Knock Knock: recensione
Solo la mente malata di Eli Roth poteva partorire Knock Knock, una pellicola dal tocco leggero e brioso ma intrisa di immagini sadiche e sessuali, irrorata da una giusta dose di humor.
Dopo gli ultimi The Green Inferno e Clown il regista statunitense torna ai fasti del torture porn che aveva caratterizzato, 11 anni or sono, Hostel. Lo fa immettendo lo spettatore nella romantica e felice casa dell’architetto Evan Webber (Keanu Reeves), tra le lenzuola condivise con la moglie Karen (Ignacia Allamand) e l’allegra colazione con i figlioletti, fino alla partenza della famiglia durante il weekend, che costringe però Evan a restare a casa solo soletto per portare a termine il lavoro.
Abitazione di lusso, bella musica, nessun marmocchio che gironzola e una lunga e rilassante pioggia che lo estranea dal mondo esterno; esiste un modo migliore per concentrarsi sul lavoro? Ma ecco che a distrarlo sopraggiungono Genesis e Bel, rispettivamente interpretate da Lorenza Izzo e Ana de Armas: le due ragazze, esplicitamente attraenti, bagnate a causa della pioggia, dicono di essersi smarrite nel cercare l’indirizzo di una festa e di avere il cellulare fuori uso. Cosa farebbe qualsiasi uomo davanti a due belle ragazze indifese in cerca d’aiuto? Chiaramente le farebbe entrare, darebbe loro vestiti asciutti e qualcosa di caldo e tutta una serie di cortesie che però, essendo in un film horror per definizione, non possono e non devono assolutamente sviare la trama verso il ‘e vissero tutti felici e contenti’.
La telecamera scivola adagio sulle gigantografie che ritraggono Evan insieme alla moglie e ai figli: lo fanno in maniera ossessiva, invadente, sottolineando l’attaccamento dell’uomo al suo ruolo di marito e padre. Il suo bigottismo viene pian piano scardinato dalle due ragazze le quali, dopo essersi messe comode, si dilettano a ballare mentre lui rievoca la sua passione da dj.
Nell’attesa che arrivi il taxi Genesis e Bel fanno modo e maniera per portarsi a letto Evan, facendosi trovare completamente nude in bagno. Lui rimane indignato, imbarazzato, ma alla fine costretto a fare sesso con entrambe. La mattina scopre che la sua casa è nel bel mezzo di atti vandalici: in cucina emergono stalattiti di cibo e le opere d’arte della moglie sono ricoperte da disegni osceni. Spazientito, riesce a suon di minacce a riportarle a casa, credendo di essersi sbarazzato di loro.
Chiaramente la calma non può durare a lungo, le ragazze fanno nuovamente irruzione nella sua casa e stavolta sono più agguerrite di prima: lo legano al letto e lo filmano mentre fa sesso con una di loro dicendo, per di più, cose davvero imbarazzanti. Il tutto va finire sui social, ed ecco che una parte della sua esistenza è già rovinata.
La vicenda continua per tutta la notte con battaglie a suon di forchetta e torture a base di musica a palla. La situazione degenera ulteriormente con l’arrivo di Louis (Aaron Burns), incaricato di prelevare l’opera d’arte di Karen. Inizialmente cascato nella bugia delle due ragazze, si reca all’interno per compiere il suo dovere, senonché si accorge di come è ridotta l’opera d’arte e nel ribellarsi, finisce allegramente ucciso! Chi viene accusato per questo? Ma ovviamente Evan, incastrato grazie ad un abile gioco di sms!
Eli Roth torna al torture porn con Knock Knock
In una sola notte e per essere stato troppo gentile, il pover’uomo si ritrova con casa e reputazione completamente in frantumi!
Una storia che sfiora i limite dell’idiozia, che dovrebbe spaventare, ma finisce per provocare solo una smorfia di ilarità e incomprensione. Si rimane nel limbo dei corpi impeccabili di Lorenza Izzo e Ana de Armas, intrappolati tra le mura domestiche e bizzarre che trasudano ipocrisia: ogni dettaglio è lì per ricordare che il protagonista è un uomo per bene e che ama la sua famiglia. Sullo schermo i tre personaggi appaiono come burattini da manovrare per fare mandare avanti il film, non esiste una vera interazione, non si concepisce il ragionamento e non esiste la furbizia. D’altro canto è molto spesso questa la logica degli horror: individui che uccidono senza pietà e senza ragione, peccato però che Genesis e Bel vogliano solo fare sesso e far comprendere a Evan che anche lui ha dei punti deboli.
Apprezzabile in ogni caso la voglia di sperimentare insita in Eli Roth che fa di questa pellicola un prodotto gradevole, ma nulla di trascendentale.
È evidente che per bussare alla porta della perfezione non basti un semplice Knock Knock, servono dialoghi e personaggi all’altezza delle proprie pretese!