X-Men: Apocalisse – recensione da letto del film di Bryan Singer
LEI: X-Men: Apocalisse, ultimo capitolo della saga dei cinecomic sui mutanti
LUI: spettatore per nulla impressionato
– Ok, spiegami, X-Men: Apocalisse: ti hanno avvisato che non siamo più nel 2000?
– Eh?
– No, dico, lo sai che siamo nel 2016, vero?
– E con questo cosa vorresti dire? Che non sono abbastanza moderna? Ho alcuni degli attori più titolati sulla scena! Ho fior fiore di effetti speciali, ho tutto il meglio della distruzione in CGI che si possa chiedere!
– Ok, vuoi che parliamo di CGI? Parliamone. Lo stato dell’arte della CGI, un budget milionario e mi fai vedere la distruzione di un ponte e le automobili che volano?
– Embè? Dov’è il problema?
– Vecchia, dai. Da quindici anni a questa parte ogni film che abbia dovuto mostrare la “potenza devastante” del villain di turno ha mostrato automobili che volano e ponti distrutti. Dai cinecomic ai film catastrofici. Cristo, abbiamo visto tutti i modi in cui è possibile distruggere un ponte, no? Forse sarebbe il caso di inventarsi qualcosa di nuovo, o almeno di provarci. O almeno di non propinare ANCORA la scena con i generali e i capi di stato che stanno nella sala delle emergenze e si guardano l’un l’altro con aria preoccupata e si sentono battute come “Mio dio, stiamo parlando dell’intero pianeta!” o “È la fine del mondo per come lo conosciamo, Signor Presidente”.
– Ma senti! E per questo non sarei un bel film?
– Oh, non sono gli effetti speciali il problema. È il tuo soggetto, X-Men: Apocalisse. Anzi, il modo in cui lo racconti.
– Il mio soggetto è semplice, carino: un mutante antico e potentissimo si risveglia dal suo sonno millenario, raccoglie attorno a sé quattro potenti gregari e mette in moto il suo piano per resettare la civilizzazione. In tutto ciò, ci sono gli X-Men con le loro vicessitudini, i loro problemi e le loro relazioni complicate. Facile e pulito. È una trama classica, certo, ma converrai che è sempre efficace.
– Convengo, convengo. I classici non stancano mai. Ma ripeto, il problema è come la racconti. La tua scena iniziale, in cui si presenta il personaggio di Apocalisse nell’antico Egitto, ricorda parecchio quella mezza cafonata di Stargate, ma ci sta. Anzi, è pure piacevole. Poi inizia l’inarrestabile declino.
– “Inarrestabile declino”? Sei un bruto!
– Eh per forza! I mutanti costretti a combattere in una gabbia li abbiamo visti nel primo X-Men. Cos’è, Bryan Singer che fa le autocitazioni? E Magneto (che era buono, poi cattivo, poi ancora buono) torna a essere cattivo perchè gli ammazzano la famiglia, e ci può pure stare. Ma il modo in cui le ammazzano proprio no, vecchia. E tanto meno Magneto che poi grida contro il cielo levando i pugni, diciamocelo!
– È una scena tragica! Insomma, cosa vuoi da me?
– Avrei voluto delle soluzioni narrative che non sappiano di muffa, tanto per dire. Avrei voluto che un attore come Oscar Isaac fosse messo nelle condizioni di dare vita a uno dei villain più carismatici del genere, invece gli sbatti in faccia un chilo di cerone e lo agghindi come un cosplayer di terz’ordine.
E avrei voluto che il bellissimo corpo di Olivia Munn, ossia Psylocke, non fosse stato costretto in un costumino di spandex che le dona il sex-appeal di un insaccato.
– Ma che palle! Sono stata fedele ai costumi originali dei fumetti, no?
– Non ti è passato per la testa che i costumi dei fumetti funzionano, appunto, nei fumetti? Non può essere che il cinema sia un linguaggio completamente diverso?
– Beh, sì, ma queste sono scelte dei costumisti…
– Un’altra cosa: bisognava proprio dare tutto quello spazio a Mystica? Lasciamo perdere che è un personaggio così insipido e mal scritto che persino Jennifer Lawrence ci fa brutta figura… Ai fini della storia non ha poi tutta questa utilità, non aggiunge nulla alla trama, no? Non è che ce lo avete messo dentro a forza perché Jennifer Lawrence è un’attrice che va forte?
– Beh, sì, ma queste sono scelte dei produttori…
– Già, i produttori. Vorrei capire, X-Men: Apocalisse: è stata una cosa voluta? Hanno deciso lucidamente di rinunciare a qualsiasi accenno di novità? La stessa regia, le stesse musiche, gli stessi costumi?
– Beh, abbiamo giocato in sicurezza, che problema c’è?
– Non è giocare in sicurezza, è far finta che i gusti del pubblico non siano cambiati e pretendere che le soluzioni narrative della fine del secolo scorso funzionino ancora oggi. Soprattutto, è cancellare le cose buone che venivano dai due film precedenti, X-Men: L’Inizio e X-Men: Giorni di un futuro passato.
– Ho capito. Secondo te sono un film da buttare, quindi.
– No, bellezza, non sei un film da buttare. Mi è piaciuto come inserisci gli eventi della trama nel contesto storico, e trovo che Sophie Turner sia una scelta azzeccata. La scena di Quicksilver su “Sweet Dreams”, poi, è spettacolare.
– Mpf…
– Ma tutto ciò è vanificato dalla ricerca del successo assicurato basata sui vecchi episodi della serie. Non mi resta che sperare che le cose cambino con il seguito di Deadpool, il film su Gambit con Channing Tatum e tutti i prossimi film del franchise.
– Non dire altro. Non starò qui un attimo di più, me ne vado. Chiamo un taxi…
– Arrivi tardi, X-Men: Apocalisse. Ti ho chiamato un taxi appena dopo quella tamarrata di Magneto che compone la “X” con le travi di acciaio. Non fare rumore quando chiudi la porta.