Dustin Hoffman: da Il Laureato a Rain Man, le 8 migliori performance di un attore empatico
Prima di parlare di Dustin Hoffman è necessario soffermarci brevemente su quanto stava accadendo in America e di conseguenza alla cultura, negli anni in cui l’attore divenne una celebrità di Hollywood.
Gli anni ‘60 in America rappresentano un periodo problematico, in cui il cinema, i suoi divi e il pubblico subiscono un netto cambiamento. L’America non mostra più il suo ottimismo e il suo classico splendore, ma anzi è irriconoscibile e si manifestano movimenti intellettuali di rifiuto al consumismo.
Avviene un conflitto generazionale in cui l’unico obiettivo degli adulti è il benessere e il successo economico, mentre i giovani rifiutano tutti questi agi, ribellandosi.
Una cultura nuova corrisponde, inevitabilmente, ad un pubblico ed un cinema diversi. Hollywood, così, si adatta alle esigenze di questo nuovo target, liberando delle forze nuove nel cinema, che da quel momento in poi non sarà più concentrato sull’azione, ma sulle idee.
Vengono create nuove storie, più vicine alla quotidianità e soprattutto più attuali e si elaborano nuovi miti! Questo tipo di cinema non ha bisogno di eroi, bensì di antieroi, gente comune e semplice, che decisamente non rifletta i divi del cinema classico. Dustin Hoffman appartiene a questa categoria di attori.
Dustin Hoffman è un attore, regista e produttore, nato a Los Angeles l’8 Agosto 1937. Hoffman ha tutte le peculiarità dell’antieroe: piccolo di statura, non bello e spesso deriso dagli altri. Egli riflette l’uomo comune di un’America che sta cercando di recuperare il suo American way of style.
L’attore, nella sua carriera, ha spesso interpretato personaggi apparentemente privi di qualità, nonostante invece ne abbiano a bizzeffe, e decisi a lottare con violenza per difendere il loro stile di vita. Naturalmente interpretare questo tipo di ruoli significa ricorrere al celebre Metodo Strasberg.
Hoffman fa parte della nuova generazione dell’Actor’s Studio, composta anche da Al Pacino, Robert De Niro e Jack Nicholson. Con i personaggi da loro interpretati non si sogna, ma anzi si aprono gli occhi sulla dura realtà.
Le grandi capacità da caratterista di Dustin Hoffman lo consacrano ben presto ad un successo inestimabile, rendendolo uno degli attori più popolari. La versatilità che apporta nelle sue interpretazioni gli permette di passare dal thriller alla commedia e al dramma, dal film politico al genere fantasy.
Sappiamo che la carriera dell’attore è costellata da film considerati dei classici nella storia del cinema, in cui ogni suo ruolo rappresenta un indimenticabile capolavoro, ma oggi, in occasione del suo 79esimo compleanno, lo celebreremo con gli 8 film che, secondo noi, sono i migliori della sua vasta carriera.
Quali sono le 8 performance migliori di Dustin Hoffman?
IL Laureato (1967)
Il Laureato, diretto da Mike Nichols nel 1967, conduce Dustin Hoffman alla prima candidatura all’Oscar e al Golden Globe come Miglior attore protagonista.
Tratto dall’omonimo romanzo di Charles Webb, Il Laureato si è aggiudicato nel 1998 il settimo posto, e nel 2008 il diciassettesimo, nella classifica dei migliori 100 film statunitensi di tutti i tempi.
Dustin Hoffman veste i panni del protagonista Benjamin Braddock, che torna a casa dai genitori benestanti dopo essersi laureato. Confuso riguardo al suo futuro, Benjamin cede alle avance della seducente e nevrotica Mrs. Robinson, moglie del socio di suo padre.
Con questa pellicola, Hoffman entra a tutti gli effetti nell’industria Hollywoodiana portando una ventata d’aria fresca, e rappresentando un nuovo tipo di attore. Grazie a Dustin nel ruolo di Benjamin, un’intera generazione ha cambiato i canoni di bellezza maschile. L’attore ha apportato una sorta di cambiamento visivo e sociale: molti si sono immedesimati in Benjamin, vedendolo un ragazzo come loro, incerto sul futuro e su sé stesso.
Dustin Hoffman, riguardo alla parte, ha dichiarato:
“Il regista Mike Nichols ha rischiato scegliendo me, uno sconosciuto, per il ruolo principale. Non penso che altri registi mi avrebbero affidato questa grande responsabilità. Ha avuto un coraggio enorme”.
