Alejandro González Iñárritu: l’essenza del suo Cinema Universale in 14 citazioni e 6 film
Se non fosse bastata l’incetta di premi ricevuta con l’eccentrico Birdman, durante la notte degli Oscar 2015, ci ha pensato l’anno successivo The Revenant a consacrare il talento in ascesa e lo stile enfatico ma raffinato del regista messicano Alejandro González Iñárritu.
Ripercorrendo la sua filmografia, non si possono avere dubbi circa la serietà con la quale Iñárritu ha sempre espresso la settima Arte. Seguendo le sue stesse parole:
“Credo che per essere un regista, sia necessario essere un guerriero che non teme di essere sconfitto dalla massa quotidiana di problemi. Siamo tutti sottoposti a minacce ed in balia di vari elementi; se un solo elemento fallisce, l’intero impero potrebbe crollare, e come un buon guerriero io non ho nessuna intenzione di lasciarmi sopraffare”.
Per scoprire e comprendere di più dei suoi lavori e della complessa poetica alla base dei film che lo hanno portato al successo, abbiamo cercato di scoprire cosa guidi l’ispirazione e la visione creativa di questo genio dell’immagine in movimento, ripercorrendo le sue citazioni ed i suoi lavori più significativi.
Alejandro González Iñárritu: “il cinema è universale, va oltre le bandiere, i confini ed i passaporti”
Alejandro González Iñárritu nacque a Città del Messico nel 1963. Dopo essere stato espulso dalla scuola all’età di 16 anni, si dedicò al lavoro di marinaio commerciale, svolgendo numerosi viaggi transatlantici che, più tardi, avranno un potente impatto sul suo linguaggio cinematografico. Molti dei suoi film, inoltre, saranno ambientati proprio in alcune delle location visitate durante tali viaggi di lavoro.
Successivamente, Iñárritu si convinse ad ultimare la sua istruzione, laureandosi in comunicazione a Città del Messico e intraprendendo la carriera di conduttore di trasmissioni radiofoniche presso una famosa emittente messicana, la WFM. Qui trascorse diversi anni, continuando a realizzare interviste, trasmettere concerti e costruendo playlists, realizzate seguendo ampi archi narrativi e cominciando ad addentrarsi inconsapevolmente in quell’arte del narrare storie che lo porterà al successo.
“Amo fare film ma la vera ragione per cui li faccio è che sono un pessimo musicista”
Musicista nel cuore, Iñárritu continuò ad occuparsi di musica alla WFM, realizzando fra il 1988 ed il 1990 ben sei spartiti per delle produzioni messicane. Durante questo periodo a Città del Messico, incontrò il romanziere divenuto poi sceneggiatore Guillermo Arriaga, dando il via ad una lunga amicizia e collaborazione. Poco dopo aver maturato esperienza e capacità come produttore per la compagnia televisiva messicana Televisa, Iñárritu avviò una compagnia propria nel 1991, chiamata Zeta Film, che si occupava principalmente della scrittura e regia di spot.
Dopo numerosi anni passati nel campo della pubblicità, Alejandro González Iñárritu cominciò a dedicarsi alla regia di film e programmi televisivi, trasferendosi a Los Angeles verso la fine degli anni ’90 per imparare l’arte del filmmaking da rinomati registi teatrali e cinematografici.
Durante questo periodo, lui e l’amico Arriaga decisero di collaborare al loro primo progetto cinematografico – un frenetico e grintoso racconto di Città del Messico dal titolo Amores Perros, un lavoro inaspettatamente destinato ad essere acclamato dalla critica e a consacrare il decollo della carriera di Iñárritu.
“Il mio cinema è un’estensione della mia persona. Una sorta di testimonianza vitale della mia esperienza di vita, con le mie poche virtù ed i miei numerosi limiti”
La musica è parte integrante della vita di Alejandro González Iñárritu, ed il suo eclettismo musicale si riflette nella direzione stilistica dei suoi lavori da regista. Iñárritu usa spesso la musica come base per costruire i suoi intrecci narrativi. Spesso una colonna sonora ben scritta è affiancata dal silenzio o da momenti di autentico sound design, necessari a sottolineare la realtà e le emozioni di una determinata sequenza.
La collaborazione è stata la chiave del successo di Alejandro González Iñárritu, che ha sempre coinvolto nei suoi lavori compositori, esperti direttori della fotografia e sceneggiatori. I suoi primi tre film sono stati scritti insieme ad Arriaga, che li ha ampiamente influenzati, complice il suo rapporto di mentore e grande amico con il collega, ma la loro relazione finì per inasprirsi nel momento in cui i due hanno dovuto discutere circa chi fosse il vero responsabile del grande successo.
La “Trilogia della Morte” (il nome dato ai primi tre film diretti da Iñárritu e sceneggiati da Arriaga, Amores Perror, 21 grammi e Babel) fu un’esplorazione dell’idea dell’ “effetto farfalla” (“butterfly effect”). Le conseguenti storie furono narrate intrecciando i vari personaggi e le relative prospettive.
Dopo questi film, lo stile del regista subì un brusco cambio di rotta, concentrandosi su opere caratterizzate da un singolo protagonista. Anche la pseudo-commedia Birdman, del 2014, fu un’escursione in un lato più leggero (seppur amaro) della realtà fino a quel momento dipinta da Alejandro González Iñárritu, sorprendendo sia la critica che gli stessi collaboratori del regista. Il punto è che ci troviamo di fronte ad un artista che non teme di certo la sperimentazione, desideroso di provare nuove tecniche e raccontare nuove storie, senza tuttavia perdere di vista il fulcro principale della sua poetica, e cioè la raffinata messa in scena delle lotte e delle intricate vicissitudini dei suoi personaggi, nell’intento di umanizzare le loro tragedie quotidiane.
