Totò, il Principe delle risate dell’anima: un ricordo
Quando si nomina Totò, pseudonimo di Antonio De Curtis, a sua volta abbreviativo di Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, l’immaginario filmico e culturale degli italiani e – come è giusto che sia – dei campani (ops! partenopei) zampilla di scene, gag, frasi cult e paradossi esilaranti.
Totò, insieme ad Eduardo De Filippo ma con risultati diversissimi, rappresenta uno dei punti centrali della cultura identitaria italiana.
Lei è un cretino, si informi!
(da “Toto, Eva e il pennello proibito” – 1959 regia di Steno)
Totò include una vastità di forme artistiche: non solo varietà, cabaret e commedia dell’arte quindi teatro puro e semplice ma anche cinema, tanto cinema e infine televisione con alcuni momenti davvero memorabili. La memoria di ciò che è stato Totò per la nostra storia non appartiene affatto alla sottocultura – come alcuni talvolta hanno voluto far credere – ma ad un’arte vasta, profonda, schietta e versatile.
A Napoli il personaggio è leggenda, sia a causa di alcune intricate vicende personali più o meno sparse lungo tutta la sua biografia, sia per i gesti filantropici di cui è molto facile avere testimonianza. Totò ha costruito una carriera davvero molto prolifica, in alcuni anni ha interpretato 4 film in media ed è stato diretto da molti autori importanti del nostro cinema, oltre 35 film diretti da Mario Mattioli, Camillo Mastrocinque e Steno. Ha interpretato film di Sergio Corbucci e Carlo Ludovico Bragaglia, ha magistralmente contribuito – seppur in misura minima – ad alcuni capolavori come I soliti ignoti di Mario Monicelli e Uccellacci e uccellini di Pier Paolo Pasolini. Ha avuto quelle che un tempo si chiamavano ‘spalle’, ovvero attori di altrettanta bravura il cui ruolo però spesso era quello di contenere la sua maschera dalla personalità straripante: Aldo Fabrizi, Peppino De Filippo, Nino Taranto, Mario Castellani, Macario. Un legame forte e fontamentale è stato sicuramente anche quello con Eduardo De Filippo.
Dal bugigattolo dove mi trovo non mi è dato vederlo lavorare, ma di sentirlo e immaginarlo com’è, come io lo vedo come vorrei che lo vedessero gli altri. Non come una curiosità da teatro, ma come una luce che miracolosamente assume le fattezze di una creatura irreale che ha facoltà di rompere, spezzettare e far cadere a terra i suoi gesti e raccoglierli poi per ricomporli di nuovo, e assomigliare a tutti noi, e che va e viene, viene e va, e poi torna sulla Luna da dove è disceso.
(dal ricordo di Eduardo De Filippo per “Paese Sera” del 1967
Oggi ricordiamo Totò nell’anniversario della sua morte, una di quelle morti che come per molti altri artisti di questo calibro non è mai avvenuta poiché Totò è stato persona e artista e talvolta ha sommato grandiosamente queste due identità fondendole nell’unica categoria possibile per qualificarlo: il Principe.