Gomorra 2 – recensione del finale di stagione

Eccolo finalmente. L’epilogo della seconda stagione di Gomorra è arrivato. L’abbiamo tanto atteso e tanto abbiamo ipotizzato come sarebbe andata a finire.
La spunta Don Pietro, il boss legittimo, facendola pagare a Ciro? Che fine fa Genny?Oppure vince Ciro, l’Immortale, e Genny se ne torna a Roma come se niente fosse? Non sapevamo come sarebbe andata a finire; fare ipotesi era impossibile. Potevamo solo immaginare una serie infinita di finali plausibili, perché Gomorra è tutto tranne che scontata. L’unica certezza è che ci sarebbe stato un vincitore e che non avrebbe avuto molta pietà per il vinto.

Don PIetro_Gomorra

Allerta spoiler. “A’ finè ro’ juorno sta tutta ca’”. Sono state le ultime parole di Don Pietro, pronunciate davanti alla pistola puntata di un Ciro distrutto dal dolore. Un duello western alla Gomorra, in un camposanto, davanti alla tomba di Donna Imma. Era la fine necessaria. Per chiudere degnamente serviva la morte di uno dei tre protagonisti. È stato un finale sorprendente, crudo e degno di una serie come questa.

Gomorra è la serie più di successo della storia della televisione italiana. A marzo 2014 è stata venduta in più di cinquanta paesi con il titolo Gomorrah, in napoletano sottotitolato. L’hanno vista in Germania, in Francia e in Scandinavia, nel Regno Unito e in America Latina, negli Stati Uniti e in Israele. E’ una serie Sky e ciò ha reso facile sia la sua distribuzione all’estero, sia la realizzazione di una produzione di alta qualità. Gomorra sorprende gli spettatori dello Stivale perché, a detta di tutti, “non è la classica serie italiana”. L’idea di serie italiana corrisponde allo sceneggiato Rai, carino e divertente, sì, ma nulla rispetto ai grandi progetti di altri Paesi. Il confronto con le produzioni anglosassoni non regge.
Gomorra sembra essere diversa; sembra avere gli ingredienti giusti. Ottima regia (a quattro mani di Stefano Sollima, Francesca Comencini, Claudio Cupellini e Claudio Giovannesi) una storia credibile e avvincente, attori di livello medio-alto (benché praticamente sconosciuti), bella fotografia (di Paolo Carnera e Michele D’Attanasio) e bella colonna sonora (curata dal gruppo rock-psichedelico Mokadelic). Insomma, un nuovo standard di televisione: lo standard delle grandi produzioni (la seconda stagione aveva a disposizione un budget di 16 milioni di euro).

La seconda stagione di Gomorra ha rappresentato una conferma

Una conferma di successo e di qualità. Più seguita che mai, è cresciuta fino a diventare l’evento del martedì sera, in cima ai trend di Twitter, atteso con impazienza per tutta la settimana. Attesa ingannata facendo supposizioni su cosa sarebbe successo, su chi sarebbe morto, come e per mano di chi.
Nella seconda stagione abbiamo assistito alla dipartita di personaggi principali, primo tra tutti Salvatore Conte (Marco Palvetti). Conte, lo Spagnolo, serviva quasi da punto di equilibrio tra le parti. La sua morte è un taglio netto nella seconda stagione e la divide in un “prima” e in un “dopo”.  La presenza di Conte garantiva una sorta di tranquillità. Tutto il rispetto e il rancore di nemici e alleati sembrava riversarsi su di lui e ciò garantiva un equilibrio negli eventi della serie. Con la sua morte si è scatenato il caos. Una sorta di tutti contro tutti: da una parte Don Pietro Savastano (Fortunato Cerlino), pronto a riprendersi il suo posto, dall’altra Ciro Di Marzio (Marco D’Amore) e gli “Stati Uniti di Scampia e Secondigliano”, un’alleanza tra piazzette della droga. Poi c’è Genny Savastano (Salvatore Esposito), che in questa stagione ha rappresentato l’outsider, stufo di seguire i giochetti di Napoli e affascinato dal potere di Roma. Un tutti contro tutti durato una stagione intera, risoltosi solamente ieri sera.
Fino alla fine siamo stati col fiato sospeso, indecisi su cosa pensare, indecisi su come effettivamente avrebbero potuto svolgersi gli eventi. Fino alla fine quel singolo proiettile risolutore avrebbe potuto finire nella fronte di chiunque.

