Sergio Leone, la leggenda italiana del cinema western
Sergio Leone, una leggenda del cinema italiano e un esempio da imitare per il cinema internazionale. Il regista western, scomparso il 30 aprile 1989 a causa di un improvviso attacco cardiaco, è nato e cresciuto a Roma e la settima arte ha fatto parte della sua vita sin da giovane, quando partecipò come comparsa in Ladri di biciclette di De Sica. In realtà Sergio Leone è un figlio d’arte. Nato da papà Vincenzo Leone (in arte Roberto Roberti) e mamma Bice Waleran. Il “piccolo” Sergio dopo esser stato aiuto regista di Mario Bonnard in Gli ultimi giorni di Pompei e di William Wyler in Ben Hur, nel 1961 debutta dietro la macchina da presa con il primo lungometraggio Il colosso di Rodi.
“Il mio regista preferito” – ha dichiarato qualche tempo fa Quentin Tarantino – “al quale mi sono ispirato e al quale vorrei somigliare, è Sergio Leone. Mi considero piuttosto bravo, so di poter migliorare col tempo e sono determinato a farlo, sino alla fine della mia carriera, per questo evito di girare un film l’anno. Eppure, per quanto mi sforzi, non credo che riuscirò mai a girare qualcosa di così perfetto come l’ultima sequenza de Il buono, il brutto e il cattivo. Proverò a raggiungere quel livello, anche se non credo che ce la farò mai”.
Sergio Leone e il western made in Italy
Sergio Leone è il papà del western italiano, e con il western ha giocato. Da Per un pugno di dollari, il rifacimento in chiave western di La sfida del Samurai (Jojimbo) di Akira Kurosawa, con cui Leone è stato accusato e condannato per plagio. Per aver trasformato un Samurai in un pistolero del West e realizzato un vero capolavoro della storia del cinema. L’inizio del successo, forse al principio non troppo compreso! La trilogia del dollaro continua con Per qualche dollaro in più e Il buono, il brutto il cattivo, e nel 1968 esce C’era una volta il West a cui segue Giù la testa, film che chiude il periodo western di Leone. Tutto ciò dal 1961 al 1971. Dopo quasi quindici anni – 10 di preparazione e 3 di lavorazione – è la volta di qualcosa di nuovo: in sala arriva C’era una volta in America, suo capolavoro assoluto.
Il western di Sergio Leone non è un vincente per trama, ma per struttura. Ad aver interessato, accattivato, stimolato, incuriosito critici e spettatori di tutto il mondo sono la tensione, la violenza, l’ambientazione, il ritmo, i dettagli, i primissimi piani, i lunghi silenzi, l’impossibilità di scelta tra il buono e il cattivo o tra il bene e il male. Accanto a tutti questi elementi, le colonne sonore: sorprendentemente originali.
In tanti hanno “invidiato” la collaborazione tra Ennio Morricone e Sergio Leone, già compagni di classe alle scuole elementari. Il maestro italiano della musica per film ha scritto la sonora di Per un pugno di dollari, e composto la musica per tutta la successiva serie spaghetti-western, fino all’ultimo gangster-movie. Un’amicizia e un legame lavorativo che hanno contribuito al successo di entrambi. A ventisette anni dalla scomparsa di Leone, Ennio Morricone rende omaggio all’amico con la colonna sonora composta per The Hateful Eight di Quentin Tarantino – con tanto di nomination agli Oscar 2016. Che “l’enfant terrible” di Hollywood sia innamorato del cinema di Leone non è una novità… Già fin troppo chiaro con Kill Bill e ancora più evidente con Django Unchained.
Nei prossimi giorni esce nelle sale cinematografiche italiane l’ultimo lavoro di Tarantino, appunto The Hateful Eight, il western sulla neve che ha tanto a che vedere con la “Leoniana memoria”. Un film di cui a Roma si può godere nello Studio 5 di Cinecittà – quello di Fellini –, in 70mm, con overture, intervallo, e un cast da “urlo”. Il cinema in una stanza, tra omaggi, citazioni e critica sociale. E le proiezioni di The Hateful Eight saranno alternate con i film di Sergio Leone, dando il via alla rassegna del Cinecittà Winter Film Show, iniziativa di Cinecittà Studios e Cinecittà si Mostra.