La Magnifica Preda: recensione
La Magnifica Preda. Un titolo che sembra un programma, ma che dal film ce ci si aspetta, passionale e avventuroso, da tenerci incollati allo schermo, risulta ben altro..
La Magnifica Preda (River of No Return), è un film del 1954, diretto da Otto Preminger, con Marilyn Monroe, Robert Mitchum, Tommy Rettig, Rory Calhoun.
Girato in Canada, il film è ambientato nello stesso stato, durante il periodo della corsa all’oro (fine ‘800).
Matt Calder (Robert Mitchum) è un uomo solo, appena uscito di prigione per aver sparato alle spalle ad un uomo, mentre difendeva un suo amico.
Ora libero, va alla ricerca di suo figlio di dieci anni, Mark (Tommy Retting, conosciuto per lo più per aver partecipato alla serie televisiva Lessie, a metà degli anni ’50), che è stato lasciato alle cure della cantante e ballerina Kay (Marilyn Monroe), durante la sua prigionia.
Matt riesce a convincere Mark ad andare a vivere con lui senza, tuttavia, spiegarli il motivo della sua assenza; vanno, quindi, alla scoperta l’uno dell’altro in una casetta situata in mezzo ad un bosco qualunque, che si trova a diretto contatto con il fiume.
Parallelamente Kay, viene convinta dal suo fidanzato Harry Weston (Rory Calhoun), di darle tutto il denaro a lei in possesso per poter affrontare il viaggio che lo porterà fino a Council City, dove si trova una miniera d’oro che aveva appena vinto a poker; ma senza mezzi sicuri, e con Kay che decide di accompagnarlo, la zattera sembra la soluzione migliore, per poter andare alla terra promessa sfruttando solo la corrente del fiume.
Nessuno dei due è pratico nel maneggiare tale mezzo, e Matt accorre in aiuto quando nota, nei pressi della sua abitazione, che la coppia è in panne. Il riconoscimento migliore è dato da Harry, che gi ruba cavallo e fucile, per poi scappare.
E così, Kay dal cuore spezzato, Matt assetato dalla voglia di rivendicarsi per sé e per la giovane donna, decidono, insieme al piccolo Mark, di raggiungere il punto, diventato ormai comune (Council City) a mezzo fiume.
La vicenda, apparentemente avventurosa, si rivela prolissa, scialba ed inconcludente.
I dialoghi sono scarni, le battute di Matt sono a metà tra l’ironico e la non adeguatezza al contesto proposto, come inserite per poter dare qualche punto positivo ad una sceneggiatura debole (realizzata da Frank Fenton, basato su una storia di Louis Lantz) vuota di espressioni e contenuti, piena di silenzi, troppi silenzi.
Realizzato in Cinemascope, la regia di Otto Preminger è molto buona, senza sbavature, specie se si considera che il cinemascope era stato messo in uso circa un anno prima, e soprattutto se si mette in conto di come abbia dovuto contare fino a cento, per mantenere la calma con una Monroe che senza la sua insegnate di recitazione, Natasha Lytess, si rifiutava di girare, dando ascolto a lei ed ignorando il regista, a Mitchum che in quel tempo dava fondo all’alcool, all’assemblaggio tra le scene girate in interni ed esterni con le problematiche ambientali e di adattamento.
Di pratica, Tommy Retting, che aveva 13 anni, se la cavava di gran lunga meglio di tutti, da acquistarsi il rispetto e l’ammirazione del povero Preminger.
Ma se per Marilyn si trattò del film peggiore della sua carriera, è vero il contrario, sotto l’aspetto del personaggio da lei interpretato; La Magnifica Preda è uno dei pochissimi film, dove la Monroe è una donna che sa suonare, che è protettiva verso il bambino e battagliera per i suoi ideali e convinzioni, ha presa di posizione (abbandona i capelli a caschetto per una lunga chioma), anche se possiede comunque i tratti da donna sognatrice di una vita migliore e senza problemi economici.
In conclusione, La Magnifica Preda è consigliabile solo per poter ammirare una Marilyn diversa dal solito, in un contesto western e di avventura, con una interpretazione differente dalla norma.
A River of No Return; un film senza ritorno di emozione e senza la voglia di rivederlo ancora.