10 buone ragioni per considerare Interstellar un capolavoro

Sono passati esattamente 365 giorni dall’uscita di uno dei film che maggiormente hanno diviso il parere dei critici e del pubblico. Parliamo di Interstellarla pellicola fantascientifica diretta da Christopher Nolan, regista particolarmente apprezzato per pellicole come: MementoInception e la trilogia del Cavaliere Oscuro (Batman). C’è chi ha paragonato l’Odissea di Matthew McConuaghey (protagonista assoluto della pellicola) a quella del lontano 1968, quell’Odissea che ha riscritto la storia del cinema moderno, ma Interstellar è un film a se stante, non ha bisogno di paragoni né di accostamenti più o meno scomodi; ha saputo colpire per efficacia degli effetti speciali e una sceneggiatura dai tratti marcati e complessi. Non è un caso se dietro la costruzione spaziale di Nolan vi sia stato un mostro sacro dell’astrofisica come Kip Thorne.

Ora, a distanza di un anno e ormai affievolitosi l’impeto iniziale, andiamo ad analizzare 10 buone ragioni per considerare Interstellar un vero capolavoro della cinematografia fantascientifica moderna.

10. L’apparato costitutivo degli effetti speciali

Interstellar

Non è un caso, lo sappiamo, ma l’intero film si basa su una pregevole regia fatta di maestosi effetti speciali. Realizzati dalla stessa compagnia che aveva curato gli effetti speciali di Inception, ossia Double Negative, gli effetti speciali di Interstellar si contraddistinguono per una combinazione tra tecniche moderne e altre prettamente classiche. A differenza di Inception, inoltre, in molti casi gli effetti speciali sono stati realizzati prima delle scene e poi proiettati sul set in modo da dare dei chiari ed indistinguibili punti di riferimento agli attori durante la recitazione del film. Questo è valso l’Oscar e il riconoscimento internazionale della magnificenza dell’apparato scenico.

9. La fotografia

Interstellar

Sembra quasi ridondante parlare di fotografia in Interstellar, vista la portata degli effetti speciali questa non potrà essere da meno. Le verdi e incontrastate pianure dei campi di mais fanno da contrappeso ai colori sgargianti sovrapposti con background bui appartenenti alla navigazione spaziale. Incantevole la fotografia del viaggio spaziale dove una minuscola astronave viene “inghiottita” dai bui e tenebrosi colori di Giove. Da notare anche la splendida sovrapposizione cromatica in prossimità del wormhole.

8. La complessità della sceneggiatura

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Parliamoci chiaro, non è un film da vedere con leggerezza e disincanto. Interstellar è una lectio magistralis di pura fantascienza dove elementi di vera astrofisica vengono mirabilmente collegati al viaggio interstellare. Difficile non apprezzare la quantità di citazioni astrofisiche nel film, impossibile non notare la complessità della sceneggiatura, merito di Kip Thorne per i suggerimenti scientifici e di Christopher e Jonathan Nolan per aver unito il vero al fantastico. Qualcuno ha impropriamente detto che uno dei problemi di Interstellar fossero proprio gli errori scenici a livello scientifico ma come si può chiedere un dettaglio documentaristico ad un film di fantascienza? Ponendo in essere come veritiera la prima parte dell’affermazione stiamo negando allora contemporaneamente gli ultimi 60 anni di cinema di questo ambito, dove il mondo delle idee spesso viene a patti con qualche elemento del mondo naturale.

7. La regia di Christopher Nolan

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Ormai divenuto una garanzia dietro la macchina da presa, Christopher Nolan è uno dei registi maggiormente apprezzati del nostro tempo. Come dimenticare capolavori assoluti come Inception, Memento e la trilogia del Cavaliere Oscuro? Nolan infine ha aggiunto un prezioso tassello alla sua già notevole filmografia. Interstellar brilla di una regia illuminante e illuminata dall’acume futuristico e visionario dove la tradizione della pellicola viene incontro all’esigenza del digitale.

6. La riscrittura del termine emozione

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Cos’è un film senza l’emozione? Assolutamente nulla, vedere una pellicola e non emozionarsi vuol dire aver sprecato del tempo. Interstellar regala la bellezza di 169 minuti di emozioni vere, pure incastonate in un susseguirsi di colpi di scena, azioni spettacolari e mondi ai confini della normalità. Dalla paura alla tristezza passando per l’amore di un padre verso la propria figlia, il coinvolgimento emotivo è tambureggiante.

5. Il viaggio interstellare

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Chi, almeno per una volta, non ha viaggiato nel tempo, almeno con la fantasia? Chi non vorrebbe percorrere questa “dimensione” vivendo attimi di ordinaria follia? In Interstellar l’equipaggio dell’Endurance entra in contatto con un wormhole, finendo inesorabilmente per cambiare le loro congetture temporali e spaziali. Un affascinante viaggio attraverso il tempo rallenta la vecchiaia di Cooper e accelera quella di Murph. Da 2001: Odissea nello Spazio a Intestellar il viaggio ha sempre avuto un ruolo importante nella mentalità dell’essere umano. Esso ha permesso la fuga da mondi scomodi, alterati o distrutti vagando raminghi in cerca di un futuro plausibile.

