Bulli e pupe: recensione del film con Marlon Brando e Frank Sinatra
Dopo il clamoroso successo ottenuto a Broadway dall’omonimo musical, nel 1955 arriva nei cinema di tutto il mondo Bulli e pupe (Guys and Dolls in originale), per cui la Samuel Goldwyn Company arriva a sborsare una cifra astronomica all’epoca per i diritti (circa un milione di dollari) e a investire altri soldoni sonanti per assicurarsi la presenza nel film di grandi star come Marlon Brando, Frank Sinatra e Jean Simmons e per garantirsi l’operato del regista Joseph Mankiewicz, reduce dai grandi successi di Lettera a tre mogli ed Eva contro Eva. L’investimento si rivela azzeccato, e Bulli e Pupe, grazie anche alla strada aperta da musical di successo dell’epoca come Cantando sotto la pioggia, Un americano a Parigi e Spettacolo di varietà, conquista i botteghini, incassando nei soli Stati Uniti circa 13 milioni di dollari e si ritaglia un ruolo di primo piano fra i classici del genere musical.
Nathan Detroit (Frank Sinatra) e “Sky” Masterson (Marlon Brando) sono due incalliti giocatori d’azzardo newyorkesi, amanti della bella vita e restii a impegni sentimentali seri e duraturi. Nathan in particolare non si è ancora deciso a convolare a nozze con la fidanzata Adelaide (Vivian Blaine), nonostante i due siano fidanzati da 14 anni. L’uomo è decisamente più interessato alla prosecuzione del suo vizio, e per procacciarsi i fondi per allestire una bisca clandestina propone a Sky una scommessa sulla carta già vinta con una posta di 1000 dollari: il suo socio dovrà riuscire a portare a cena con lui Miss Sarah Brown (Jean Simmons), fervente religiosa e arruolata nell’Esercito della Salvezza. Nel tentativo di portare a casa la vittoria, Sky userà tutte le sue migliori armi, ma dovrà fare i conti con un cambiamento interiore che non si sarebbe mai aspettato.
Bulli e pupe: un classico del genere musical che patisce lo scorrere del tempo
Bulli e pupe si propone fin dalle prime battute come un musical leggero e frizzante, puntando forte sulla classe e sul carisma dei propri formidabili interpreti. Il risultato finale è un prodotto a tratti ancora godibile, ma invecchiato decisamente male. Dopo aver offerto un ritratto cinico e disincantato del teatro e dello spettacolo nel suo capolavoro Eva contro Eva, Joseph Mankiewicz qui non riesce mai a staccarsi dal tema portante della pellicola, composto dal progressivo ribaltamento dei ruoli nella nascente storia d’amore fra una donna in partenza seriosa e calata con anima e corpo nella propria attività (Jean Simmons) e un uomo in apparenza guascone e immorale (Marlon Brando), che in realtà si rivela più profondo di quanto gli altri credano. Un contrasto lui spavaldo\lei “rigidina” che nel 1955 poteva ancora essere apprezzato, ma che visto oggi perde gran parte del proprio fascino. La trama lineare e ampiamente prevedibile viene ulteriormente indebolita da una durata della pellicola francamente spropositata (poco meno di 150 minuti), che riesce a mettere in difficoltà anche lo spettatore più allenato. Nonostante questi difetti, Bulli e pupe riesce però a non naufragare mai, soprattutto grazie alle ottime musiche di Frank Loesser (fra le altre meritano una citazione A Woman in Love, Adelaide’s Lament e If I Were a Bell) e a dialoghi freschi e vivaci, che sentiti oggi fanno sorridere, ma che riescono ancora nell’intento di ravvivare il film nei momenti meno efficaci. Per quanto riguarda gli interpreti, fra i due litiganti Marlon Brando (sempre ottimo sul fronte della recitazione, ma decisamente a disagio per quanto riguarda il lato cantato) e Frank Sinatra (al contrario superbo nelle canzoni, ma imprigionato in un ruolo bidimensionale e di scarso spessore) a emergere a sorpresa è la splendida Jean Simmons, che conferisce grande profondità a un personaggio che a conti fatti si rivela il più riuscito del film, rendendo alla perfezione la progressiva perdita dei freni inibitori di Sarah e il suo lento avvicinamento ai comportamenti che all’inizio della storia rigettava. Di grande effetto ancora oggi la fotografia, che ci mostra una New York fatta di luci al neon e colori sgargianti e che fece guadagnare a Bulli e pupe una delle sue quattro nomination all’Oscar, insieme a quelle per scenografia, costumi e colonna sonora.
Nonostante alcuni difetti, Bulli e pupe è comunque una pellicola da recuperare per i cinefili appassionati di musical e per tutti i fan di Marlon Brando e Frank Sinatra, che non offrono le migliori performance delle rispettive carriere ma illuminano comunque il film con la loro eccezionale presenza scenica. Anche se il gusto, gli usi e i costumi del pubblico con il passare del tempo sono inevitabilmente mutati, a volte un salto indietro nel tempo può servire per capire da dove arriviamo, cosa siamo e dove stiamo andando. Ben venga quindi Bulli e pupe a farci compiere questo tuffo nel passato, anche con la sua ingenuità e leggerezza.