McGovern in Indiana Jones e la leggenda dell’antica birra
Harrison Ford non ha più il fisico per girare un altro film su Indiana Jones, ma Patrick McGovern decisamente sì! Lo chiamano The Indiana Jones of Ancient Ales, Wines and Extreme Beverages e, anche se reputa i film diretti da Steven Spielberg e scritti da Lucas molto divertenti, ricorda a tutti che non rispecchiano esattamente la vita di un archeologo, intento a rimestare pazientemente nello sporco, col sudore che cola giù per il viso anche se ci sono comunque momenti eccitanti nel compiere una scoperta, viaggiando in posti lontani, incontrando loschi personaggi che rendono tutto stimolante e degno di essere vissuto, e alla domanda: Pensi davvero di assomigliare ad Indiana Jones, in qualche modo?risponde: Molto alla lontana. Qualche volta il cappello lo indosso, ma Indiana non sfoggia una barba folta come la mia.
Prima di essere un bravo attore, come si evince dal film Burton Baton and the Legend of the Ancient Ale – che è stato presentato per la prima volta nel 2010, in occasione dell’Off-Centered Film Festival, organizzato annualmente dal birrificio Dogfish Head ad Austin (Texas) – Patrick McGovern è sicuramente un archeologo del tutto eccezionale, poiché non si accontenta di pulire le stoviglie antiche e riporle in un museo, ma esamina ciò che le antiche popolazioni vi riponevano, riportando in vita le bevande etrusche, commercializzate in Italia grazie ai birrifici Birra del Borgo e Baladin.
Vi va di saperne di più? Allora continuate a leggere, perché noi di Cinematographe l’abbiamo intervistato per voi!
Com’è cominciata questa passione per le bevande antiche?
È cominciata quando una ricercatrice, presso un antico sito in Iran, Virginia Badler, mi portò un campione di ceramica con all’interno un residuo rossastro che lei pensava fosse dovuto all’originaria presenza di vino. Da cosa nasce cosa, e molte altre ricerche da siti di tutto il mondo hanno portato ad ulteriori scoperte. (Ne parlo anche nei miei libri Vini Antichi e Stappare il Passato)
Quanto è cambiato il modo di produrre vino e birra nel corso dei millenni?
Le tecnologie di base, probabilmente, sono state le stesse dall’inizio – spremere i frutti e lasciare che i lieviti presenti sul frutto fermentino il mosto; macinare i chicchi o lasciarli germogliare in acqua per permetter loro di essere fermentati da una fonte esterna di lieviti.
Lei ha scoperto l’attività anti-cancro degli additivi erboristici delle bevande alcoliche antiche; dimentichi per un attimo di essere uno scienziato: qual è il potere terapeutico di un buon bicchiere di vino?
Un buon bicchiere di vino agisce su più livelli: sensoriale (aromi e gusti che ci gratificano), ovviamente medicinale, sociale (un lubrificante che fa stare insieme le persone), un rilassante alla fine di una dura giornata di lavoro, religioso (in ricordo dell’Ultima Cena), puro e semplice piacere, come sostanza stupefacente.
Quali sono le bevande antiche che ama di più e quali, tra le bevande moderne, trova più simili a quelle consumate dagli Antichi?
Le amo tutte! Acquavite, idromele, birra di riso e d’orzo, liquore di mais (chicha), etc. Ognuna viene prodotta oggigiorno e possiede una lunga tradizione, profondamente radicata nel passato.
Qual è il suo vino italiano preferito?
Una domanda difficile, dato che l’Italia vanta le più deliziose varietà di grappe e vini rispetto a quasi qualunque altro Paese. Mi piacciono soprattutto il Moscato di Pantelleria, il Vin Santo, il Barolo, il Chianti, il Soave, il Pinot Grigio, etc… etc… La Francia deve ringraziare l’Italia per i suoi vini, l’ho sostenuto in tante occasioni!
English Version
(Traduzione a cura di Virginia Campione)