Cate Blanchett: i film migliori dell’attrice icona di Hollywood
Conosciuta probabilmente come una delle star più eleganti e carismatiche del red carpet, Cate Blanchett cattura lo spettatore col suo sguardo
Conosciuta probabilmente come una delle star più eleganti e carismatiche del red carpet, Cate Blanchett cattura lo spettatore con il suo sguardo dolce e luminoso trasportandolo nell’intimità di quel magico spazio che l’attrice riesce a creare con il suo talento per far vivere i personaggi che interpreta.
Catherine Elise Blanchett nasce a Melburne nel 1969 e, dal momento in cui appena diciottenne recita come comparsa in un film sul pugilato, decide di investire tutto l’entusiasmo caratteristico di quell’età nella sua passione più grande. Questa energia, congiuntamente alla sua ferrea determinazione la portarono dal Sydney’s National Institute of Dramatic Arts al grande schermo, con l’esordio nel 1997 in Paradise Road di Bruce Beresford. Appena un anno dopo, con Elizabeth di Shekhar Kapur, l’esordiente Cate ottiene già il suo primo Golden Globe ed il plauso della Academy Awards con la candidatura all’Oscar.
Che la sua formazione sia avvenuta in teatro è evidente dalla calda modulazione della voce, dalla cura scrupolosa della gestualità e dall’intensità espressiva che ci regala uno qualunque dei suoi primi piani. Ma la sua personalissima arte interpretativa non è certo priva di naturalezza e anzi è proprio l’elegante disinvoltura con cui affronta la complessità dei suoi personaggi a caratterizzarla e renderla, per così dire, unica.
Ecco i 10 film da non perdere con Cate Blanchett
Sappiamo che il lavoro degli attori andrebbe valutato nella sua interezza, ma per amore dei film che citeremo e anche per divertimento, abbiamo pensato di proporvi un nostro giudizio sulle dieci migliori performance della straordinaria attrice australiana.
Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2004) di Wes Anderson
Una commedia corale e deliziosamente scenografica si sposa bene con l’indole teatrale di Cate Blanchett. Bill Murray è Steve Zisson, il capitano Achab di Wes Anderson che parodia Melville, partito alla ricerca dello squalo-giaguaro per poterne dimostrare l’esistenza contestata dai critici del suo primo documentario. È affiancato nell’impresa dalla moglie Eleanor (Angelica Houston), Klaus (Willem Defoe), affidabile perché tedesco e perché ingegnere, Ned (Owen Wilson), suo figliastro e naturalmente Jane interpretata da Cate Blanchett qui nei panni di una reporter di bordo incinta. Wes Anderson prova a manovrare questa nave con la sua immaginazione, ma è alla deriva e non convince come con I Tenenbaum (2001). Il film tuttavia è stato anche fin troppo sottovalutato: a noi piace questo abbandono fiabesco e visionario che di tanto in tanto si concede il regista statunitense.
La saga de Il signore degli anelli di Peter Jackson
Il personaggio di Galadriel, nobile Elfa della Terra di mezzo, ci consente di ammirare Cate Blanchett in tutta la sua luminosa bellezza. Avvolta da un’aura di mistica sacralità diventa simbolo di candore e purezza e seduce lo spettatore con il suo fascino diafano.
Il curioso caso di Benjamin Button (2008) di David Fincher
Cate Blanchett è qui l’inafferrabile Daisy dai capelli rossi e dalla personalità frizzante e passionale allo stesso tempo. E Daisy non è altro che un corpo in un vestito rosso che balla in un giardino in una nostalgica notte newyorkese, lo stesso corpo flessuoso e seducente che più tardi conoscerà se stesso davanti ad uno specchio della scuola di ballo. Il suo ardore romantico è faticosamente disciplinato dalla danza classica. La morbida interpretazione della Blanchett è stata riconosciuta dalla nomination come Migliore attrice protagonista ai Critics’ Choice Movie Award e al Saturn Award.
Diario di uno scandalo (2006) di Richard Eyre
Nel 2007, Judi Dench e Cate Blanchett furono entrambe candidate al premio Oscar per questo film, rispettivamente per il ruolo di Migliore attrice protagonista e di Migliore attrice non protagonista. In una claustrofobica scuola di Londra si amplifica l’ossessione di Barbara Cavett (Judi Dench), anziana insegnante di inglese, per Sheba Hart (Cate Blanchett), la nuova insegnante di storia dell’arte dall’aria gentile e solare. Le due diventano subito amiche, ma per un torbido sentimento di gelosia, Barbara è decisa a rovinare la vita di Sheba, in modo da poter restare l’unico suo riferimento affettivo. Un’ottima collaborazione tra due grandi attrici.
The Aviator (2005) di Martin Scorsese
La personalità vivace ed eccentrica dell’amatissima Katharine Hepburn ha messo in seria difficoltà Cate Blanchett che ha dovuto reinventare la grande star rischiando un’interpretazione un po’ sopra le righe. Riesce comunque a regalarci un magnifico ritratto, efficace e credibile grazie al quale conquista l’Oscar nella categoria Migliore attrice non protagonista. Agevolata probabilmente dalla somiglianza fisica, la Blanchett convince pienamente nell’indimenticabile scena del litigio con Hughens (l’ottimo DiCaprio) che la porta a cercare conforto dall’attore Spencer Tracy (Kevin O’Rourke).
