Premonitions: recensione del thriller con Hopkins e Farrell
Dopo oltre 13 anni da quando la sceneggiatura è stata scritta a quattro mani da Sean Bailey e Ted Griffin, Premonitions prende finalmente vita, diretto dal regista brasiliano Afonso Poyrat. Un thriller più sovrannaturale che psicologico, che unisce al ritmo incalzante della narrazione un lento spazio di riflessione, lasciando emergere temi delicati ed importanti come quello dell’eutanasia o, più in generale, sviscerando l’essenza del concetto di moralità, all’interno del quale le scelte possono assumere la simultanea forma di peso e sollievo, incidendo indelebilmente sulla vita delle persone.
L’Agente Speciale dell’FBI Joe Merriwheter (Jeffrey Dean Morgan), affiancato dalla giovane collega Katherine Cowles (Abbie Cornish) non riesce a venire a capo di una serie di inquietanti omicidi apparentemente senza un nesso tra le vittime ma tutti accomunati da una raffinata e particolare tecnica di esecuzione, in grado do non lasciare alcuna traccia. L’unica persona che potrebbe risolvere il caso è un ex collega in pensione, il medico psicanalista John Clancy (Anthony Hopkins), un uomo dotato di spiccate capacità sensitive ma motivato a restare lontano dal lavoro e dalla vita sociale dopo la morte della figlia poco più che ventenne, stroncata da una lenta e straziante malattia.
Quando però una visione improvvisa sul futuro dei colleghi, ed in particolare di Katherine, colpisce la mente dell’uomo, la sua coscienza non potrà fare a meno di coinvolgerlo nel tentativo di risolvere il complicatissimo caso, il cui protagonista si rivelerà essere un serial killer (Colin Farrell) impossibile da sconfiggere con il solo aiuto delle armi…
Premonitions: caccia al killer che prevede il futuro
Premonitions affida la sua riuscita al perfetto connubio fra l’impatto delle immagini, sapientemente costruite grazie all’ausilio di una fotografia (a cura di Brendan Galvin) che rende vivide e tangibili le visioni del dottor Clancy, e le prestazioni attoriali dei giganti Hopkins e Farrell, sebbene quest’ultimo sia relegato all’ultima parte del film.
Per creare il vincente aspetto visivo del film, Poyart e la sua squadra hanno lavorato per realizzare uno stile visivo impressionistico, che ricorda le atmosfere di Se7en, dando vita ad una narrazione dalla grande carica emozionale, in cui le visioni si alternano alla realtà in modo armonico ed incisivo allo stesso tempo.
Resta difficile da spiegare la scelta di spoilerare attraverso il sottotitolo della locandina di Premonitions un potenziale colpo di scena, dato che la scoperta delle capacità sensitive del killer, simili a quelle di Clancy, emerge nel film sulla base di un lungo procedimento indiziario e non come presupposto della narrazione.
Nonostante ciò resta valida ed avvincente la relazione fra i due antagonisti Hopkins e Farrell, due facce della stessa medaglia costrette dalle circostanze a schierarsi sugli opposti fronti del bene e del male; due uomini che hanno scelto due strade diverse per affrontare e dare un senso al loro dono maledetto, la cui natura obbliga ad interrogarsi non solo sul valore della vita in sé ma anche sull’importanza del tempo che resta da vivere.
Premonitions si snoda vorticosamente verso un finale forse un po’ ingarbugliato, in cui i numerosi tasselli chiave sparsi per il film rischiano di prendere posto troppo rapidamente. Altro rammarico vedere in azione Colin Farrell per così poco tempo, date le interessanti ed originali dinamiche che si creano con il personaggio di Hopkins. Ciò non toglie che la pellicola di Poyart resta un lavoro valido ed accurato, capace di intrattenere lo spettatore creando il giusto equilibrio tra azione, suspense ed importanti spunti di riflessione.
Premonitions arriverà al cinema il 12 novembre distribuito da Adler Entertainment.