Grotto: recensione del film vincitore al Giffoni Film Festival
Un esserino ghiacciato dai profondi e sinceri occhi blu, incapace di parlare ma perfettamente in grado di esprimere sentimenti ed intenzioni, soprattutto a chi sa ascoltare anche con il cuore: è Grotto, il protagonista del film di Micol Pallucca, vincitore alla passata edizione del Giffoni Film Festival nella categoria Elements +6.
Recitato da un cast di soli bambini, alcuni dei quali assoluti esordienti, Grotto racconta una storia a cavallo fra Goonies ed E.T., in cui l’amicizia abbatte ogni barriera di egoismi e rivalità per perseguire il bene comune di salvarsi la vita.
Grotto: l’esserino di ghiaccio che scalda il cuore
Luca, Aldo e Michele sono un gruppo di amici affiatati e alla ricerca di nuovi modi per divertirsi e farsi i dispetti; compagni di scuola e di scorribande, un giorno decidono di sottoporre lo sventurato Carlo ad una prova di coraggio, una sorta di iniziazione che, se superata, permetterà al ragazzino di entrare a far parte della combriccola. Tale prova consiste nell’entrare in una chiesa abbandonata e prelevare un teschio contenuto in una teca; Carlo si fa coraggio e decide di tentare l’impresa ma, una volta giunto in prossimità del traguardo, il pavimento cede sotto i suoi piedi ed il ragazzo viene catapultato all’interno di una grotta ghiacciata, trovandosi senza possibilità di uscita. Resosi conto dell’accaduto, i tre amici, insieme alla sorellina di Luca, giunta sul posto a curiosare, decidono che l’amicizia non conosce paure e difficoltà e si calano nella voragine alla ricerca del loro amico perduto. Chi li aiuterà a trovare l’uscita?
Grotto presenta i maggiori punti di forza nella spontaneità dei suoi interpreti e nella fotografia splendida dei luoghi in cui è stato girato, le suggestive Grotte di Frasassi, situate all’interno dell’area del Parco Gola della Rossa e di Frasassi, costituite da percorsi sotterranei di oltre 30 km di intrecci di cunicoli e caverne su varie profondità, considerate uniche al mondo per la loro spettacolarità.
Il gioco di riflessi che si crea fra roccia, ghiaccio e stalagmiti è lo scenario perfetto per far emergere una creatura magica e misteriosa, capace di curare le ferite con il solo suo tocco e di comunicare attraverso intense espressioni e buffi suoni gutturali. Peccato averla introdotta nella pellicola solo dopo la prima metà del film, facendo sì che la sua collocazione all’interno del narrato risulti un po’ improvvisata e non perfettamente assortita. Tuttavia, anche se ci sarebbe piaciuto veder sviluppare questa singolare amicizia con più gradualità e avere l’occasione di esplorarne più sfaccettature, resta il fatto che Grotto rappresenta una piacevole novità nel panorama italiano dei film per ragazzi, un merito giustamente premiato al Giffoni.
Un finale aperto, sospeso fra realtà ed immaginazione, corona questa piccola ma ricca opera allegorica, portatrice di un importante messaggio sull’amicizia ma anche sull’ inesistenza del problema della diversità, laddove ciò che accomuna ed avvicina gli individui non è l’apparenza ma la condivisione della ricchezza del loro mondo interiore. Non solo: l’aspetto fisico – talvolta non ideale – è spesso il risultato della proiezione di un proprio mondo interno e – come nel caso del piccolo Grotto – del nostro sforzo per adattarci ad un ambiente ostile nelle caratteristiche estrinseche o intrinseche.
Fra risate e tenerezza, il piccolo Grotto ed i suoi nuovi amici umani vi aspettano al cinema a partire dal 26 aprile, grazie a Thalia Film. Il cast è composto da Christian Roberto, Gabriele Fiore, Samuele Biscossi, Iris Caporuscio e Leonardo Similaro.