gomorra 2

L’ultima puntata di Gomorra 2 ci ha fatto tornare emozionalmente all’inizio di tutto, all’incertezza e alla curiosità. Quando non sapevamo cosa aspettarci da questa serie italiana così nuova e così strana. Ora sappiamo quanto può sorprenderci, quanto può farci arrabbiare e stare in tensione. Fino alla fine gli sceneggiatori hanno voluto dimostrarci fino a dove si possono spingere. Hanno aspettato due stagioni per dimostrarci che possono anche far uccidere una bambina, colpevole solamente di essere la figlia della persona sbagliata. Uccisa con l’illusione che baciare un crocifisso prima di premere il grilletto renda meno colpevoli. Uccisa a sangue freddo da un Malamore fedele fino alla fine ad un boss che ha perso ogni scrupolo. Sempre che qualche scrupolo ci sia mai stato.

Cosa significa, per Gomorra, la morte di Don Pietro?

La morte di Don Pietro scrive la parola fine ad un’epopea camorristica iniziata con un boss onnipotente, un figlio ingenuo e uno scagnozzo fedele disposto anche a bere l’urina del capo da un flûte per dimostrare le sue buone intenzioni. Ci hanno fatto assistere all’evoluzione di ogni personaggio; li abbiamo osservati andare alla deriva rispetto a ciò che erano. Abbiamo visto Don Pietro fingere la depressione, nascondersi e tornare più agguerrito che mai. Abbiamo visto Ciro tradire e ammazzare senza pietà. Abbiamo visto Genny crescere e perdere ogni ingenuità. Hanno mischiato le carte più e più volte facendoci immaginare alleanze, agguati e patti stretti sui tetti dei palazzi di Secondigliano.

Gomorra 2

Questo finale ci lascia in una situazione aperta, ma non troppo: con Don Pietro – questa volta definitivamente – fuori dai giochi, Ciro potrebbe finalmente ottenere il potere assoluto. L’Immortale, però, sembrava ad un passo (breve, breve) dal baratro e quel colpo di pistola potrebbe non bastare a risollevarlo. Genny, d’altro canto è a Roma, pronto a buttarsi negli affari, quelli veri. Basta piazzette di spaccio, qui si parla di appalti, politica e potere. Secondigliano non gli basta più.

La serie è stata rinnovata per altre due stagioni, ma non sappiamo ancora nulla con certezza. Né sui protagonisti, né sull’ambientazione, né sulla trama. Molto probabilmente scopriremo il destino del clan e delle alleanze; scopriremo il destino dei personaggi e i nuovi violenti giochi di potere che ci terranno incollati allo schermo.
Questo finale potrebbe corrispondere all’epilogo del capitolo “Savastano e Secondigliano”. In fin dei conti la morte di Don Pietro sarebbe una chiusura perfetta. Genny è a Roma, a fare il padre e a buttarsi nella mafia degli appalti. Ciro è perso nella disperazione. Una continuazione potrebbe non servire e Saviano ha raccontato – e racconta – molte storie diverse: la decisione di dedicare le prossime due stagioni a nuove vicende, potrebbe essere la scelta giusta. D’altro canto non è detto che questa venga considerata una conclusione soddisfacente per tutti. Staremo a vedere.
Da questo momento non resta che aspettare. Le riprese della terza stagione sono già iniziate e, a differenza dell’attesa tra la prima e la seconda stagione, dovremmo dover pazientare solo un anno. Fino ad allora, Statt’ senz’ pensier’.

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4.5
Sonoro - 4
Emozione - 5

4.3