TFF33 – Hamlet: recensione dello spettacolo con Benedict Cumberbatch
Hamlet: (The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark) è una delle tragedie shakespeariane più conosciute e citate. Fu scritta probabilmente tra il 1600 e l’estate del 1602. È tra le opere più frequentemente rappresentate in quasi ogni paese occidentale, ed è considerata un testo cruciale per attori maturi. Il soliloquio di Amleto “essere o non essere” (Atto III, scena I), il passaggio più famoso del dramma, vanta un’immensa gamma di interpretazioni sui palcoscenici di tutto il mondo, anche se spesso viene erroneamente citato accanto all’immagine di Amleto che tiene in mano un teschio: in realtà la scena del teschio è nella parte finale del dramma (Atto V, Scena I) e non ha niente a che vedere con “Essere o non essere”, che si trova nella parte centrale (Atto III, Scena I).
Hamlet è una delle opere drammaturgiche più conosciute al mondo, tradotta in quasi tutte le lingue esistenti.
Nel Novecento il principe danese è stato rappresentato sulle scene dal talento di attori come Laurence Olivier e John Barrymore, e dall’attore britannico John Gielgud.
Hamlet: il trionfo di Cumberbatch
Quando un Paese si arma per la guerra, una famiglia si lacera. Costretto a vendicare la morte di suo padre, ma paralizzato dal compito che lo attende, Amleto si accanisce contro la sua situazione, minacciando sia la sua sanità mentale sia la sicurezza dello Stato.
Sono stati 225.000 gli spettatori che lo scorso ottobre, da venticinque diversi Paesi, si sono collegati in diretta via satellite con il National Theater di Londra per la trasmissione di Hamlet, con il candidato all’Oscar Benedict Cumberbatch nel ruolo del protagonista della tragedia di Shakespeare e Lyndsey Turner alla regia: un record assoluto per il progetto del National Theatre Live.
La regia della Turner è spettacolare, un concentrato di azzardi che si rivelano scelte vincenti, a cominciare dalla componente storica totalmente abbandonata per un mix di epoche ben diverse tra loro poiché i protagonisti di Hamlet sfoggiano abiti che partono dal primo dopoguerra fino agli anni 2000 uniti dallo stesso argomento: il terrore della guerra e della morte.
Le scelte visive sono uno spettacolo per gli occhi, dai ralenty ai pensieri dell’Hamlet di Cumberbatch sottolineati da cambi di luce e slow motion live, talmente ben riusciti da dimenticare totalmente che ciò a cui si assiste è uno spettacolo teatrale di una delle opere più famose del mondo.
Il primo atto è molto lungo ma intrattiene totalmente il pubblico, accompagnandolo all’interno del dramma, della follia del protagonista e della ricerca della verità, mentre il secondo atto è letteralmente da mascella a terra a cominciare dalla morte di Ophelia, al duello con Laertes e alla resa dei conti con Claudius.
Ed è proprio l’antagonista la seconda sorpresa di questo Hamlet: un mefistofelico Ciarán Hinds porta in scena un Claudius in tutta la sua diabolica e inquietante bellezza, talmente bravo e appagante da far tifare il pubblico per “il cattivo”; l’Ophelia di Siân Brooke è spettacolare e struggente, un ramo di ciliegio all’interno di un inverno eterno, una fragilità tale da far stringere il cuore e trattenere le lacrime per tanto pathos trasmesso da questa straordinaria attrice, mentre Anastasia Hille ci regala una Gertrude consumata e distrutta, un personaggio unico nel suo genere in continua lotta con i sentimenti interni e le opinioni pubbliche legate alla vita di corte della Danimarca.
I costumi di Katrina Lindsay non sono però l’unico punto forte di tutta la produzione di questo Hamlet: un altro punto spettacolare è dato dalle scenografie di Es Devlin che con abili escamotage visivi porta in scena non solo il palazzo reale, ma anche le sue stanze, gli interni, gli esterni e anche l’Inghilterra in tutto il suo funereo e angosciante splendore.
Tutta la tragedia vanta toni plumbei, della cenere (spettacolare l’arrivo della cenere di morte sul palco) e l’ombra della morte, cogliendo in pieno l’essenza della tragedia di Shakespeare e trascinando lo spettatore in un vortice di emozioni sempre più forti fino al tragico e spettacolare finale.
Per completare il tutto, molto bella, cupa e tenebrosa la musica di Jon Hopkins, che sottolinea lo stato d’animo dei protagonisti e il mondo ridotto in cenere che piano piano si sgretola intorno ai protagonisti.
Hamlet è uno spettacolo assolutamente da vedere, per comprendere la vera essenza del teatro e della tragedia classica, per apprezzare un cast di splendidi attori, per sognare guardando le scenografie e i costumi e per lasciarsi andare a qualche lacrima, assaporando un dramma classico che ancora oggi fa riflettere ed emozionare.
Hamlet verrà distribuito da Nexo Digital per un periodo limitato nei cinema ad aprile per l’anniversario dei 400 anni dalla morte di William Shakespeare.