Ennio Morricone e Quentin Tarantino: la sinfonia dell’odi et amo
Ce l’hanno fatta, Quentin Tarantino ed Ennio Morricone: il corteggiamento al Maestro portato avanti da anni dal regista ha dato i suoi frutti, e che frutti: il primo vero Oscar al compositore ottantasettenne, orgoglio non solo italiano ma universale, come lo è il linguaggio della sua musica. Il Maestro ha ricevuto la statuetta dopo i riconoscimenti ai Golden Globe e ai Bafta, ma non solo: negli scorsi giorni è arrivata – finalmente – anche la sua stella sulla Walk of Fame. Ma per arrivare a questo magico momento, ce n’è voluto di tempo: non sono rimasti segreti i diverbi passati tra Morricone e Tarantino, poi risolti e divenuti una sincera amicizia.
Morricone e Tarantino: una collaborazione non sempre facile, ma pronta a ripetersi
Tarantino ha iniziato ad amare le colonne sonore di Morricone grazie ai film di Sergio Leone e ci ha sperato per anni, che il grande Maestro gli dicesse di sì per una collaborazione: nel frattempo, ha spesso usato delle composizioni di Morricone nei suoi film, specialmente in Kill Bill, dove sono confluiti soprattutto pezzi da Il buono, il brutto, il cattivo, Per un pugno di dollari e Il mercenario, e in Django unchained, film che ha particolarmente scosso il compositore, che ha trovato i suoi pezzi inseriti senza coerenza. Più tardi, Morricone ha approfondito questo suo pensiero, spiegando che considera comunque un grande regalo essere accostato musicalmente ad altre poetiche, come quella di Tarantino. Morricone ha detto: «Avevo visto i suoi film e ascoltato la mia musica utilizzata con molta disinvoltura e, devo dire, anche in modo appropriato. Ma erano linguaggi diversi e nell’arco del film non c’era coerenza, però posso dire che ho analizzato bene la lista dei brani che Quentin ha usato e devo dire che si vede che mi ha seguito molto. Sapeva da dove pescare».
Il primo tentativo Tarantino l’ha fatto per Bastardi senza gloria, ma non si fece nulla a causa degli impegni che non coincidevano. Arrivato a The Hateful Eight, il regista ha ricominciato a fare una corte spietata al Maestro, che inizialmente rifiutò, poiché era impegnato nella lavorazione della colonna sonora de La corrispondenza dell’amico Tornatore (il quale ha dichiarato in un’intervista di aver contribuito al fatidico incontro artistico tra i due, convincendo il Maestro). Ma Tarantino non è di certo uno che si arrende facilmente: in occasione dei David di Donatello, il regista si è presentato a casa di Morricone, insieme alla sceneggiatura di The Hateful Eight, e lì è scattato qualcosa. Piccola parentesi: Tarantino ha commesso un errore che spesso accade nel mondo della musica per film, ovvero quello di aver già concluso il suo lavoro prima di contattare il compositore: ci dev’essere invece uno scambio di idee, di intenzioni, una solida collaborazione tra queste due figure. Il regista ha lasciato trasparire la sua ammirazione per il Maestro, che gli ha però rimproverato di avergli dato poco tempo e poco su cui lavorare, ovvero qualche indicazione (in particolare quel suggerimento sulla neve) e la sola sceneggiatura. Ma è stata proprio questa a colpire Morricone, che ha quindi iniziato a scrivere un tema principale, poi sviluppatosi in altri pezzi, grazie all’ispirazione datagli dallo script.
Sebbene sia preferibile una collaborazione tra regista e compositore – cosa che i due si sono già promessi in futuro, ma con i tempi anticipati rispetto a The Hateful Eight – dalla libertà che il Maestro ha avuto è nato un lavoro che ha una poetica ricchissima e che va a incastrarsi e a fondersi – non senza contrappunti e dissonanze, che sono il punto forte della colonna sonora – alla poetica stessa di Tarantino.
Credo che ogni regista meriti la propria musica. Per questo ho deciso di dare a Quentin quello che meritava, una colonna sonora pensata per il suo cinema, qualcosa di completamente diverso dai lavori realizzati in passato.
Solo un compositore che è diventato una leggenda universale può permettersi di creare una musica così sublime, senza aver visto le immagini. Ed è la stessa grandezza che, durante la premiazione di domenica notte, l’ha portato a commuoversi sul palco degli Oscar, dopo l’abbraccio con l’altro titano, «lo stimato John Williams».
Non c’è una musica importante senza un grande film che lo ispiri. Ringrazio quindi Tarantino per avermi scelto.
Insomma, caro Quentin: è stata lunga, è stata dura, ma ne è valsa davvero la pena. Noi non possiamo fare altro che dire grazie, a entrambi.