Il talento di Mr. Ripley (1999) di Anthony Minghella
In questa trasposizione cinematografica dell’omonimo thriller della scrittrice Patricia Highsmith, Cate interpreta una giovane dell’alta società, Meredith Louge, dalla chiacchiera facile e un po’ superficiale a causa dell’inconsapevolezza dovuta all’età e allo status sociale. Questo personaggio è una creatura del regista che dimostra così di aver perfettamente compreso il romanzo al quale si è ispirato, per la facilità e la coerenza dell’inserimento di Meredith nella storia. Non possiamo che guardare con tenerezza a questo innocuo personaggio che subisce il fascino subdolo di Tom Ripley (Matt Damon).
Blue Jasmine (2013) di Woody Allen
“Cate Blanchett è semplicemente l’attrice più brava della sua generazione”.
Così parla Woody Allen della protagonista di Blue Jasmine, probabilmente il suo miglior film di questo ultimo ventennio. Una buona parte del successo è dovuto alla interpretazione della Blanchett, premiata nella categoria di Miglior attrice protagonista con il premio Oscar e BAFTA e di Miglior attrice in un film drammatico con il Golden Globe.
All’apparenza Jasmine è una raffinata newyorkese attratta dalla prospettiva ottimistica di cambiare vita a San Francisco, dove è ospitata dalla sorella. La vediamo così sfoggiare un ricercato look minimal chic anche al bar, sorseggiando Martini vodka e guardando tutti dall’alto in basso. Ma Jasmine è in realtà Jeanette, una donna fragile con insanabili ferite emotive, convinta di poter risolvere i suoi disturbi di ansia e depressione attraverso un nuovo matrimonio che le restituirebbe i comfort di quella vita agiata che ancora rimpiange.
Una commistione di generi (drammatico, certo, ma anche sottilmente comico) per un unico film e per un unico grande personaggio femminile: Cate affronta la prova alla grande.
Io non sono qui (2007) di Todd Haynes
In Io non sono qui è l’unica donna dei sei attori che interpretano Bob Dylan.
“Ciascuno di noi ha dovuto interpretare una diversa parte di Bob Dylan, io ho semplicemente scelto quella che ritenevo più adatta a me”
Dice la Blanchett in un’intervista per Blacktree.tv. Così sceglie Jude Quinn, personaggio ispirato al Dylan del periodo 1965-1966, alla sua voglia sperimentare i nuovi sounds della musica rock. Si tratta probabilmente del Dylan più fischiato, soprattutto durante il tour in Gran Bretagna e soprattutto da quelli che lo avevano conosciuto come artista folk. La prova magistrale dell’attrice australiana è stata giustamente premiata con la Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile alla 64esima Mostra internazionale di arte cinematografica di Venezia, un Golden Globe ed una candidatura al premio Oscar come Migliore attrice non protagonista.
Elizabeth (1998) di Shekhar Kapur
Una fitta trama di complotti ed intrighi di corte trasforma Elizabeth in una regina spietata che ricorre all’omicidio per preservare il potere. Cate Blanchett ben caratterizza Elizabeth scegliendo una gestualità lenta e solenne e una espressività necessariamente ridotta al minimo: non è contegnoso né opportuno, per una regina, lasciar trapelare i propri sentimenti.
Carol (2015) di Todd Haynes
Impossibile immaginare questo immenso personaggio con un fascino diverso da quello conferitogli dalla Blanchett.
New York, 1952. Carol, elegante ed altolocata, è prossima al divorzio. Therese (una Rooney Mara che compete per bravura con la compagna di set), impiegata di un grande magazzino che sogna di diventare fotografa, sta per concedersi a Richard. Un solo sguardo tra le due donne e qualche cordialità bastano a stabilire un legame unico e inizialmente inclassificabile. Carol e Therese sono diverse per età e per estrazione sociale, ma vengono travolte e turbate nella stessa misura dallo stesso sentimento. La società dell’epoca è ancora troppo chiusa nei suoi dogmi borghesi e impantanata nelle rigide ipocrisie puritane per poter accettare l’omosessualità, se non come scandalo o come disturbo della personalità, facilmente curabile tramite la psicoanalisi. Ma Carol è puro sentimento e non conosce inibizioni morali.
Cate Blanchett dà veramente il meglio di sé: da madre premurosa ad amante appassionata, Carol è uno e centomila e la Blanchett supera la difficoltà diventando Carol, vivendo il personaggio in ogni singola sfaccettatura emotiva, acquisendone la statura drammatica e valorizzandola. Ci aspettiamo l’Oscar, fosse anche solo per l’incredibile monologo finale, in cui Cate/Carol è sopraffatta dall’emozione e da un pianto liberatorio.