Rocco e i suoi fratelli: presentata la versione restaurata
Al Cinema Farnese, una deliziosa sala d’essai situata nel cuore di Roma a Campo de’ Fiori, tutta la giornata di lunedì 14 Marzo è stata dedicata alla presentazione del film Rocco e i suoi fratelli, capolavoro del 1960 di Luchino Visconti, restaurato in 4k dalla Cineteca di Bologna e Titanus, in collaborazione con Rai Cinema, The Film Foundation di Martin Scorsese e GUCCI.
Rocco e i suoi fratelli di Visconti sarà nelle sale italiane, in versione restaurata, per tutto il mese in occasione del 40° anniversario della morte del regista.
Rocco e i suoi fratelli è stato un restauro doveroso, rappresenta un film poderoso e importante della storia del cinema.
A parlarne lungamente al Farnese a Roma sono stati Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna, e Caterina D’Amico, figlia di Suso Cecchi D’Amico.
Farinelli ha raccontato che il nuovo restauro è stato supervisionato dallo stesso direttore della fotografia del film, Giuseppe Rotunno, che ha recuperato i tagli di censura avvenuti dopo la prima alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1960: in particolare, le due sequenze della violenza di Simone (interpretato da Renato Salvatori) su Nadia (Annie Girardot) e dell’omicidio ora restituite nella loro integrità. In film come questi, anche pochi secondi possono fare la differenza.
Quelle scene costarono caro a Visconti: il film fu osteggiato dai politici e bersagliato dalla censura, fu accusato di oscenità e dovette affrontare un processo che lo assolse soltanto sei anni dopo in modo definitivo, nonostante questi fattori incassò nelle sale di seconda e terza visione, in provincia più che nelle grandi città e fu molto apprezzato dalla critica.
In quegli anni il lavoro di Visconti era versatile e allo stesso tempo complesso, si impegnava non solo come regista di film così grandi, nel senso letterale del termine, ma anche in allestimento e regia di opere teatrali (collaborò molto con Maria Callas a cui era legato anche da una profonda amicizia), balletti, opere liriche. Tutto nei suoi lavori era curato, minuzioso, riusciva – nonostante i problemi di salute che già lo affliggevano all’età di 53 anni – a fare ‘tutto e bene’ come ricorda Caterina D’Amico. Quest’ultima ha poi svelato preziosi aneddoti circa la stesura del soggetto e della sceneggiatura e ha spiegato come l’inserimento di un’opera costituita come Rocco e i suoi fratelli nella carriera di Visconti non sia per niente casuale, ma frutto di un lavoro di ricerca, di fusione e contaminazione. La storia che ha dato origine al soggetto è stata stesa in un mese insieme a Suso Cecchi D’Amico e Vasco Pratolini e la sceneggiatura invece ha preso forma in un anno. La fusione di elementi di cronaca nera e elementi letterari ( tratti dal romanzo Il ponte della Ghisolfa di Giovanni Testori) è venuta fuori dalle menti e dalle penne di sceneggiatori dell’epoca giovani ma esperti, come ha sottolineato la D’Amico: oltre a sua madre Suso Cecchi D’Amico, si riferiva a Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa, Enrico Medioli e Luchino Visconti stesso, il quale del film disse: “Tutto si può definire, tranne che un film naturalistico”.
Gian Luca Farinelli ha invece raccontato come il lavoro di restauro in collaborazione con Martin Scorsese sia stato avvincente: “Scorsese si nutre di cinema, di cinema italiano, fa cinema perché ritrova le sue origini ( i nonni erano siciliani, ndr). Nella sua fondazione a New York ci sono tutti uffici piccolissimi per i suoi collaboratori, al centro c’è una sala grande con uno schermo dove ci ha accolti e dove gli abbiamo presentato il restauro. Martin è un uomo preciso, ha appuntato tutto, ha studiato. Collaborare con lui è sempre sorprendente”.
Il risultato finale è stato originale, diverso dagli altri lavori, unico.
A conferma di ciò, per la proiezione hanno presenziato non solo nomi del nostro cinema contemporaneo come: Paolo Virzì, Matteo Garrone, Valeria Golino e Isabella Ferrari ma anche la divina Claudia Cardinale. Lei quel film l’ha girato a 21 anni, intrepretando il ruolo di Ginetta: “L’incontro con Luchino fu per me determinante perché significò davvero entrare nel cinema dalla porta principale”, ricorda. Aggiungendo: ” E’ sempre un piacere ritrovarsi per il cinema e ritrovare il cinema!”