Le feste di Hollywood al tempo di Humphrey Bogart, Greta Garbo, Marlene Dietrich
Nel 1926, la star Alla Nazimova trasformò la sua tenuta di West Hollywood nell’hotel Il Giardino di Allah (the Garden of Allah), che attirò anche personaggi come Greta Garbo, Laurence Oliver e i fratelli Marx.
Quasi un secolo fa, molto prima che The Abbey divenisse il centro della vita notturna della disinibita Los Angeles, un altro punto caldo con un’attitudine disinvolta si intravedeva tra i fumi dell’alcool. Nel 1917, Alla Nazimova era una stella di Broadway – e una lesbica orgogliosa – che riuscì a fare il salto fino a Hollywood, firmando un contratto di una settimana da $14.000 con la Metro Picture, precursore della MGM. Divenne sicura di sé abbastanza da produrre i propri spettacoli, adattamenti di lavori di scrittori come Oscar Wilde e Henrik Ibsen.
Ma questi film si “autodistrussero.” Affrontata la bancarotta nel 1926, decise di trasformare la sua tenuta di 10 ettari all’angolo tra Sunset Bulevard e Crescent Heights in un hotel di prim’ordine destinato alle feste, comprendente 25 ville che circondano una sempre accessibile piscina. L’Hotel Garden of Allah aprì le sue porte il 27 gennaio del 1927. Prese il nome dal romanzo del 1904 di Robert Smythe Hichens che parlava di un monaco che produceva vino artigianale che abbandona i propri voti per andare a salvare un’ereditiera in Nord Africa; Charles Boyer e Marlene Dietrich interpretarono il ruolo degli amanti sfortunati in un adattamento cinematografico del 1936, primo film in Technicolor.
Lì dove c’era una festa adesso c’è un McDonald…
Passata una decade, il Garden divenne la “living room” di Hollywood; Humphrey Bogart, Laurence Olivier, John Barrymore, Charlie Chaplin, Vivien Leigh, Gloria Swanson, i fratelli Marx, Errol Flynn, Greta Garbo, Lillian Gish e Dietrich vissero tutti lì o ci fecero talmente tanti ricevimenti da sembrare quasi che fosse così. Le domeniche, Nazimova organizzava feste per sole donne per prendersi cura di quelle ragazze ingenue appena arrivate in città. (I ragazzi, intanto, erano i benvenuti nel mostrare i loro talenti nella vicina casa di George Cukor. “George sarebbe stato molto contrariato se si fosse verificato qualcosa di negativo” ricorda uno dei partecipanti. “Se Cole Porter aveva un debole per un ragazzo, molto gradualmente lo prendeva da parte e gli dava un numero di telefono da chiamare”).
Nazimova vendette il posto nel 1930 e ritornò a Broadway, proprio mentre gli intellettuali della East Coast si facevano strada verso ovest. George S. Kaufman, F. Scott Fitzgerald, John Steinbeck, William Faulkner, Ernest Hemingway e Dorothy Parker affluirono tutti al Garden per la sua atmosfera permissiva (e piena di alcolici) e per la sua luminosa e scaltra clientela. Quando Nazimova ritornò a Hollywood nel 1938, prese in affitto la Villa 24 e visse lì fino alla sua morte nel 1945.
Arrivati al 1959, l’un tempo splendente Garden era ormai squallido e trascurato. La Lytton Savings and Loan Co. comprò la proprietà per $775.000. Ma prima di radere al suolo il posto per fare spazio per una banca e un parcheggio il venditore, l’impresario di nightclub Morris Markowitz, decise di dare un’ultima festa in costume. Sua moglie si vestì da Nazimova, lui venne travestito da Cecil B. DeMille, e un migliaio di partecipanti si presentarono nei panni di star dell’era del muto come Valentino, Chaplin e Mea West. Salome di Nazimova – “una serra di orchidee di passione decadente!” – fu proiettato su uno schermo; entro la mezzanotte , la piscina era piena di bottiglie di liquore vuote. Oggi c’è un McDonald al suo posto.