniristiche. Ma a quanto pare la presenza del dottor Thackery è necessaria, ma di lui non si hanno più notizie dopo che, causa di forza maggiore, è stato ricoverano in una casa di cura per tossicodipendenti.
La seconda stagione di The Knick quindi si apre nel migliore dei modi per due motivi fondamentali. Se da una parte il plot continua a tessere un racconto dal grande respiro specchio di un tempo che fu, dall’altra parte si nota un netto cambiamento nella struttura stessa della serie tv, particolarità che ha reso lo show ancora più interessante. The Knick diventa una serie corale, spostando l’attenzione su un cast variegato e dalle mille sfaccettature; se la prima stagione ha convinto perché il buon Clive Owen sembrava quasi un narratore onnisciente, ora la sua temporanea assenza non influisce sulla narrazione dato che ora si possono apprezzare ancora di più i menage familiari e lavorativi dei personaggi.
Un escamotage questo che seppur avvicina la serie agli standard della moderna cultura seriale, ciò che rende lo show assolutamente imperdibile, è l’intrecciare a se storia e mito, realtà sociale e vaneggiamenti religiosi in un mix di grande spessore.The Knick quindi con la seconda stagione acuisce ancora di più il suo dettagliato racconto di una New York sporca, tetra, competitiva e disfattista di fronte alle avversità. In un momento storico di calma apparente e pieno denso di fermenti politici, The Knick è capace di fotografare tutte queste caratteristiche, che in fin dei conti, diventano condizione necessaria e sufficiente per il successo della serie. Convince anche una ricostruzione dettagliata degli ambienti, dei vestiti e degli usi e costumi di una medicina che brancola ancora nel buio senza trovare una vera soluzione al problema.
In appena 55 minuti di girato, The Knick ritorna in tv in grande stile, confermandosi una tra le produzioni seriali più imponenti e dense di significato che regala l’universo televisivo americano.