Ghostbusters – un sequel necessario per gli acchiappafantasmi?

Non vediamo l’ora che siano passati cinque anni da ora per sapere quello che tutti pensano veramente del remake dei Ghostbusters e delle nuove acchiappafantasmi.

Mettiamo in chiaro subito due punti:

  1. Il trailer del remake di Ghostbusters è brutto. Tremendamente brutto. Brutto in modi che non si vedevano da prima del 1997 o giù di lì. Questo non significa necessariamente che lo sia anche il film – ci sono stati tantissimi bei film con dei trailer orribili – ma come oggetto creativo a se stante, è quel genere di cosa che uno studio dovrebbe essere imbarazzato nel rivelare.
  2. Rifare Ghostbusters è la peggiore idea nella storia delle idee (basti pensare al tremendo numero di non mi piace sul trailer di Youtube) che chiunque potesse partorire a Hollywood – e se cercate un metro di giudizio, tenete presente che una delle forze creative principali dietro a questo remake è anche legato a Play-Doh: The Movie.

Certo, non è un segreto ormai che fare remake di classici è quasi sempre una cattiva idea. Remake belli esistono, ovviamente, ma sono davvero pochissimi esemplari. Anche se in qualche modo “funzionassero” al meglio delle aspettative, quando il materiale di partenza è un vero classico al massimo si potrebbe aspirare a ottenere una menzione speciale a fondo pagina nel libro della storia del cinema, di sicuro non si “usurperebbe” la posizione dei grandi film. Quando il mondo pensa a King Kong, il primo pensiero va a Fay Wray, non certo a Jessica Lange o a Naomi Watts.

Remake si o no?

Ghostbusters

Di solito i remake belli sono quelli che vengono fatti per quei film che in originale magari erano carenti in qualche aspetto. Idealmente il motivo per fare un remake dovrebbe l’avere una buona idea di base che per qualche motivo (qualunque esso sia) non sia stata esplorata completamente al tempo dell’originale – si pensi a La Cosa di John Carpenter, a La Mosca di David Cronenberg o a Ocean’s 11 di Steven Soderbergh. Forse perché la tecnologia non era ancora abbastanza avanzata per il film, o perché gli spettatori del periodo non sentivano ancora propri gli aspetti del film, o perché i filmaker e il  cast non erano equipaggiati correttamente; in questi casi un remake può venire fuori in maniera veramente eccezionale. Nessuna di queste circostanze è però il caso per i Ghostbusters.

Il film dei Ghostbusters è un classico moderno, uno dei migliori film della sua era tra i film di genere fantasy/fantascientifico. Non è solo un’altra commedia “nostalgica degli anni ‘80” ritirato fuori dalla naftalina (in pochi avrebbero da ridire per un remake di Scuola di Polizia o di La Rivincita dei Nerds); Ghostbuster è una vera e propria pietra miliare, al pari di Star Wars e I Predatori dell’Arca Perduta in un pantheon di film appartenenti a quella categoria con l’etichetta  “perché farne un remake?” – film che con la loro unica combinazione di elementi sono praticamente impossibili da replicare. È vero che le premesse di base sono forti (esorcismi eseguiti da tipi che sono più degli sterminatori che non preti o maghi), ma ciò che veramente ha elevato il film a un altro livello sono le particolari condizioni checonvergono una volta nella vita: quegli attori, con quello script, con quel regista, in quel particolare momento e posto (ovvero la New York City degli anni ’80). Se vi servono prove di quanto miracolosa la combinazione momento giusto/posto giusto sia stata, vi basti ripensare che quasi tutto lo stesso staff di creatori e artisti si è ritrovato in Ghostbusters II … e persino loro non sono riusciti ad arrivare allo stesso livello del primo una seconda volta.