Un uomo da marciapiede (1969)
Nel 1969 ad Hoffman viene offerto un altro ruolo da protagonista in Un Uomo da Marciapiede, diretto da John Schlesinger, basato sull’omonimo romanzo scritto da James Leo Herlihy.
La pellicola rende Dustin Hoffman un attore di fama internazionale, interpretando Salvatore Rizzo, detto Rico, uno zoppo e malato di tubercolosi. Per la parte, Dustin vince il David di Donatello come Miglior artista straniero e ottiene una nomination agli Oscar e Golden Globe del 1970.
L’attore decide di accettare il ruolo di Rico per dimostrare a molti critici le sue capacità da caratterista. Inizialmente anche Schlesinger non era convinto delle doti di Dustin. Per convincerlo del contrario, Hoffman lo incontrò a Times Square vestito come un barbone, indossando un cappotto sporco e con un aspetto trasandato. Il regista capì, quindi, che le abilità da caratterista di cui tanto si discuteva erano vere, pertanto decise di assegnargli la parte.
Cane di paglia (1971)
Cane di Paglia è un thriller del 1971 diretto da Sam Peckinpah. Anche questa pellicola è tratta da un romanzo, intitolato The Siege of Trencher’s Farm di Gordon Williams.
Dustin Hoffman è David Summer, un matematico americano che insieme alla moglie Amy (Susan George) si trasferisce in un cottage isolato in Cornovaglia, dopo aver ricevuto una borsa di studio.
Inizialmente per il ruolo di David erano stati presi in considerazione Beau Bridges, Stacy Keach, Sidney Poitier, Jack Nicholson e Donald Sutherland. Alla fine fu Hoffman ad ottenere la parte, perché il personaggio di David lo intrigava.
Dustin Hoffman è memorabile nei panni del personaggio grazie, oltre che al physique du role, anche al tipo di recitazione che sfoggia una vasta gamma di sfumature diverse.
Papillon (1973)
Nel 1973 l’attore recita al fianco di Steve McQueen in Papillon, dramma d’avventura biografico diretto da Franklin J. Schaffner.
Papillon, ispirato all’omonimo romanzo di Henri Charrière, narra la storia dell’ergastolano Charrière, soprannominato Papillon a causa del suo tatuaggio. Dustin Hoffman interpreta l’ergastolano compagno di carcere di Charrière. Fisicamente Hoffman è estremamente caratterizzato, in modo tale da condividere sapientemente il grande schermo con la star McQueen.
La tecnica si nota in qualsiasi gesto, movimento e atteggiamento. Il volto intontito, il modo di camminare vacillante e i modi aristocratici, in contrasto con l’ambiente che lo circonda, sono una prova inconfutabile.
Attualmente è in produzione il remake di Papillon, che vedrà Charlie Hunnam nei panni di Charrière e Rami Malek in quelli del personaggio originariamente interpretato da Dustin Hoffman.
Il Maratoneta (1976)
Nel 1976 troviamo Dustin Hoffman nel film Il Maratoneta, thriller drammatico diretto da John Schlesinger, regista con cui l’attore torna a collaborare dopo Un Uomo da Marciapiede.
Tratto dal romanzo di William Goldman, Il Maratoneta ruota attorno alla vicenda di Thomas Babington Levy, detto Babe. Quest’ultimo, interpretato da Hoffman, è uno studente riservato e pacato, che si sta allenando per la celebre maratona di New York. All’improvviso Babe inizia ad essere perseguitato da un criminale di guerra nazista, che si chiama Szell.
L’attore, per interpretare il personaggio fortemente stressato, si è calato totalmente nel ruolo dello studente, non dormendo per giorni e trascurandosi anche nell’aspetto fisico.
Inizialmente Dustin ebbe dei problemi con Goldman che, oltre ad essere l’autore del romanzo, fu anche lo sceneggiatore del film. Lo scrittore voleva che il personaggio di Hoffman alla fine uccidesse il nazista Szell, ma l’attore rifiutò:
“Non interpreterò un ebreo che uccide a sangue freddo un altro essere umano…E questo è importante per me, il fatto che alla fine non lo uccida. Un ebreo non deve perdere la sua umanità e la sua anima”.
Kramer contro Kramer (1979)
Dustin Hoffman nel 1980 vince l’Oscar in Kramer Contro Kramer, dramma diretto da Robert Benton, basato sul romanzo del 1977 di Avery Corman.
