Pelé: recensione del film sull’icona mondiale del calcio
Il 2016 sembra essere l’anno delle icone dello sport: solo un mese fa usciva nelle sale cinematografiche italiane Race – Il colore della vittoria, il film sul celebre Jesse Owens e le sue memorabili doti fisiche e umane. Ora è la volta di Pelé, icona calcistica che ha rivoluzionato il nostro modo di definire il bel calcio. Il film, diretto da Jeff e Michael Zimbalist, narra la storia del calciatore dagli anni della sua infanzia, vissuti nel villaggio brasiliano di Bauru, fino alla memorabile World Cup del 1958, dove il Brasile trionfò dopo la devastante sconfitta del 1950 (responsabile di malcontento e addirittura suicidi), e della successiva partecipazione del 1954, che vide ancora una volta il Brasile ben lontano dai risultati ottenuti solo quattro anni dopo. Ma partiamo dal principio: chi è Pelé? Il suo vero nome è Edson Arantes Do Nascimento, anche se i genitori lo chiamano Dico. Il soprannome con cui ancora oggi è conosciuto in tutto il mondo, invece, deriva da una presa in giro di un giovane bambino, José. Infatti un giorno, mentre la madre di Dico è intenta a svolgere il suo lavoro all’interno della casa dove abita José, nasce una discussione tra lui e Dico per una pronuncia sbagliata di un famoso portiere. Così José finisce per soprannominare il futuro calciatore proprio con il nome di Pelé. Qualche giorno dopo, durante un torneo di calcio giovanile del villaggio, la squadra di Pelé e quella capitanata proprio da José si scontrano nella fase finale ed è qui che il futuro campione riesce a dar prova di un gioco di alto livello, superiore a quello di tutti i ragazzi in campo. Questo è l’inizio della carriera del giovane Pelé, prima convocato dalla squadra di Santos FC, poi dalla Nazionale di Calcio Brasiliana a soli 16 anni.
Pelé: il film dei fratelli Zimbalist che arriva al cuore
Lo stile inconfondibile del giovane calciatore è la ginga, un modo di giocare ben lontano dal mantenere la palla a terra, come vorrebbe il suo allenatore. Ma cosa rappresenta la ginga nel cuore dei brasiliani? Oltre ad essere un modo di giocare scenografico e di grande impatto visivo, è un modo di essere e rappresenta le origini del paese sudamericano. Rimuovere la ginga dal cuore del calcio brasiliano e cercare di emulare il gioco tattico europeo non funziona, ma è quello che viene detto di fare a Pelé: deve rimuovere questa caratteristica dal suo gioco e imparare a muoversi all’interno dei rigidi schemi tipici delle squadre europee. Ma con questo tipo di allenamento Pelé non è se stesso e non riesce a tirar fuori ciò che lo renderà un’icona mondiale. Il periodo di crisi di Pelé e dell’intera squadra viene superato nel momento in cui gli atleti riscoprono la propria anima e riconoscono la propria storia. Sarà proprio il loro “essere brasiliani” che li porterà a vincere i mondiali e passare da “squadra sfavorita” a “prima squadra a vincere una World Cup fuori dal proprio paese”.
Pelé è un film che arriva al cuore nella sua capacità di intrecciare diversi livelli di lettura, strappare il sorriso dello spettatore nelle scene di Pelé-bambino e alternare momenti di pressione e rivalità alla gioia e sostegno familiare. Il calcio viene visto come riflesso della considerazione del proprio paese nel mondo, la ginga come la vera anima storica, e Pelé come un calciatore eccezionale e giovane, con le sue debolezze e preoccupazioni ma soprattutto con una forte ricerca di identità. Pelè vi aspetta nelle sale italiane dal 26 maggio distribuito da M2 Pictures.