Alla scoperta del nuovo Ghostbusters:

Ghostbusters

Francamente bisogna avere una certa temerarietà per giocare la mano anche quando l’originale aveva già tutte le carte vincenti. Non è proprio un’idea grandiosa, ma come si dice la fortuna aiuta gli audaci – e il colpo di scena rispetto all’originale del regista Paul Feig è stato quello di rifare un film che è praticamente la quintessenza del “club per soli uomini” in uno in cui il cast principale è composto da sole donne (che hanno per segretario uno dei più noti volti dei film azione e di supereroi degli ultimi tempi, ovvero Chris Hemsworth) che si qualifica come una scelta assolutamente ispirata: è inaspettata, è una novità, dà al remake un’identità propria già in partenza e costruisce un muro di protezione contro un motivo di pigrizia creativa: non si può vagare per Los Angeles alla ricerca di un qualsiasi comico che ricordi di più Bill Murray.

Sebbene non ci sia nulla di innatamente “sbagliato” in un film che diventi parte di una conversazione culturale più ampia, il livello di odio sessista che è stato lanciato al nuovo Ghostbusters ha già provveduto a sopraffare del tutto l’esistenza del film stesso. Lo sbraitare e la retorica di odio (che, bisogna sottolinearlo, vengono entrambe per lo più da gente che non solo non ha visto il film ma che ha chiaramente preso una decisione prima ancora di vedere anche il trailer) ha effettivamente portato il film a essere un argomento in più, che va al di là del cambiamento sessuale, culturale o demografico, in una vera e propria lotta – una situazione alla “Passione di Cristo” dove in molti usano la loro opinione riguardante il film per illustrare una loro visione più ampia… o per attribuire il loro punto di vista su altri.

In queste situazioni, il film diventa, più che un lavoro in se stesso, un vero e proprio referendum su qualunque sia il soggetto scelto: essere “contro” il remake dei Ghostbusters si traduce nell’essere “contro” le donne nelle commedie, diventa l’uomo nero di ciò che è “political correct,” al punto che se anche una di queste persone che hanno gettato odio sul film dovessero vederlo e lo trovassero bello, difficilmente lo ammetterebbero persino con loro stessi.

Il lato positivo è che quasi nessuno vorrà essere associato con queste persone che sputano sentenze così sessiste su questo film in particolare. E così in quanti (soprattutto nella stampa) opteranno per una valutazione positiva, anche se la reazione iniziale era praticamente l’opposto, solo per non essere associati con queste persone o per dare loro ragione? Non è tanto il cuore al posto giusto che “salverà” questo film dovesse rivelarsi un flop, ma se dovesse essere al disotto della media o anche solo passabile la gente tenderà a considerarlo eccezionale solo per schierasti dalla parte giusta di questa discussione che non c’entra più assolutamente nulla col film. Queste sono le ipotesi più estreme, che si basano sull’improbabile scenario che il film sia o estremamente eccezionale o tremendamente orribile da presentare una sfida cognitiva- dissonante alle percezioni di quelli che lo appoggiano e di quelli che non lo fanno. Il caso più probabile è che, come molti moderni blockbuster estivi, il film si collocherà da qualche parte al centro tendendo verso l’una o l’altra estremità; con persone che saranno predisposte a farselo piacere e altri che avranno le loro cattive aspettative confermate. È lo scenario dove il film smette di essere al centro della discussione per quello che è, una vera sfortuna, perché significa solo un aumento delle discussioni che riguardano la qualità (o la sua mancanza) “rappresentata” piuttosto che vedere se il film è buono in qualche aspetto (o per qualche ragione). Ed è un vero peccato, perché ci sono molte ragioni per sentirsi sia ottimisti che apprensivi per questo remake che non hanno nulla a che fare con questa “guerra culturale” in atto.

