Cannes 2016 – Personal Shopper: recensione del film di Olivier Assayas
Personal Shopper (trailer), l’ultimo film del regista francese Olivier Assayas presentato a Cannes 2016 in Concorso nella Selezione Ufficiale del Festival, è per definizione una ghost story, che vede Maureen (la sempre più convincente Kristen Stewart), una giovane assistente allo shopping di una celebrità, alle prese con l’attesa che lo spirito del fratello gemello, scomparso tre anni prima, le si manifesti per rassicurarla sull’esistenza dell’ aldilà e permetterle così di lasciarsi alle spalle il lutto e riprendere la propria vita.
Una storia che ha il sapore del thriller esistenziale, in cui Olivier Assayas gioca – come è solito fare – con quel sistema di specchi a doppia via in cui le persone si riflettono e si scontrano, nell’impresa di conciliare la propria immagine ideale di sé con una realtà che spesso mostra la necessità di accettare anche il proprio lato oscuro, per poter vivere superando i tormenti.
Personal Shopper: Olivier Assayas abile auriga di un inquietante viaggio negli abissi dell’identità umana
Maureen ha 25 anni e l’unica cosa che la lega a Parigi è il desiderio di stabilire un contatto con Lewis, scomparso tre mesi prima a causa di una malformazione cardiaca con cui entrambi sono nati; un’attesa di un segno che, quindi, si fa contemporaneamente inconscia preoccupazione che lo stesso destino di compia per lei, mentre dalla fusione col fratello emerge sempre più urgente e spaventosa la ricerca di un’identità propria.
Un’identità nascosta forse fra gli abiti sfavillanti e proibiti che Maureen acquista ogni giorno per Kyra (Nora Von Waldstätten), la sua datrice di lavoro, e che – essendole proibito – smuovono il desiderio impetuoso di essere indossati, per sentirsi anche solo per un breve momento un’altra persona, un’altra donna, libera dalla persecuzione di un’ombra di cui progressivamente si perdono i contorni.
Olivier Assays costruisce un film che è insieme giallo e thriller psicologico, scandendo le scene al ritmo vincente ed attuale della tecnologia odierna, in particolare quella degli smartphone, fornitori di quelle risposte rapide e immediate che lo svolgersi della vita tarda a rivelare.
Se in Sils Maria le tematiche del doppio, della ricerca di se stessi e dell’inversione di identità avevano assunto la forma teatrale della messa in scena, in Personal Shopper il regista decide di espandere il tema dell’oscuro attraverso un dialogo con un interlocutore ignoto ed inquietante che, a ritmo di sms, pone domande indesiderate, in grado di mettere irreversibilmente Maureen al cospetto di se stessa, spalle al muro con le proprie emozioni celate ed irrisolte e, per questo, persecutorie.
Un film sostenuto da un montaggio perfetto, capace di mantenere lo spettatore incollato allo schermo fino all’ultima rivelazione finale con ritmo, tensione e riflessione continua, grazie a dissolvenze che suggeriscono senza dichiarare ed una fotografia fatta di chiaro-scuri degni di Hitchcock.
Ancora una volta Olivier Assayas si dimostra maestro nel mettere in scena gli abissi della mente umana, creando un film che mostra come l’essere umano sia una sintesi imperfetta di paura, desiderio e rimozione di quelle parti indesiderabili ma fondanti del proprio essere.
La seconda ottima prova di Kristen Stewart accanto al regista francese, consacrazione di una collaborazione che potrebbe portare entrambi molto lontano.
Personal Shopper uscirà nelle sale cinematografiche francesi il 19 ottobre; ancora nessuna notizia sulla distribuzione italiana che- siamo certi- non tarderà ad arrivare; nel cast del film anche Lars Eidinger, Sigrid Bouaziz, Anders Danielsen Lie, Ty Olwin, Pascal Rambert e Audrey Bonnet.