Roma FF10 – Alaska: recensione del film con Elio Germano
L’Alaska è una terra fredda, poeticamente frastagliata dalla urla dei venti e dalla colatura precisa e costante dei colori più innocenti di madre natura. L’Alaska è una terra misteriosa e lontana e per pronunciare il suo nome occorre che la lingua sbatta sul palato, sfiorando gli alveoli con leggerezza come se volesse afferrarli, ma non ci riesce… Lo stesso avviene nella pellicola firmata da Claudio Cupellini e presentata alla 10ma Festa del Cinema di Roma: i protagonisti non riescono ad appigliarsi stabilmente l’uno alla vita dell’altro, inducendo lo spettatore a scivolare tra i meandri di una trama quanto più scontata e una sceneggiatura che perde quota, lasciandoci infine precipitare nell’abisso della confusione.
Alaska: un amore trafitto da spontaneità, errori e delusioni fulminanti… gli stessi che attanagliano la regia e la sceneggiatura
La storia d’amore tra l’istintivo italiano Fausto (Elio Germano) e la bella e pensierosa francesina Nadine (Astrid Berges-Frisbey) trafigge i loro cuori di spontaneità, errori e delusioni fulminanti già all’alba del loro primo incontro, avvenuto per caso in un hotel di lusso di Parigi, nel quale Fausto lavora in attesa di trovare di meglio. Un groviglio di fragilità e solitudine sembra essere la calamita che li tiene uniti nonostante le insormontabili prove che la vita gli presenta, tra carcere, omicidio, violenza e affari sbagliati.
Così i due anni trascorsi in carcere non bastano ad affievolire l’amore che li lega. Una volta uscito Fausto trova ad attenderlo Nadine, con la sua commovente e indifesa bellezza, brutalmente scossa dall’uomo che nel frattempo egli è diventato: nervoso, snervante, attaccabrighe… un’interpretazione, d’altro canto, che rientra perfettamente nelle corde di Elio Germano, il quale supera a pieni voti anche questa prova attoriale, riuscendo a calzare a pennello un personaggio (anche stavolta) rissoso, spaesato, geloso dell’amore che ha intrapreso e ansimante di avere tutto e subito, salvo poi ritrovarsi a dover mollare l’impero facilmente guadagnato per correre appresso ad una logorante storia d’amore.
Perché in fondo tutto ciò che Fausto vuole è la felicità: vivere una vita normale con la donna che ama. È il medesimo obiettivo di Nadine, che però a differenza del suo compagno ha assaporato la dolcezza rassicurante del successo (fa la top model a Milano) e del denaro, lasciandosi dunque ossessionare dalla voglia di star bene anche economicamente.
Tra Parigi e Milano, città della moda per eccellenza, dove si colloca l’Alaska? Nel cuore della città lombarda, all’interno di una chiesa trasformata in discoteca dalla mente folle di Alberto (Alaska, per chi non l’avesse ancora intuito, è il nome del locale), ma anche nella psiche dei protagonisti, idealmente proiettati verso un futuro in cui possono diventare ciò che vogliono, ma perennemente incastrati e messi dietro le sbarre da una combinazione poco fortunata di eventi.
Cupellini gioca su una trama altamente pessimistica, sicuramente con l’intento di denudare la prorompente forza dell’amore e dare vivacità ai personaggi, ma è proprio lo stesso catastrofismo a lasciar passeggiare la pellicola lungo il filo del rasoio, scaturendo a tratti l’effetto contrario: lo schernimento.
Il ritmo lento della storia e gli inspiegabili salti temporali e mentali non esplicati fanno cedere i punti di sutura che dovrebbero legare Alaska ad una solita base narrativa. I colpi di scena sono tanti ma vengono incastonati per caso nella fiumana degli eventi, infastidendo ancora di più lo spettatore. C’è però anche da dire che sono molteplici le scene di pittorica bellezza – il momento in cui Alberto si toglie la vita ha striature musicali e gustative capaci di richiamare la sregolatezza del caro Bukowski – ma messe nel calderone di una struttura debole perdono completamente il loro charme.
Si potrebbe scrivere che Alaska è la storia di un amore che vuole essere felice a tutti i costi e fin qui voi stessi direte: ‘chi non vuole esserlo?’, ma spesso non seguire la logica penalizza lo svolgersi naturale delle cose, sia nella vita vera che in quella che si consuma dietro la macchina da presa.
Il drammatico Alaska uscirà nelle sale il 5 novembre, distribuito da 01 Distribution. Nel cast, oltre ai già citati Elio Germano e Astrid Berges-Frisbey, anche Valerio Binasco, Marco D’Amore, Elena Radonicich, Roschdy Zem, Paolo Pierobon, Pino Colizzi, Antoine Oppenheim.