Oltre all’evidente cambiamento del sesso dei personaggi principali, quello che più lo allontana dal suo originale da quanto visto dal trailer (che non può essere la qualità ancora sconosciuta del film) è l’approccio che ha verso lo humor. L’originale ricavava il suo umorismo per la maggior parte dai dialoghi e da acute gag, mentre nei trailer del nuovo possiamo vedere gag più esplicite e semplici. Sembrano, a voler essere caritatevoli, il tipo di trailer che vedremmo per qualche film di Adam Sandler: gente che corre, cade, inciampa su oggetti, urla in modo fastidioso nell’obbiettivo, ecc. – e non è un buon segno. Certo, è evidente anche senza dirlo che il prodotto finale potrebbe essere tutto l’opposto. Molti trailer oggigiorno sono strutturati in modo da far sembrare i film come veloci, semplici, chiassosi e più espliciti possibili, in modo da ottenere un consenso tra età, linguaggi e culture differenti, per prima cosa. Un altro motivo è che nell’originale c’erano abbastanza gag simili da volerle richiamare nel trailer. In effetti, il primo Ghostbusters è praticamente un pezzo d’arte che rendeva le cose sia ovvie che sofisticate: il trio dei fondatori che scappa per lo spavento a gambe levate dalla biblioteca (scena che ha un omaggio nel nuovo trailer) è una scena semplice e divertente, ma non perché i Ghostbusters scappano inciampando in tutto e tutti creando scompiglio in giro, è la fuga la parte divertente. Dopo aver visto Venkman, Spengler e Stantz parlare del soprannaturale in maniera distaccata e scientifica per tutta l’introduzione del film, a conti fatti, trovandosi davanti al fenomeno vero e proprio, sono i primi a raggiungere la porta per la paura. È questa la parte divertente. La stessa scena nel nuovo trailer finisce con Kristen Wiig ricoperta di vomito di fantasma. Divertente? Forse, ma va considerato che anche la “sliming” gag del film originale era molto più sofisticata. Venkman viene “smerdato” al Sedgewick Hotel fuori inquadratura e la parte divertente non è “Peter è ricoperto di schifezza verde!” ma più che altro è il fatto che lo spaventoso attacco fantasma si rivela essere più fastidioso che altro – unita alla reazione entusiasta e ingenua di Ray. Potrebbe avere la stessa componente intelligente la gag dell’ecto-vomito della Wiig? Ovvio. Così come potrebbero averle l’improvvisato esorcismo di Melissa McCarthy e le altre gag viste nel trailer.

Un trailer davvero così riuscito?

Ghostbusters

Ma se bisogna prendere il trailer come rappresentativo del prodotto finito, questa sarebbe proprio un’opportunità mancata, non solo perché, se proprio doveva essere rifatto, Ghostbusters meritava di più della risposta con generi invertiti al film Pixels, ma anche perché le attrici coinvolte meritavano di più ed erano perfettamente in grado di dare di più.

Wiig, McKinnon e Jones sono tutte veterane della stand-up comedy e tutte e tre sono veterane anche tra i talenti del Saturday Night Live, tutte pratiche di umorismo sottile e dialoghi acuti che erano l’essenza del film originale. McCarthy forse sarà più conosciuta per la sua comicità spicciola, ma possiede anche una varietà di capacità linguistiche da rivaleggiare con le altre. Sarebbe un peccato enorme non mostrare qualcosa di tutto questo, favorendo invece una performance spicciola strappata direttamente da cartoni come Far Side (il supergenio Wiig che spinge una porta laddove c’è scritto di tirare) o da altri film (il salto mancato dal palco arriva direttamente da Mean Girls e da un’altra dozzina di altre fonti).

