Non uccidere 1×01 – recensione della serie crime in onda su Rai 3
Non uccidere 2 ritorna su Rai 3 con la bellissima Miriam Leone. Pronti a scoprire un nuovo crimine?
Quando si parla di serie televisive la nostra mente riporta immediatamente a quelle di HBO, Netflix, Showtime e Sky. Poche sono le fiction italiane che riescono a tenere un duro confronto con quelle dei grandi colossi, e quando lo sono non riscuotono il giusto successo.
Qualcosa tuttavia si sta smuovendo. È il caso di Non uccidere, un’originale serie poliziesca ben strutturata realizzata da Claudio Corbucci che allude, nel titolo, al quinto comandamento biblico. Diretta da Giuseppe Gagliardi con Miriam Leone (1992), Monica Guerritore, Thomas Trabacchi e Gigio Alberti, è ritornata sul piccolo schermo della Rai il 9 gennaio e vi aspetta ogni sabato alle 21.10 su Rai 3.
La serie, prodotta dalla Fremantelmedia in collaborazione Rai, è approdata nelle nostre tv su Rai 3 nel 2015 con una prima stagione da oltre sei puntate. Al settimo episodio è stata bruscamente interrotta a seguito di un calo d’ascolti. Le prime quattro puntate hanno superato il 4% di share rispetto alla quinta e la sesta con un 3,6%.
Un duro colpo per la Rai che però, nonostante l’esito finale della prima stagione, ha deciso di riprovarci mandando in onda la seconda stagione che conferma la validità del cast e l’originalità del prodotto.
Non uccidere: un crime duro e coinvolgente
La prima puntata ha visto tornare in azione i casi di omicidio famigliari di Valeria Ferro (Miriam Leone), ispettrice della scuola mobile di Torino. Ma Valeria dovrà lottare non solo per il suo lavoro ma anche con un passato che non vuole abbandonarla: la condanna della madre Lucia (Monica Guerritore) per l’omicidio del marito nonché padre della protagonista. E forse è proprio questo il motivo di così tanta dedizione nella ricerca di una verità in ogni suo caso.
Nel finale della prima stagione, l’ex compagna di cella della mamma di Valeria aveva rivelato l’innocenza di Lucia. Cosa o chi sta cercando di coprire la donna? Ancora turbata dal suo passato, Valeria cerca di andare avanti nell’indagine per scoprire nuove verità sui delitti partendo dal caso della morte di Gloria: donna bellissima contornata da amanti, con un matrimonio fallito alle spalle e un figlio adolescente difficile a cui badare. Valeria fa le sue meticolose indagini interrogando i possibili assassini per poi giungere ad un’atroce verità: è stato il marito, inizialmente scagionato, ad averla uccisa.
In Non uccidere tutte le vicende prendono spunto da fatti di cronaca nera recenti e autentici e ogni storia è come se fosse un capitolo a sé stante che, se da una parte si conclude mettendo il punto a una vicenda, dall’altro dà la spinta all’intera storia affinché Valeria possa portare avanti la sua missione e scoprire come sono andati i fatti a cui la madre è legata. Ciò che importa non è tanto risolvere l’assassinio quanto capirne l’ambiente che lo ha determinato e la psicologia dei vari protagonisti; dettagli che allargano l’orizzonte narrativo dando maggiore spessore alla serie.
Proprio per dare maggiore rilevanza all’introspezione dei personaggi, la continuità dei dialoghi viene abbandonata per fare posto a una narrazione lenta. Un po’ come accade nei gialli inglesi ad esempio Broadchurch di Chris Chibnall, nota non per la velocità del racconto quanto per la descrizione accurata degli attori.
Senza dubbio un elemento di grande rilievo a differenza degli altri generi italiani polizieschi come Squadra Antimafia, Distretto di Polizia o R.I.S. – costruite su una narrazione fluente ma spesso superficiale e poco realistica.
Non uccidere è un crime crudo e coinvolgente che si rivolge a un vasto pubblico in cui la crudezza emerge attraverso sequenze di macchina e primi piani degli oggetti del delitto non discostandosi mai dalla drammaticità delle situazioni raccontate, sottolineate da un’immersione di personaggi in atmosfere dai colori piatti, senza vivacità ma illuminati da una luce naturale che gioca su un chiaro/scuro rievocante l’arte barocca, e il sottofondo musicale da thriller delle emozioni, mirato a sottolineare ogni momento.