L’abbiamo fatta grossa: recensione del film di Carlo Verdone

L’abbiamo fatta grossa. Un’affermazione o una domanda? La nuova commedia diretta da Carlo Verdone è una sorta di Giano bifronte; in essa si concretizzano l’ironia, la capacità di osservazione e rimodulazione della società tipica del regista e attore romano, ma affiorano al contempo punti di sospensione inerenti il costrutto della storia stessa la quale, se da una parte sa strappare sane risate, dall’altra lascia perplessi chi si aspettava di trovare, dietro e davanti la macchina da presa, il solito Carlo.

Niente scontri generazionali o tradimenti, si fa a meno anche della tripla personalità che alberga in Viaggi di nozze o in Grande, grosso e… Verdone per veder dividere la scena in parti uguali con un caratterista nordico e altrettanto apprezzato: Antonio Albanese. Un connubio vincente, capace di suscitare ilarità e curiosità nell’osservazione di una coppia così artisticamente affiatata che all’umorismo e alla personalità sa unire l’inventio di una messa in scena per certi versi insolita, quasi al confine tra la commedia e il noir.

L’abbiamo fatta grossa: Carlo Verdone e Antonio Albanese in un duetto scoppiettante

Carlo Verdone veste i panni di Arturo Merlino, un ex carabiniere che vive in casa della vecchia zia Elide (Virginia Brescia) e che per andare avanti fa l’investigatore privato. Un lavoro apparentemente affascinante, ma che nel suo caso si riduce al ritrovamento di animali domestici e nulla più. A consolarlo la sua scrittura, compiuta spesso tra le panchine di una Roma a tratti anonima e ignota, che lo conduce a viaggiare con la fantasia tra situazioni pericolose e gesta eroiche. Yuri Pelagatti (Antonio Albanese) fa il suo ingresso in scena con un abbigliamento sobrio e pittoresco quanto quello dell’ispettore Clouseau: è un attore teatrale di professione ma la sua carriera e la sua vita vanno in frantumi nel momento in cui la moglie Carla lo caccia giustamente da casa. In preda ad una forte depressione e completamente squattrinato, si rivolge ad Arturo nella speranza di riuscire a intercettare la conversazione tra la moglie e il suo nuovo compagno. Merlino accetta, nonostante la misera ricompensa, mettendo in atto le sue dote investigative ma, come commedia vuole, qualcosa non va per il verso giusto!

l'abbiamo fatta grossa

La fragilità della sceneggiatura è insita proprio nella sua prevedibilità, salvata in calcio d’angolo da battute a tratti spinte ma pur sempre in grado di strappare una risata. Certamente quello che si agita sullo schermo è un Verdone differente; non più un ‘borgataro’ ma un borghese, un uomo e un attore che sente il bisogno di nuovi stimoli, di lasciarsi indietro il passato – rimarcato nella pellicola dalla presenza estrema di “ex” (ex carabiniere, ex moglie) – per inventare un personaggio che ha potenzialmente davanti tutta una schiera di possibilità, salvo poi giocarsele con la banalità del ‘già visto’.
Albanese regge bene il duetto, con una diversità di formazione e accenti che risulta davvero interessante. Ad arricchire la scena una serie di personaggi, stereotipati solo in parte: dalla ragazza armena attratta da Arturo (Lena, interpretata dalla cantante lirica Anna Kasyan, al suo debutto cinematografico), barista presso un bar di Testaccio vecchio stile e in fibrillazione per un provino al Teatro della Scala, che ci regala momenti sublimi di pura arte canora, all’Uomo elegante (Massimo Popolizio) che, nonostante ricopra un’alta carica politica, non manca ovviamente di fare intrallazzi con la malavita, contribuendo a mettere in piedi la diatriba di inseguimenti, fughe, rapimenti e riscatti tipica dei polizieschi.

Guarda qui l’intervista a Carlo Verdone e Antonio Albanese

In una Capitale diversa da quella che il cinema ci ha abituati a vedere, sotto una luce fioca e stemperata da ritratti di macchina che sembrano aver preso spunto dalla tecnica dei macchiaioli, emerge l’ilarità, la disperazione e il ritratto di due degli attori più apprezzati del cinema nostrano; il profilo di un duetto che speriamo di rivedere rinvigorito e maggiormente accurato. L’abbiamo fatta grossa non è il miglior lavoro di Carlo Verdone, ma chi lo ama continuerà a farlo, si sorprenderà ancora a ridere nel buio della sala e in quella pernacchia proferita a tradimento non potrà fare a meno di vedere la frustrazione di due normali cittadini, sconfitti dall’onestà e da un sistema senza scrupoli.

l'abbiamo fatta grossa

L’abbiamo fatta grossa è al cinema dal 28 gennaio, distribuito da Filmauro.

Giudizio Cinematographe

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.6

Voto Finale