L’attore veste i panni di Ted Kramer, marito di Joanna (Meryl Streep). Kramer Contro Kramer ruota attorno al divorzio tra i due coniugi, e come questo influirà sulle persone a loro care, soprattutto sul figlio.
Anche per questa pellicola Hoffman ha dovuto ricorrere alle sue abilità da caratterista, diventando un padre responsabile e preoccupato riguardo alla moglie e al figlio. Durante la realizzazione del film, l’attore stava affrontando il divorzio anche nella vita reale, dopo dieci anni di matrimonio:
“Ciò mi ha permesso di capire meglio quello a cui stava andando incontro Ted. È stata una sorta di epifania!”.
Dustin, inoltre, è grato al regista Brenton per averlo spronato e aver creduto in lui, anche quando pensava di non farcela.
Tootsie (1982)
Dustin Hoffman dopo la vittoria dell’Oscar decide di prendersi una pausa e di tornare sul grande schermo dopo tre anni con Tootsie, commedia del 1982 diretta da Sydney Pollack.
In Tootsie, inserito nel 1998 al 62esimo posto della classifica dei migliori 100 film statunitensi e nel 2000 al secondo posto, Hoffman interpreta Michael Dorsey, attore che inizia a travestirsi da donna per ottenere una parte in una serie tv.
Per la parte Dustin si aggiudica la quinta nomination agli Oscar nella categoria Miglior attore. Il personaggio di Michael possiede varie sfumature caratteriali, passando dall’ironia al romanticismo e all’essere terribilmente realista, che Hoffman riesce a rendere perfettamente sul grande schermo. Secondo quanto dichiarato dal critico cinematografico David Denby:
“Il personaggio di Hoffman riflette una certa vulnerabilità, rappresentandola nelle giuste proporzioni”.
Interpretare un personaggio femminile, lontano dai tipici canoni di bellezza, significa per l’attore ricredersi su tutti i suoi pregiudizi riguardo all’universo femminile. Dopo la sua metamorfosi, infatti, Dustin ha chiesto ai suoi truccatori di renderlo più “bella”. Alle parole: “Abbiamo fatto il possibile” l’attore ha ricordato i momenti passati a giudicare le donne sul loro aspetto fisico:
“Sapevo che, se avessi incontrato la me donna, non le avrei mai rivolto la parola. E a questa considerazione ho pianto”.
È stato grazie a questo ruolo che Hoffman ha scoperto di aver avuto, fino a quel momento, una considerazione completamente distorta dell’universo femminile:
“Ci sono tante donne interessanti con cui io non ho mai approfondito la conoscenza, solo perché ero vittima di un lavaggio del cervello!”.
Rain Man – L’uomo della pioggia (1988)
Diretto da Barry Levinson nel 1988, Rain Man – L’uomo della pioggia offre una delle migliori interpretazioni di Dustin Hoffman che, oltre a vincere il secondo Oscar e il quarto Golden Globe, diviene ufficialmente un punto di riferimento anche per le nuove generazioni.
Al fianco di un giovane Tom Cruise, Hoffman interpreta Raymond Babbitt, un uomo affetto da autismo, dotato di una forte sensibilità e una spiccata intelligenza. Inizialmente per il ruolo di Raymond era stato preso in considerazione Bill Murray, mentre Dustin avrebbe dovuto interpretare il fratello Charlie.
Solo dopo aver conosciuto direttamente delle persone autistiche in un Istituto, Hoffman decise di vestire i panni di Raymond:
“La preparazione del film è durata per circa due anni, per cui in questo periodo ho cercato di immedesimarmi al meglio in Raymond, diventando amico di persone affette da autismo. Infondo Rain Man vuole farci scoprire l’autismo che c’è in ognuno di noi”.
L’attore ha, inoltre, fatto tesoro di una delle sue prime esperienze lavorative all’Istituto Psichiatrico di New York, ricordando i comportamenti e gli stati d’animo dei pazienti.
Il regista Levinson, avendo due anni a disposizione per studiare Dustin, ha dichiarato:
“Non puoi definire Dustin Hoffman, perché è unico! È unico nel suo genere e non è solo un personaggio. Non esiste Dustin Hoffman: lui è tante persone, tante…Può fare commedia e può fare drammi. È così versatile, e nonostante ciò da qualche parte c’è ancora Dustin Hoffman.
È intelligente e possiede la grande capacità di sapersi connettere alle persone. Ad oggi sembra un attore al suo primo film, con l’entusiasmo e l’energia dello sperimentare, come se fosse la prima volta”.