Hannibal e il Chianti: amore al primo assaggio
Non ha mai fatto mistero il temibile Doctor Lecter di apprezzare la buona cucina, seppur rappresentata spesso da portate a base di carne umana. Non guastano i suoi fantasiosi abbinamenti portati all’apice dalla storica frase:
Uno che faceva un censimento una volta cercò di interrogarmi. Mi mangiai il suo fegato, con un bel piatto di fave, ed un buon Chianti.
Dunque secondo Hannibal un buon abbinamento è rappresentato da Carne rossa, fave e Chianti. Non poteva che essere migliore l’abbinamento del Doctor Lecter, infatti il Chianti, storica etichetta toscana, esportato a livello mondiale, si presta all’utilizzo con carni rosse importanti note soprattutto nel territorio autoctono. Il Chianti classico, così come altri vini DOCG, possiede un sigillo identificativo con sopra rappresentato il simbolo del consorzio.
Il Chianti Classico giovane ha un colore tendente al rubino brillante, è molto profumato, fruttato e presenta una bella rotondità al palato.
Il Sangiovese, però, se è utilizzato in purezza o in percentuali più consistenti, tende a generare un vino più corposo e complesso adatto all’invecchiamento.
A questo processo sono destinate solo le uve migliori, generalmente non più del 20% dell’intera produzione di Chianti Classico. Il Riserva è quindi un vino più corposo e molto pregiato che si valorizza con il passare del tempo.
Una parte fondamentale in questo processo la giocano i legni delle botti: un tempo si usavano grandi botti in castagno o rovere, oggi si preferiscono contenitori più piccoli (barriques francesi in rovere). L’utilizzo della barrique tende a conferire una cosiddetta ciligina sulla torta, valorizzando ulteriormente il processo ultimo della vinificazione, l’affinamento. Nel film Hannibal del 2003 diretto da Ridley Scott notiamo che Anthony Hopkins, seduto ad un tavolo è intento nella degustazione di un Chianti Riserva DOCG “Il Grigio”: un vino che si presente alla vista con un colore rosso rubino profondo. Il profumo è molto intenso, persistente, con il tipico sentore di viola mammola e vari frutti di bosco rossi. Al gusto è corposo, austero visto l’invecchiamento, molto armonioso, con tannini particolarmente succosi, una giusta dose di acidità ma anche una fruttuosità delicata; il tutto viene arricchito da una difficile complessità aromatica che gli viene da un’affinamento in barrique ben dosato.
Insomma preparate la vostra tavola, imbanditela come volete ma non dimenticate di portare con voi la splendida felicità gastronomica che solo un vino come il Chianti può lasciarvi.