RFF2015 – Masterclass con Jason Reitman
Protagonista oggi della Nona Edizione del Roma Fiction Fest, Jason Reitman, regista di celebri lavori come Juno e Tra le nuvole, assieme all’anteprima della sua prima serie televisiva, la dramedy Casual.
Casual, composta da dieci episodi, è una serie fuori dagli schemi. Al centro di tutto una famiglia come poche, composte da Alex e Valerie, fratello e sorella più che adulti, ognuno con i propri problemi e i propri limiti, e Laura, figlia adolescente di Valerie molto più matura di quanto possa sembrare.
Una serie che gioca moltissimo sulle dinamiche della società attuale al tempo dei social. Circondati da troppo ed estremamente soli. Alex e Valerie costruiscono quasi un muro intorno a loro, dove il rapporto fraterno che hanno è una sicurezza per non affondare. Divertente, cinica ma anche molto matura. Casual è davvero una serie nuova e diversa da tutto quello che il mercato della serialità ha fornito fin’ora.
Ad affiancare Jason Reitman nella Masterclass è lo stesso creatore e sceneggiatore della serie, ovvero Zander Lehmann, e infatti l’intero incontro ha girato moltissimo sul rapporto lavorativo e personale del regista e sceneggiatore e di come questo ha influito positivamente sul lavoro finale.
Il progetto nasce direttamente dalla penna di Lehmann in sottoforma di pilot, proposto cinque mesi dopo dall’agente dello sceneggiatore a quello di Reitman, il quale si è subito innamorato della storia.
Mi ha colpito moltissimo quello e che successo negli ultimi cinque e dieci anni di televisione. Quello che ho trovato in serie tipo Fargo, Game of Thrones o Breaking Bed è attori che amano osare e amano divertirsi, come al cinema. E dopo che ho letto il primo pilot, ma mano che il processo andava avanti, ci siamo resi conto che stavamo facendo quasi un film.
Come avete lavorato alla creazione di questo tipo di stile narrativo così differente dal solito?
Quando sei sul set ti devi chiedere se ci credi o meno a quello che stai facendo. E questa domanda non lo faccio solo a me ma anche a chi sta lavorando; agli attori che devono credere in quella battuta. Lo faccio ogni volta che faccio il regista, e quindi anche per questa serie che proprio per questo motivo ha il tono di un film indipendente.
Come sei riuscito a mantenere il tuo stile senza giocare sul finale, generalmente caratterizzato da un effetto sorpresa.
I personaggi dei miei film sono personaggi provocatori. In Thank you for smoking il protagonista vende sigarette, per esempio, o Juno gira attorno a una ragazza che reagisce alla gravidanza come se fosse una seccatura. In Casual ho visto nei personaggi della storia proprio questo.
La televisione è il medium degli Showrunner. Strano vedere uno sceneggiatore e regista insieme, sullo stesso palco a parlare dello stesso progetto.
Io ho la sensazione che la tv si stia allontanando da questo concetto. Io non sono lo showrunner della serie, lo è Zander. L’ha creata e la gestisce lui. Dal primo giorno abbiamo lavorato sulla sceneggiatura, sul cast e le location e ci siamo resi conto che stavamo davvero lavorando sulla stessa serie, insieme.
Z. L. Io e Jason ci siamo condivisi i compiti dello showrunner come non si e soliti fare. Abbiamo tutti un sano ego ma sappiamo che c’è tanta forza creativa in una serie come questa e non basta una sola testa. Bisogna fidarsi degli altri partner e siamo sicuri di essere tutti sulla stessa pagina.
L’unico modo per fare una serie tv e che tutti diano un contributo. Più sono le persone che partecipano più c’è un punto di vista allargato. Questa per me è stata un’esperienza nuova e, sono onesto, generalmente con i miei film sono molto meno collaborativo.
Era la prima volta che ero seduto in una stanza con cinque persone e le idee rimbalzavano da una parte all’altra, migliorando sempre di più. Ho imparato moltissimo da questa esperienza, soprattutto a essere molto meno dittatore.
A concludere la Masterclass è la premiazione di Jason Reitman da parte della stessa coordinatrice del Roma Fiction Fest Piera Detassis. Il regista riceve un premio speciale per la carriera e lo stretto rapporto che lo vedono coinvolto con i Festival della capitale fin dal 2007, anno in cui Juno vinse il Festival del Cinema di Roma.