The Iceman: recensione
The Iceman. L’uomo di ghiaccio. Così fu chiamato Richard Kuklinski, che nel corso della sua “carriera” collezionò qualcosa come più di 100 vittime.
È questa la vicenda su cui si basa il film di Ariel Vromen, e che vede protagonista Michael Shannon, nei panni di Kuklinski.
Nel 1960, Richard Kuklinski sposò la giovane Deborah (Winona Ryder), ed ebbero due figlie.
Ma Richard non è l’uomo di famiglia che tutti credono: nasconde a tutti una seconda vita.
Richard lavora piratando film pornografici, mentre racconta alla famiglia di lavorare con i cartoni della Disney.
La sua vita è turbolenta: da sempre in lui crebbe della rabbia repressa, per le percosse fisiche e mentali subite da bambino a causa del padre (polacco) violento. Questo fa maturare in lui dei violenti exploit emozionali.
Un altro dei segreti di Kuklinski è di avere un fratello più piccolo, Joseph (Stephen Dorff), che è stato incarcerato per aver violentato ed ucciso una ragazzina.
Ma quando Roy DeMeo (Ray Liotta), un potente boss, fa chiudere i battenti al businnes pornografico in cui Kuklinski lavorava, lo stesso Richard è costretto, previa audizione, a salire a bordo della nave mafiosa, diventando killer di professione, ma con un codice morale da lui mai infranto: donne e bambini non si toccano.
Durante l’assassinio di Marty Freeman (James Franco) che usava il nome di DeMeo per farsi una certa pubblicità, Richard incontra Robert Pronge (Chris Evans), altro killer su commissione.
Pronge non ha etica né compassione per le vittime, uccidendo quelle che l’eticamente debole Kuklinski non riesce a fare fuori.
La squadra Pronge-Kuklinski si compone in fretta, con un’organizzazione perfetta in termini di rimando: congelando le vittime (tra cui viene usato anche un furgoncino da gelati) non si può ricorrere all’ora della morte, poiché il freddo altera le condizioni per determinarla.
L’altro sistema è invece ricorrere alla macelleria, affettando a colpi di mannaia i corpi per non renderli riconoscibili e farli sparire.
DeMeo scopre il sistema da loro (e soprattutto da Richard attuato); si arriva alle minacce pesanti, l’uno nei confronti dell’altro, fino a che Richard decide di dissociarsi e fare la sua carriera da sé.
Le minacce, a livello familiare, diventano realtà, quando una delle figlie di Richard rimane seriamente ferita da un pirata della strada, apparentemente casuale. Richard sospetta di Pronge, uccidendolo, poi, in un parco pubblico.
Seguito da un’operazione sotto copertura, Kuklinski fu arrestato nel 1986; né la moglie, né le figlie avevano mai sospettato di lui e della sua seconda vita (sebbene in famiglia a volte aveva delle grandi esplosioni di rabbia, molto violente).
Durante il processo Kuklinski ammise di aver ucciso oltre 100 persone, tra richieste su commissione e per ragioni personali, nei suoi 22 anni di carriera.
Incarcerato a vita, senza pena di morte, poiché non vi sono mai stati testimoni o prove schiaccianti di tutti gli omicidi per incriminarlo in modo tale, non rivide mai più la sua famiglia, né il fratello che si trovava nello stesso carcere, per poi morire in circostanze misteriose, nel 2006.
Presentato nel 2012, fuori concorso, alla 69° Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia, e lo stesso anno al Toronto Film Festival, ha lasciato spiazzati tutti, in positivo (per l’eccellente qualità recitativa) e negativo (per la crudeltà di numerose parti, anche proposte in maniera più blanda dei fatti realmente successi).
Michael Shannon si rivela perfetto nel ruolo di Richard Kuklinski; artico, potente, inaffondabile.
Shannon ha impostato una recitazione che fa quasi paura, talmente precisa in ogni singolo punto, che sembra stia per giustiziare anche il pubblico.
Nota di merito ad un Chris Evans irriconoscibile nel ruolo di Robert Pronge (che doveva andare a James Franco prima, ed a Michael Wincott poi), sia per le doti recitative, sia visivamente: un’opportunità recitativa assai diversa e più glaciale dei film Marvel.
Ray Liotta si dimostra sempre perfetto nei ruoli attinenti alla mafia, per espressione fisica e recitazione che non delude mai, mentre Winona Ryder risulta perfetta nel ruolo di madre di famiglia, inconsapevole della seconda vita del marito.
Distribuito nella sale statunitensi già il 3 maggio 2013, da arriverà solo il 5 febbraio 2015.
Crudeltà e violenza sono una costante per tutta la pellicola, che rimarrà impressa per le interpretazioni e per il tema non certo quotidiano.
Basato sulla storia vera di Richard Kuklinski, dal romanzo di Anthony Bruno, The Iceman: The True Story of a Cold-Blooded Killer, questo crime-drama non può passare di certo inosservato.