A Girl Walks Home Alone at Night: recensione
La tenera scena del ragazzo con il gattino in mano in A Girl Walks Home Alone at Night ha come sfondo un canale pieno di cadaveri. Un bianco e nero che lascia all’essenziale di essere percepito, come fa la nostra coscienza. Gli occhi del gatto, il filo rosso del film, sono lo sguardo, spesso in soggettiva, di noi, presenti e partecipanti. Giocando tra essere e apparire si susseguono relazioni di elementi contrastanti, come a ricordare che bene e male non si escludono, ma si completano.
La ragazza semplice, con la maglietta a righe che balla nella sua stanza è l’ombra nera che transita nella notte, pronta a sguainare i suoi denti da vampiro per punire gli empi. Protettrice delle donne è una sadica divoratrice del sesso maschile lussurioso, autoritario, prepotente. Solo uno può essere salvato, Arash Marandi, il bravo ragazzo che si prende cura del padre e lavora sodo. Il loro amore attraverserà la morte per donare una speranza alla vita.
A Girl Walks Home Alone at Night: un confine labile tra brava ragazza e donna assetata di sangue si delinea nell’horror di Ana Lily Amirpour
Bad City è l’angolo del mondo dove miseria ed eroina campeggiano nella calma. Niente cambia, ognuno ha il suo ruolo e solo “i bambini e gli stupidi” inseguono i sogni. Uno spacciatore, una prostituta e un vecchio drogati e dipendenti, un bambino privato dell’innocenza dalle brutture dell’uomo. Una petroliera che scava inesorabile, come se il progresso avesse schiacciato l’essere umano nella sua brutalità.
La trama risulta esile, non è un film di trama, ma di vita. Il cinema iraniano ha una forte attrazione per il neorealismo italiano e questo ne è una prova. Sembra un diario, mostra una quotidianità, certo insolita, di una cittadina. I suoi personaggi sono vittime della corruzione dei piaceri e del benessere, ma accolgono i loro limiti in quella che si presenta come l’unica realtà possibile. Anche la ragazza vampiro ha la sua routine, la sua lotta per sopravvivere e la sua corruzione è al contrario l’amore. Non essendo umana supera i suoi limiti quando si relaziona con un uomo e prova un sentimento, che lei non conosceva. Sheila Vand rappresenta il doppio, la sua immagine di brava ragazza si oppone alla sua sete di sangue e questa dualità è tutta nel viso espressivo dell’attrice. Non muove un sopracciglio, non una smorfia delle labbra, tutto è concentrato nello sguardo che fissa, esamina e cattura le sue vittime. Gli occhi che seducono e spariscono nel buio per lasciare spazio ai canini appuntiti che si conficcano nella gola.
Arash Marandi invece è il bravo ragazzo a tutto tondo, quello che sembra è, tra James Dean e Jhon Travolta in Grease. Parla poco e il suo sguardo è quasi sempre basso, finché non fissa i suoi occhioni neri in quelli del vampiro. Sono lucidi e pieni, sono curiosi e veri e attraverso di loro siamo dentro il film, dentro le emozioni che essi provano, dentro la paura di morire o essere salvati.
Ana Lily Amirpour per il suo debutto si presenta come un’attenta amante dei particolari e del cinema pulp e non poteva mancare una colonna sonora a enfatizzarlo. La musica è parola, i due protagonisti comunicato con dischi e cassette, in solitudine e poi quando si incontrano non manca mai un sottofondo. Il loro silenzio che contempla e assapora l’esistenza sulle note di Kiosk, Free Electric Band, Bei Ru, Federale e altri.
Lei stessa ci dice che: “Ogni canzone è stata scelta con molto anticipo e il potere della musica è stato così imponente che ha condizionato la realizzazione del film. È qualcosa di magico che trasporta un momento in altre direzioni”.
Il film horror della regista iraniana Ana Lily Amirpour, A Girl Walks Home Alone at Night, fa parte della rassegna Nuovo Cinema Teheran e sarà in sala dal 23 giugno, distribuito da Academy Two e Paco Cinematografica.