Now You See Me 2: recensione
I maghi della truffa tornano al cinema in Now You See Me 2 tra originali stratagemmi e macchinazioni da smascherare, in un sequel più d’azione che di illusione sulla scia di un thriller avvolto dal mistero, dove il ritorno di vecchi nemici e la presunzione di novelli avversari costringeranno i Cavalieri ad esibirsi nel loro più grande inganno.
Costretti a vivere nell’oblio dopo i fatti che li hanno resi famosi in tutto il mondo, i Cavalieri sono pronti a riapparire per portare alla luce, grazie alle loro innate capacità, nuovi imbrogli immorali che intaccherebbero la privacy di tutti i cittadini. Eppure, sebbene ogni particolare viene programmato fin nel dettaglio, i loro piani sono continuamente scombinati dalla squilibrata mente di Walter Mabry (Daniel Radcliffe), figlio di una conoscenza dei Cavalieri e astuto, seppur paranoico, intenditore di scienza. Con inediti trucchetti da collaudare ed imparando a muoversi come un corpo solo, Atlas (Jesse Eisenberg), Merritt (Woody Harrelson), Jack (Dave Franco) e la spassosa new entry Lula (Lizzy Caplan), sotto la sorvegliante protezione di Dylan Rhodes (Mark Ruffallo) e dell’imperscrutabile Occhio, daranno vita ad un vero spettacolo che si concluderà alla mezzanotte dell’ultimo dell’anno lungo le sponde del fiume Tamigi.
Now You See Me 2 – Bisogna sempre ricordare che c’è molto di più di quello che si vede in superficie
La più grande abilità di un mago è quella di far credere che nel suo pugno vuoto ci sia molto più di quello che si potrebbe anche solo immaginare. Nondimeno, accade che talvolta si alzi troppo incautamente il tiro, facendo decadere un’ottima illusione che rimane così parzialmente svelata. Ed è esattamente ciò che avviene con Now You See Me 2, seguito dell’intrigante Now You See Me – I maghi della truffa, dove l’atmosfera di fascinazione del primo capitolo va leggermente sfumandosi per lasciare il palco ad un sequel godibile, seppur al di sotto delle aspettative. Richiamati i Cavalieri, combattuti tra lo scontare un celato destino da ladri o da maghi, la pellicola lascia un po’ andare i trucchi che avevano così accortamente formato la precedente opera ed attirato perciò l’attenzione degli spettatori, per dedicarsi ora ad una narrazione maggiormente incentrata sulla scoperta e sul raggiro. Se il controllo per un mago è fondamentale poiché modifica la percezione di chi ha di fronte, questo sfugge completamente di mano ai protagonisti, costretti a ricorrere continuamente ai loro assi nella manica pur di sottrarsi alla disturbata personalità di Walter Mabry e dei suoi collaboratori, un Daniel Radcliffe ormai senza bacchetta, ma con un’eccellente base di tecnologia. Oltre al pericolo materiale, anche i sentimenti di superbia ed ego sembrerebbero intaccare l’incolumità della spaesata compagnia, ma ciò che ci hanno insegnato molti film di illusionismo è non dimenticare mai che c’è sempre qualcosa in più di quello che si vede soltanto in superficie, e sarà infatti la bramosia di esibirsi e allo stesso tempo far del bene a permettere di superare completamente la minaccia, portando così i Cavalieri davanti al loro più grande pubblico: il mondo.
Magia e scene d’azione, una lunga preparazione al terzo atto…
Inganni su inganni per Now You See Me 2, presa la regia dopo la precedente direzione di Louis Leterrier da Jon M. Chu (Step Up 2 – La strada per il successo, Step Up 3, G.I Joe – La vendetta, Jem e le Holograms), il film presenta una sceneggiatura piuttosto, e purtroppo, superficiale, scritta nuovamente da Ed Solomon insieme all’aiuto di Pete Chiarelli. Ottima la prova del cast, al quale si aggiunge la freschezza dell’allegra Lizzy Caplan, vista sul grande schermo per film come The Wedding Party e The Interview e co-protagonista insieme al gallese Michael Sheen dell’irriverente ed interessante serie televisiva Masters of Sex, e dove il sempre convincente Mark Ruffallo ci esalta mostrando per la prima volta le sue doti da illusionista. Un sequel che perde le sue scene di magia per introdurne altre di azione, scelta poco azzeccata in quanto non coerente con il taglio dell’opera, la quale tuttavia non per questo risulta mal riuscita, ma si pone quasi come una lunga preparazione del suo terzo atto.