4. Dylan Thomas e la sua poesia

Interstellar

Non andartene docile in quella buona notte,
I vecchi dovrebbero bruciare e delirare quando cade il giorno;
Infuria, infuria, contro il morire della luce.

Benché i saggi sappiano che la tenebra è inevitabile,
visto che dalle loro azioni non scaturì alcun fulmine,
Non se ne vanno docili in quella buona notte,

Gli onesti, con l’ultima onda, gridando quanto fulgide
le loro deboli gesta danzerebbero in una verde baia,
S’infuriano, s’infuriano contro il morire della luce.

Gli impulsivi che il sole presero al volo e cantarono,
imparando troppo tardi d’averne afflitto il percorso,
Non se ne vanno docili in quella buona notte.

Gli austeri, in punto di morte, accorgendosi con vista cieca
che gli occhi spenti potevano gioire e brillare come meteore,
S’infuriano, s’infuriano contro il morire della luce.

E tu, padre mio, là sulla triste altura, ti prego,
Condannami o benedicimi, ora, con le tue lacrime furiose.
Non andartene docile in quella buona notte.
Infuriati, infuriati contro il morire della luce.

Questa è la poesia di Dylan Thomas che viene citata da Michael Caine alla vigilia del viaggio interstellare. Una citazione di rara magnificenza che rende ancora più vive le emozioni dello spettatore. Difficile dare una semplice interpretazione al passo citato ma, soffermandoci sull’ultimo verso notiamo come una leggera forma chiasmica richiami qualcuno o qualcosa ad infuriarsi contro il morire della luce, dunque verso la fine dei giorni. Una citazione meravigliosa che accresce ulteriormente il bagaglio culturale dell’opera.

3. Il cast

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Se da un lato è facile dirigere un cast di grandissimo livello, dall’altro la storia del cinema è piena di film che hanno completamente mancato le aspettative pur avendo cast importanti. In Interstellar, merito anche della regia di Nolan, gli attori compongono un coro soave e riecheggiante. Da Matthew McConuaghey (Cooper) a Anne Hatheway (Amelia Brand) passando per Michael Caine (Prof. Brand) arrivando alla memorabile interpretazione di Jessica Chastain (Murph). Ultima ma non per ultima va citata anche Mackenzie Foy, la Murph bambina, un’immedesimazione che lascia intravedere un grandissimo futuro.

2. La colonna sonora del film

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Le “galleggianti” sinfonie eteree di Interstellar, punteggiate dai bassi profondi e dalle manipolazioni elettroniche cui si accennava sopra, si snodano lungo tutta la pellicola in modo assolutamente coerente e mai stancante (forse anche perché Hans Zimmer iniziò a lavorare alla colonna sonora con molto anticipo rispetto alle riprese). Il suono del pianoforte, degli archi e soprattutto dell’organo – scelta inconsueta e assolutamente perfetta – si avviluppano in temi che continuano a ripetersi, sulle basi del minimalismo e con poca prefigurazione armonica: è la vastità dell’universo. I sintetizzatori e la manipolazione elettronica sono molto evidenti e danno quel tocco “ovattato” che sta bene al film; sono state invece scartate le percussioni, per evitare una musica troppo tipica da film d’azione. In Interstellar, di sicuro, la gamma di colori è più vasta ed aiuta a creare un vero e proprio senso di altro, un mondo diverso (che in effetti la NASA sta cercando), una continua trepidazione.

1. Il finale del film

Interstellar

Considerato da molti come il tallone d’Achille de film, il finale di Interstellar racchiude invece due importante fattori antitetici dell’essere umano: la complessità e la semplicità. Se nel primo si cerca di affidare l’andamento delle cose ad un loro generico, lasciando intravedere segnali alieni o divini, alla fine la deduzione delle congetture sul tempo, sulla gravità e sul tesseratto nel quale il protagonista rimane incastrato si rifanno alla semplicità dell’amore di un padre verso una figlia. La manchevolezza di un rapporto e il bisogno paterno hanno mosso un mondo complesso dove la gravità alla fine riuscirà a dominare il tempo. Quando alla fine Cooper riabbraccerà Murph si renderà conto che la vera natura dell’uomo non è quella di vigilare bensì quella di viaggiare, di scoprire nuovi mondi, lo stesso che Amelia, infinitamente provata, porterà alla luce, con un mirabile primo piano dove le lacrime della donna vengono lievemente asciugate dalla tiepida brezza e dal primo sole della nuova casa dell’essere umano.