Prometheus: recensione
Dopo aver rivoluzionato definitivamente il genere fantascientifico nel lontano 1979 – il regista Ridley Scott torna dietro la macchina da presa, dirigendo un film fantascientifico dai tratti vagamente alieniani che, se da un lato si rifanno alla più schietta tradizione del genere, dall’altro gettano le base per porsi domande come: chi siamo? Da dove veniamo? Con questo assunto si rivela dinanzi ai nostri occhi Prometheus, il maestoso e teatrale circo degli orrori messo in piedi dal maestro della fantascienza. Ma se di horror non si tratta possiamo tranquillamente spostarci nel genere sci-fi horror, un gradevole intramezzo fatto su misura per i film di Scott. Partendo da un cast di prim’ordine che vede tra gli altri un eccezionale Michael Fassbender nel ruolo dell’androide David e arrivando alla splendida Noomi Rapace possiamo senza dubbio affermare che la nuova odissea scottiana è una ricerca delle origini senza accantonare quanto di buono avevamo già visto in Alien e predecessori.
Prometheus – il nuovo viaggio fantascientifico di Ridley Scott
Impossibile non notare lo spettacolare ed imponente impatto visivo dal quale si viene sommersi, con una stereoscopia degna finalmente di tale nome, che non lascia indifferente neanche il più grande estimatore di film in bianco e nero. La profondità delle inquadrature e lo splendido piano sequenza iniziale ci fanno capire che stiamo per essere dolcemente avvolti dalle mani geniali e sapienti di un maestro del genere. Il design e le opere orrorifiche dell’intera produzione si rifanno a quelle leggendario di Giger, che ha dato il suo benestare ma non ha curato personalmente la costruzione scenografica (purtroppo in alcuni punti si vedono delle leggere falle sistemiche).
Per quanto concerne la sceneggiatura, sempre tralasciando il fattore prequel, è forse la parte più oscura del film, nel senso che non è chiara fin da subito l’intenzione finale del regista lasciando di fatto aperta ogni possibilità e sviluppo. Un film molto complesso che non spiega, se non pochissimi assunti e lascia molte, moltissime domande senza risposta. Ovviamente l’interpretazione può essere data in vari modi. Quello più semplice e immediato è addossare la colpa alla mania di voler continuare a sorprendere con qualcosa che ormai non sorprende più. La soluzione altresì più ragionata è che alcune domande sono destinate a rimanere senza una risposta, sia per naturale assenza, sia perché potremmo rimanere delusi o sconvolti da risposte scomode. La storia è quella di una spedizione scientifica nominata Prometheus che cerca risposte sul pianeta (una luna più che un pianeta) LV-223. A capo di questa spedizione la visionaria scienziata Elizabeth Shaw, una donna ferma sulle sue decisioni e pronta a cercare le più grandi risposte del genere umano: Chi siamo? Da dove veniamo? Ad accompagnare un team di scienziati ed esploratori che non solo avranno difficoltà a gestire la missione ma dovranno fare i conti con entità che sarebbe meglio non andare a disturbare. Una razza superiore pronta a giustiziare solennemente qualsiasi cosa gli giunga al cospetto. Domande senza risposta e un team del quale non ci si può fidare pienamente.
Una cosa risulta palese nel film, il mancato raggiungimento dei fasti dell’originale Alien del 1979. Ma forse Ridley Scott lo sa già, ecco perché l’universo nel quale è ambientato Prometheus è simile a quello di Alien, ma non identico. La sua natura di similitudine e non di equivalenza lo rende un film gradevole, dai toni dark e alquanto spaventosi ma quello che manca in Prometheus sono i toni spaventosi e profondamente cupi tipici del film del 79. I lunghi silenzi tartassati da sospiri incessanti e scanditi dal bagliore di luci d’emergenza nel profondo buoi spaziale. Questa è la magia di Alien che in Prometheus non c’è, non esiste, vagamente accennata nel tratto finale ma mai approfondita e degnamente sviluppata. In conclusione Prometheus di Ridley Scott è un degno prequel di Alien ma che per tante e forse volute ragioni non raggiunge i livelli di magnificenza artistiche che sancirono la nascita del moderno horror sci-fi, questo tuttavia non ha impedito al regista di scrivere un’altra grande pagina di fantascienza.