Creed – Nato Per Combattere: recensione del film con Rocky Balboa
La vita di un uomo è composta da fasi ben precise, un po’ come la lancetta di un orologio scandisce le ore che passano, lente ed inesorabilmente progressive. La gioventù, fatta di brio e vitalità, la mezz’età dove la coscienza di sè aumenta esponenzialmente e la vecchiaia, quella fase nella quale ciascuno di noi si rende conto di ciò che è stato. Quest’ultima fase è altresì l’incipit di momenti fatti di flash-back, ricordi annebbiati e lacrime sul viso di ciò che non è stato e adesso non esiste più. Queste sono le 3 fasi che ha affrontato lo Stallone Italiano, Rocky Balboa, interpretato da Sylvester Stallone, nel corso della sua lunga vita. Uno dei filoni cinematografici più duraturi e di successo della storia è tornato nuovamente nelle sale con un triste e adrenalinico sequel intitolato Creed – Nato per combattere.
Ma facciamo un passo indietro, Rocky è sicuramente stato il più grande personaggio mai creato nella storia del cinema: un uomo che ha saputo far proprio il sogno americano giungendo a sfidare e battere il campione del mondo, ha saputo prendere la sua vita in mano portandola a traguardi inaspettati, sfidando personaggi apparentemente insormontabili. Rocky è un campione nello sport poiché è la sua stessa voglia di vivere che lo muove nei successi, è un uomo che ha saputo lottare dapprima contro le ingiustizie della vita e poi ha lentamente liberato il suo fuoco interiore sul ring, diventando l’icona incancellabile di chi lotta ogni giorno per qualcosa e contro qualcosa.
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Dalla storia dai tratti epici di Rocky Balboa nasce, modellato sulle fattezze eccelse del primo ed indimenticabile Rocky del 1976, Creed – Nato per combattere con protagonista Michael B. Jordan, in cerca di riscatto dopo il disastroso reboot de I Fantastici 4 e lo stesso Sylvester Stallone, non protagonista della vicenda ma di conturbante e caparbia forza recitativa. Un cast che accomuna innovazione e tradizione coadiuvato dalla mano registicamente dinamica e frizzante di Ryan Coogler, 29 anni e già un curriculum di tutto rispetto (ricordiamo su tutti Fruitvale Station). A completare il cast Tessa Thompson, giovane e brillante attrice americana che interpreta Bianca, la donna della vita di Adonis Johnson.
La storia è ambientata ai giorni nostri, un giovane pugile afro-americano, Adonis Johnson, cresciuto tra riformatorio e sobborghi malfamati, cerca di affermarsi nella vita e nel lavoro con un’unica passione nel cuore, il pugilato, la stessa di suo padre, l’ex campione del mondo dei pesi massimi Apollo Creed, del quale però non vuole sapere nulla e di cui rifiuta perfino di portare il nome per paura di essere mal considerato dalla società. Abbandonato il lavoro dove sembrava aver trovato stabilità, il giovane lascia la California dirigendosi verso la Pennsylvania, in particolar modo a Philadelphia, dove spera di trovare un manager che lo possa allenare. Dopo numerosi rifiuti e diverse porte sbattute in faccia, Adonis si dirige nientemeno verso l’Adriana’s Restaurant dello Stallone Italiano cercando di convincerlo. Rocky, palesemente invecchiato rispetto all’ultima uscita del 2006, rifiuta categoricamente la proposta, ma dopo un incessante insistenza da parte del ragazzo, accetta e inizia un duro e lento cammino verso la forma migliore. Saprà portare sulle spalle il figlio di Apollo Creed fino alla conquista del titolo? Ma, soprattutto, saprà convincere Adonis a lottare con il prestigioso nome di suo padre?
Creed – Nato per combattere: lo Stallone Italiano incontra il “piccolo Creed”
Lo Stallone Italiano appare stanco, appesantito dall’età e affaticato. Qualcosa ha scosso le fondamenta della sua vita, privandolo lentamente del sorriso: la scomparsa dell’amata moglie Adriana nel 2006 e poi quella del caro amico Paulie (come si vede nel trailer) hanno fatto svanire pian piano le sue certezze nel nulla. Abbandonata la boxe per impossibilità, Rocky si ritrova nello stesso ruolo di Mickey Goldmill: a fare da mentore ad un ragazzo affamato di vita e di vittoria. Tecnicamente parlando l’età è la stessa che aveva Burgess Meredith nel 1976 quando interpretò per la prima volta il manager di Rocky. Dunque il ruolo questa volta di Stallone è diverso, non combatte ma insegna a combattere, un alunno divenuto maestro, un campione divenuto leggenda. Adonis è giovane, rampante e bizzoso, ha bisogno di un manager, di un padre, come fu Mickey per Rocky e così lentamente i due si fondono creando un’empatia che va al di là dello sport, Rocky trova un nuovo stimolo per combattere e Adonis un forza interiore canalizzata nel giusto modo. Una prova straordinaria che ha fatto conquistare a Stallone il Golden Globe 2016 come miglior attore non protagonista.
Girato in maniera giovane e grintosa, il fim è la degna fusione tra due generi, quello sportivo e quello drammatico. Le vicende di vita dei due protagonisti si incastrano alla perfezione con il narrato sportivo, la camera è armonica e vivace, soprattutto nei combattimenti, dove i potenti stacchi fanno da bilanciamento agli splendidi piani sequenza orchestrati da Coogler. I primi piani hanno un ruolo chiave, quasi si soffermano in maniera lenta e descrittiva sugli sguardi, sulle emozioni dei protagonisti. La potenza afro-americana di Adonis Johnson è contagiosa quasi quanto la colonna sonora, alternata tra pezzi di repertorio di Rocky e coinvolgente “American black rap”. L’adrenalina scorre a fiumi e man mano che ci si avvicina al finale l’escalation di emozioni e brividi è pazzesca.
Creed – Nato per combattere, che arriverà al cinema dal 14 gennaio, è un film classico e innovativo che ha saputo estrapolare al meglio lo spirito di Rocky Balboa creando un personaggio elettrico e motivato come Adonis in un vortice iperuranico emozionale che vi sconvolgerà lasciandovi tanta voglia di combattere, magari mentre vi asciugherete quella soffice lacrima sul volto che segnerà il vostro visto e la vostra anima.