Mozart in the Jungle – Season 2: recensione
È tornata il 30 Dicembre 2015, dopo appena un anno dalla messa in onda americana della prima stagione, la mini serie comedy prodotta da Amazon Studios Mozart In The Jungle, tratto dal libro di memorie dell’oboista Blair Tindall, Mozart in the Jungle: Sex, Drugs and Classical Music.
La comedy è stata fin dalla prima stagione un successo assicurato, ben accolto sia dalla critica che dagli spettatori. Dieci episodi di puro intrattenimento che non mancano di stupire di volta in volta, soprattutto per la forza e la perfetta caratterizzazione di tutti i personaggi. Un focus sulla vita del musicista, ma non solo. Un mix di elementi diversificati tra di loro per una messa in scena fresca e originale. Del resto, non potevamo aspettarci di meno da un prodotto realizzato grazie alla produzione, e anche sceneggiatura per alcuni episodi, di Roman Coppola e Jason Schwartzman (attore saltuario sia nella prima che nella seconda stagione), e la regia di Paul Weitz.
Le avventure dell’eccentrico enfant prodige Rodrigo De Souza – interpretato da un meraviglioso Gael Garcia Bernal che sfrutta al meglio le sue origini messicane – e della fidata assistente, l’aspirante oboista Hailey Rutledge (Lola Kirke), hanno da subito fatto affezionare lo spettatore, dando ad Amazon il riscatto meritato dopo il clamoroso flop della mini serie Zombieland, ispirata all’omonimo film.
In questa seconda stagione di Mozart in the Jungle, Rodrigo sembra essere ritornato ad avere i soliti problemi, tra la sua indisciplinata orchestra e la burocrazia imposta dal New York Symphony, oltre che il bisogno viscerale di tornare nelle sue terre d’origine. Eppure sente di non essere degno; di non riuscire più a svolgere il suo dovere, nei confronti della musica, come dovrebbe.
Mozart In The Jungle torna con una seconda stagione in un perfetto “Allegretto”
A scuotere le viscere dell’orchestra è l’imminente sciopero sindacale che Rodrigo deve evitare a tutti i costi, sebbene i costi e le finanze del teatro non sembrano andargli incontro. A tutto questo si aggiunge il volontario licenziamento di Hailey come assistente del Maestro, in quanto la sua posizione “privilegiata” rischia di metterla sempre più in cattiva luce con gli altri membri dell’orchestra, con molta più esperienza di lei.
Rodrigo si impone, fin dagli albori della prima stagione, come un giovane Mozart. Uno spirito libero influenzato dalle mille culture e contaminazioni musicali, ma con un profondo rispetto per i grandi del passato. Al tempo stesso, come tutti i grandi musicisti è un animo profondamente tormentato, insicuro e sempre in bilico sulle sue azioni. Vede in Hailey la sua vera ancora, in quanto carattere più razionale e stabile. Ma, forse, Rodrigo sopravvaluta un po’ tutta questa sicurezza, non rendendosi davvero conto dei sentimenti della sua assistenti.
Alle vecchie vicissitudini passate, tra cui il matrimonio in frantumi di Rodrigo con la turbolenta violinista Anna Maria (Nora Arnezeder), l’instabile e particolare rapporto tra la sensuale violoncellista Cynthia (Saffron Burrows) e l’ex-maestro Thomas (Malcolm McDowell), e la costante indecisione di Hailey a partire dalla sua carriera fino alla sua vita amorosa, si uniscono nuovi turbolenti ostacoli, tra cui l’arrivo di un nuovo conturbante personaggio femminile, che scuoteranno non poco i nostri protagonisti. È tempo di fare scelte e decisioni, di aprire gli occhi e affrontare la realtà per quella che è.
Alle tematiche della prima stagione, come la differenza di classe e la promiscuità sessuale, si aggiunge anche l’importanza della famiglia contrapposta a quella del lavoro; il riuscire a gestire sia l’uno che l’altro, senza compromettere niente e nessuno, anche con delle relazioni a distanza; il saper reagire di fronte a diverse fonti di stress, tra cui la pressione e l’aspettativa degli altri o i propri sentimenti, senza intaccare il proprio lavoro o i rapporti umani. Ma anche la scoperta di una nuova identità, di una nuova pulsione. Una vera finestra non solo sul mondo della musica, ma anche sul mondo degli esseri umani. I problemi che siamo tenuti ad affrontare tutti, in un modo o nell’altro, e la difficoltà dell’accettare una determinata condizione.
La comicità elegante di Mozart In The Jungle viene accompagnata a suon di musica classica, alternata con pezzi più moderni di contaminazione etnica; è, infatti, un vero e proprio tripudio di suoni e colori capace di interpretare la musica e “sfruttarla” come annunciatrice di sentimenti ed emozioni. Potremmo quasi definirla un ulteriore personaggio, sempre presente nella vita di tutti i protagonisti.
La seconda stagione di Mozart in The Jungle è sicuramente un continuo da non perdere. Se il modo di fare di Rodrigo vi era mancato, questa nuova stagione non vi deluderà affatto e sicuramente vi saprà sorprendere ancora una volta. Unico difetto? Veramente troppo corta. Attendiamo con ansia la terza!