Cannes 2016 – Julieta: recensione del film di Pedro Almodóvar
A distanza di tre anni dal suo ultimo film, il Premio Oscar Pedro Almodóvar (Tutto su mia madre, Parla con lei) torna al cinema con Julieta (trailer), in Concorso nella Selezione Ufficiale di Cannes 2016.
Un film che affronta le tematiche care al più popolare regista del cinema spagnolo (le passioni, i turbamenti e le contraddizoni che dominano la vita e l’animo umano) senza calcare la mano con quelle provocazioni, soprattutto a sfondo sessuale, che hanno caratterizzato numerose altre sue pellicole.
Julieta racconta il doloroso percorso di una madre (intepretata da Emma Suárez e Adriana Ugarte) attraverso la rievocazione del proprio passato, alla ricerca delle possibili motivazioni che hanno potuto portare l’amata figlia ad abbandonarla all’improvviso, a distanza di anni dal difficile lutto per la scomparsa del padre. In una lettera che forse non verrà mai spedita, Julieta rivela per la prima volta i propri sentimenti, tenuti nascosti per anni, nella speranza che portarli alla luce possa aiutare, se non a ristabilire un contatto con la figlia, ad affrontare se stessa, tentando di risanare una ferita mai riemarginata.
Almodòvar riversa nel suo nuovo film ansie e preoccupazioni per una vita costellata di malattia, morte e abbandoni e pronta a far sentire responsabili le persone di eventi che, in realtà, sfuggono al loro controllo; Julieta è una donna consumata dal senso di colpa, esacerbato dal ripetersi ricorrente – all’interno della propria vita – di situazioni che l’hanno portata a dover pagare per azioni insignificanti. In particolare, la morte sembra colpirla ogni volta che si chiude in se stessa, rifiutandosi di parlare con le persone che le stanno intorno, in un carosello di presagi, simbologie e situazioni che riportano all’universo interiore del cineasta.
Julieta: le ossessioni di Pedro Almodòvar in un film più intimo che provocatorio
In Julieta, Almodòvar sembra parlare più con se stesso che con il pubblico, affrontando le proprie ossessioni sullo sfondo di una storia che fa delle simbologie il suo asse portante; tutto ciò che accade riporta al mare, una forza primordiale in grado di attrarre e contemporaneamente respingere, proprio come il suo moto ondoso, metafora di quel futuro ignoto che riserva novità e pericoli, due facce della stessa medaglia.
Il rapporto fra Julieta e la propria figlia è lo specchio di quel desiderio di allontanarsi da chi si ama all’apparenza inspiegabile ma, ad uno sguardo più approfondito, unica via di fuga da una vita in grado di portar via improvvisamente le persone a noi care e con loro noi stessi; scappare, allora, sembra essere l’unico modo per evitare quell’opprimente senso di responsabilità capace di far sentire colpevoli per ciò che non si avrebbe mai desiderato accadesse.
Un film circolare, privo di una risoluzione univoca, una riflessione sulle tante declinazioni della sofferenza e dell’incertezza con cui le persone affrontano la vita ed il dolore, un campo misterioso, impossibile da decifrare se non nel momento in cui lo si sperimenta, lasciando che invada ogni campo del proprio essere. Solo in quel momento si è pronti a specchiarsi nelle persone amate, col coraggio di chi – prima di abbassare le difese e mostrarsi – è riuscito a guardarsi profondamente dentro.
Julieta arriverà nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 26 maggio; nel cast anche Daniel Grao, Sara Jiménez, Priscilla Delgado, Blanca Parés, Imma Cuesta, Dario Grandinetti, Michelle Jenner, Pilar Castro, Susi Sánchez, Joaquin Notario, Nathalie Poza, Rossy De Palma, María Mera, Mariam Bachir.