White God – Sinfonia per Hagen: recensione
Cosa potrebbe succedere se improvvisamente il “migliore amico dell’uomo” si ribellasse alla sua proverbiale fedeltà? Qual è il prezzo da pagare per aver tradito l’amore e la fiducia di un altro essere vivente? Questo lo scenario di White God – Sinfonia per Hagen, opera noir sfacciatamente ammonitoria sul tema della responsabilità sociale nelle dinamiche fra classe dominante e subalterni.
La superiorità è diventata privilegio dei bianchi nella civiltà occidentale ed è quasi impossibile per noi non trarne profitto.
Come questa nota di regia volutamente sottolinea, si parla di noi , della nostra società e delle sue responsabilità nei confronti delle sempre più insensate e rancorose dinamiche sociali, colpe che il popolo è solito attribuire ad una aleatoria classe politica ma che, in verità, riguardano principalmente le decisioni che ogni singolo prende quotidianamente a contatto col diverso o lo svantaggiato.
White God, vincitore a Cannes 2014 nella sezione Un certain regard, è un film intelligentemente stimolante in cui il regista ungherese Kornél Mundruczó utilizza la liberatoria ma per nulla sottile metafora del branco di cani per descrivere apertamente (e senza le limitazioni che il ricorso agli esseri umani avrebbe implicato) le conseguenze delle relazioni gerarchiche che la società “dominante” infligge alle minoranze e agli emarginati, tradendone le lecite aspettative di condivisione del benessere.
Alla base di tale relazione vige l’ipocrisia di un falso pietismo che, sotto la maschera, non ricerca la pacifica convivenza ma il dominio e la distruzione, ignara di creare nient’altro che una pericolosa ondata di disperazione e odio.
Lili (Zsófia Psotta) è una tredicenne riservata e coraggiosa, rassegnata a vivere la propria condizione di figlia di genitori separati e legata al suo cane Hagen da un rapporto di amore puro e incondizionato, quasi simbiotico; il padre (Sándor Zsóter), controllore veterinario in un mattatoio, riceve in custodia continuativa la ragazzina per tre mesi a causa di un impegno lavorativo della madre oltreoceano ma l’uomo, non avendo una grande empatia verso gli animali, si rifiuta di pagare la tassa che il governo impone sulla proprietà dei cani non di razza, preferendo abbandonare l’animale e noncurante delle conseguenze che ciò avrà sui sentimenti di Lili (e non solo…).
I canili pullulano ormai di animali abbandonati da padroni che hanno tradito l’amore dei propri amici a quattro zampe per non pagare la tassa e il povero Hagen si trova improvvisamente a dover affrontare accalappiacani e opportunisti che sfruttano la sua mansuetudine e fiducia nei confronti dell’uomo per trarne profitto. Ben presto, tuttavia, Hagen imparerà a non fidarsi più e userà gli insegnamenti del suo ultimo aguzzino, un addestratore di cani da combattimento, per orchestrare la sua vendetta definitiva nei confronti dell’umanità vessatoria e traditrice…
White God è una cruda e impietosa riflessione sulla strada che il mondo di oggi ha deciso di intraprendere, combattendo la miseria con un rancore che genera inevitabilmente altro rancore, in un circolo vizioso che potrebbe essere distrutto solo dall’umile abbassarsi al livello dei nostri supposti nemici, tentando di comprenderne motivazioni e passato. Perché gli altri – bisognerebbe ricordarsi – siamo noi.
Il titolo incarna perfettamente questo rapporto di subordinazione fra classi sociali, in cui il Dio, paradossalmente anche nell’iconografia cristiana, è sempre rappresentato come bianco laddove, storicamente, i bianchi sono stati protagonisti di innumerevoli domini e colonizzazioni.
Questo delirio di onnipotenza, tuttavia, non può essere libero da insidie e gli eterni vessati sono destinati – costituendo progressivamente una superiorità numerica – a prendere il sopravvento sui dominatori per ricominciare a vivere, rendendo palese un concetto che dovrebbe essere scontato, e cioè, che la libertà e il benessere sono un diritto di tutti.
Il bene, infatti, sembra non si sia ottenuto mai con la forza ma solo con altro bene, perché quando l’uomo agisce senza amore perde automaticamente l’essenza della sua stessa umanità, con conseguenze che possono essere solo catastrofiche; da un’altra prospettiva, i danni provocati dalla sottrazione dell’amore (e del rispetto) ad un altro essere vivente possono essere forse maggiori, perché niente può essere più feroce di un cuore infranto o di un cane abbandonato e tradito…
White God – Sinfonia per Hagen arriva nelle sale italiane il 9 aprile 2015, distribuito da Bolero Film; nel cast anche Lili Monori, Szabolcs Thuróczy, László Gálffi e Lili Horváth.