Parlando di Leslie Jones, una discussione separata è nata intorno al suo personaggio che illustra un altro (per mancanza di parole meno abusate) problema che porta il film ad essere baluardo di una causa: potrebbe oscurare l’abilità di parlare di altri aspetti del film stesso. Il personaggio della Jones (la MTA della metropolitana che si unisce alla squadra dopo il suo incontro con dei fantasmi) è l’unica non scienziata del gruppo e nel trailer imposta le sue battute puntando alla distinzione tra la sua “intelligenza di strada” da quella scientifica delle altre. Chiaramente è un’altra interpretazione ampia che può essere ben diversa nel film, ma non si può girare intorno al fatto che dal trailer si deduce che di un team di quattro membri, l’unica che non ha capacità quasi magiche in campo scientifico sia anche l’unico membro del team di colore. E questo per le dinamiche dei personaggi è una vera sfortuna, accentuata dal fatto che i grandi momenti di ilarità che coinvolgono la Jones e che si vedono nei due (fino ad ora rilasciati) trailer si basano sulla sua corporatura, più alta rispetto alle altre, e sul gridare pseudo scritture mentre schiaffeggia una posseduta McCarthy. Di nuovo, è possibile che il tutto abbia un ruolo diverso preso nel contesto del film (Jones è una formidabile e dotata veterana dello humor e molto del suo personaggio comico, particolarmente su SNL, si basa sulla sovversione del abusato stereotipo della “rumorosa donna di colore”).

Per ora, comunque, quella certa non curanza nel dare il proprio apparente appoggio a stereotipi del genere danno al trailer un look negativo. Questa è una discussione importane, ma ci sarà spazio per approfondire questa sfumatura nella corsa a consacrare il film come progressista dono del cielo? Un film può essere molte cose, buone o cattive, e avere molti strati – una causa no. (Dato che il paragone è inevitabile: Winston Zeddemore interpretato da Ernie Hudson era anche lui il “ragazzo normale,” ma non aveva un “esperienza metropolitana” – il personaggio originariamente era stato scritto per essere un ex-Marine altamente specializzato, più competente a livello tecnico e professionale rispetto ai re strambi scienziati e nel film finale è fondamentale per comunicare in parole più comprensibili quello che sta succedendo alle autorità competenti). Non sono solo le sfumature caratteriali che il trailer non sembra intenzionato a comunicare. Non sembra esserci neanche un tema in gioco, cosa che risulta preoccupante dato che le tematiche sono proprio il motivo per cui il franchise è durato così a lungo: scienza contro soprannaturale; acume tecnologico come cura per un cattivo spirituale; un finale che vede esseri umani sventare letteralmente un’apocalisse e sconfiggere un Dio, ecc. La storyline del remake ipoteticamente si basa sul tentativo di ricreare un’amicizia rotta, quella tra i personaggi di Wiig e McCarthy, un tempo migliori amiche separatesi per le loro differenti vocazioni (una scienziata “vera” e l’altra una cacciatrice di fantasmi convinta), che è un buon inizio per una storia… e allora perché nel trailer non ci viene mostrato nulla del genere? Pensando che gli spettatori andranno a vederlo solo se pensano sia un insieme senza fine di gag, o è proprio questo il film che hanno fatto?

Un fallimento dal principio?

Ghostbusters

Non c’è poi risposta ad una delle domande più pressanti: perché fare così tante citazioni dell’originale e farne un remake invece di un seguito tipo passaggio di testimone, che avrebbe di sicuro attirato meno rabbia dai fan “preservando” la continuità dell’originale?

Questo è un altro dei motivi per cui è un vero peccato, comunque risulti essere il film, che probabilmente sentiremo parlare molto di più sul cosa la gente pensa del grande e simbolico problema che è stato proiettato sul film piuttosto che chiarire il “senso” reale del nuovo Ghostbusters nella cultura popolare prevalente. Forse sarebbe comunque stato questo il caso, anche se non in relazione del dibattito sessista, magari saremmo stati a discutere dei meriti di tutti i remake in generale piuttosto che su questo in particolare. Rimane comunque una sfortuna.

In molti aspetti, si ha la sensazione che Ghostbusters sia già destinato al fallimento dal principio: un remake non necessario di un film del quale la maggior parte degli spettatori non aveva chiesto un remake e che i fan vedranno sempre con sospetto.

Merita comunque di essere valutato per i suoi meriti come film e non con quelli che alcuni tipi su internet pensano siano i suoi meriti.