Giotto, l’amico dei pinguini: recensione
«Un’incredibile storia vera e di amicizia» è quella di Giotto, l’amico dei pinguini, il film adatto a tutta la famiglia diretto da Stuart McDonald e interpretato da Shane Jacobson, Sarah Snook, Alan Tudyk e Coco Jack Gillies. Il vero protagonista è però Giotto, un pastore maremmano dolce, bello, ma inevitabilmente pasticcione e combinaguai: lo sanno bene, a loro spese, gli abitanti di Warrnambool, una cittadina dell’Australia affacciata sul mare che ospita una colonia di pinguini minori, i più piccoli del mondo, sull’isolotto Middle Island. La riserva, purtroppo, sta scomparendo a causa dell’incursione delle volpi, e la stessa comunità è attraversata da contrasti sulla scelta delle attrattive da valorizzare per incrementare il turismo. Sarà sorprendentemente Giotto, confinato nella fattoria del suo padrone Swampy (Jacobson), a causa dei disastri combinati in città, a risolvere la situazione: prendendosi cura di un pinguino ferito, Swampy si rende conto che Giotto si sente protettivo nei suoi confronti. Insieme alla risoluta nipote Olivia (Gillies), Swampy porterà Giotto sull’isolotto e, dopo le avventure di rito tipiche delle commedie con protagonisti gli animali, la colonia di pinguini sarà salvata dalle volpi e dal rischio di estinzione.
Giotto, l’amico dei pinguini: un film semplice, ma con grandi valori
Giotto, l’amico dei pinguini non rappresenta nulla di nuovo tra i film del suo genere, ma racconta con sincerità e affetto una storia vera, dalla quale è nato un nuovo modo di proteggere i pinguini minori: il Maremma Project, che vede l’adozione di cani da pastore maremmani per la salvaguardia dei piccoli abitanti di Middle Island. La storia è raccontata in modo semplice e soprattutto con persone semplici: gli attori hanno saputo ricreare i legami familiari che costituiscono l’ossatura del film. Dopo aver visto Sarah Snook in Predestination potrebbe sembrare fuori posto nel ruolo di una mamma ambientalista, ma la sua interpretazione risulta autentica e modesta, mentre sono Shane Jacobson e Coco Jack Gillies a dare vita a un rapporto nonno-nipote caloroso e genuino, ricco di sguardi, smorfie e complicità, che si trasmettono anche agli animali ripresi:
Il film ha richiesto una lunga fase di preparazione. Nella sceneggiatura, c’erano delle scene con tre specie diverse che interagivano, ma per la loro sicurezza non potevamo riprendere tutti nello stesso posto contemporaneamente. Per questo, abbiamo dovuto utilizzare il green screen e altri trucchi tecnici. Alla fine, sembra tutto semplice, ma in realtà ha richiesto un grande lavoro. In effetti, c’erano quattro specie animali da riprendere: pinguini, cani, volpi, galline. Per lavorare bene con gli animali, non bisogna avere un’idea fissa di come verrà fuori la scena. Insomma, è necessario essere aperti a nuove soluzioni.
Così descrive il regista Stuart McDonald il progetto di Giotto, l’amico dei pinguini. In effetti, l’uso del green screen è spesso evidente e individuabile, ma la fotografia ci permette di chiudere un occhio su questi difetti, che passano in secondo piano rispetto ad altri, come lo humor anglosassone e il taglio emotivo, entrambi apprezzabili sia da un pubblico di bambini, che di adulti. Proprio perché, in fondo, quella di Giotto, l’amico dei pinguini è una storia che – anche se vera – abbiamo già sentito, ma ci piace ascoltare e vedere di nuovo. Insegnandoci, sempre di più, quanto gli animali possono insegnarci nel rapporto con la natura e i suoi abitanti.
Giotto, l’amico dei pinguini esce nelle sale italiane il 29 ottobre 2015, distribuito da Microcinema.