“In qualità di filmmaker a volte sei un dio e a volte sei una creatura. Devi essere in grado di ascoltare ciò che succede ed intuire la trasformazione…anche quando questo costa di più.”
Ripercorriamo ora i sei principali lavori di Alejandro González Iñárritu, cercando di addentrarci nel suo stile unico ed emozionante attraverso le sue stesse parole.
Amores Perros (2000)
Tutti noi vogliamo qualcosa nella vita, tutti noi abbiamo imperfezioni e tutti noi abbiamo punti di forza. Quindi, cerco sempre di scoprire questi aspetti in un personaggio, cercando di renderli espliciti in un modo o nell’altro
Il primo film di Alejandro González Iñárritu, Amores Perros, è il primo dei tre film che compongono la succitata “Trilogia della Morte”, nella quale il regista esplora i temi della morte, della connessione fra esseri umani e del dissolversi delle speranze, dei sogni e degli ideali. Ciascun film della trilogia mostra storie interconnesse, montate in un filo narrativo non lineare, concentrato su un evento chiave che collega tutti i protagonisti. Amores Perros è una sorta di trittico che contiene tre storie separate, ognuna collegata all’altra da un incidente stradale e dalla metafora del cane.
Per ritrarre la vita truce e brutale di Città del Messico, Alejandro González Iñárritu ha creato una colonna sonora di Hip-Hop messicano, ballate acustiche e brani malinconici. Amores Perros ha costituito la prima di molte collaborazioni con il compositore argentino Gustavo Santaolalla ed il direttore della fotografia messicano Rodrigo Prieto, così come il ruolo esplosivo dell’attore Gael García Bernal.
21 grammi (2003)
21 grammi è una sola storia raccontata da tre differenti punti di vista, ma realmente connessi fisicamente – letteralmente – attraverso il cuore
Il secondo film di Alejandro González Iñárritu, 21 Grammi, costituì la sua prima grande opportunità ad Hollywood. Con un budget di 20 milioni di dollari ed un cast stellare che comprende Sean Penn, Naomi Watts, Benicio Del Toro e Charlotte Gainsbourg (tutti desiderosi di lavorare col regista dopo aver visto il suo primo film), Iñárritu deteneva il totale controllo creativo del film.
Anche qui lavorò con Arriaga alla sceneggiatura, con Prieto sulla fotografia e con Santaolalla per la colonna sonora. Il film è stato un ottimo successo di critica e box office, guadagnando circa il triplo del suo budget e dimostrando il potenziale di Iñárritu come re dell’industria cinematografica.
Babel (2006)
Due parole hanno guidato la realizzazione di Babel per me: “dignità” e “compassione”. Aspetti normalmente dimenticati nella creazione di molti film
Il terzo ed ultimo film della Trilogia della Morte di Alejandro González Iñárritu, Babel, fu il più ambizioso e costoso dei tre, con un budget di 25 milioni di dollari. Un film che segue quattro linee narrative separate, ognuna ambientata in differenti città e continenti ma tutte connesse attraverso un incidente. Com’è noto, Brad Pitt rinunciò ad un ruolo in The Departed per partecipare a questo film.
Mentre il film si colloca perfettamente all’interno della cornice stilistica di Iñárritu, molti critici pensano che sia carente rispetto alla cruda energia ed emozione dei suoi lavori precedenti. Nonostante ciò, il film valse al regista il Premio come Miglior Regista al Festival di Cannes, anche se la cerimonia fu macchiata dall’esclusione di Arriaga dalla proiezione e dalla consegna del premio. Tale evento costituì la fine della loro lunga collaborazione ed amicizia, decretando l’inizio della seconda fase della carriera di regista di Alejandro González Iñárritu.
Biutiful (2010)
Biutiful non parla di morte ma di vita. È un inno alla vita
Biutiful è il primo film di Alejandro González Iñárritu che si discosta dalle connessioni fra linee narrative e personaggi differenti per concentrarsi sulle vicissitudini di un unico protagonista. Uxbal, interpretato da uno straordinario Javier Bardem, è un criminale nel cuore della sua carriera, il cui mondo viene progressivamente distrutto in seguito al ricevimento della diagnosi di tumore alla prostata.
Iñárritu scrisse la parte specificamente per Bardem, impiegando circa tre anni e mezzo per completare l’opera nella sua forma finale. Biutiful costituì il ritorno di Iñárritu alla lingua spagnola e fu un tentativo di rinnovare le sue energie e condurre il suo cinema verso nuovi confini.
Alejandro González Iñárritu: “Amores Perrros è rock, 21 Grammi è un’opera e Biutiful è un requiem”
Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza) (2014)
Credo che il film abbia a che fare con molti aspetti – cos’è l’arte e cos’è la commercialità – e quando sei un artista o quando sei una puttana. Gli artisti affrontano continuamente tali questioni, specialmente nel film, quando ci sono pure i soldi coinvolti nel processo. È questa la tragedia del mondo del cinema, che è un’arte ma anche un’industria ed uno strumento di espressione personale e, allo stesso tempo, deve intrattenere le masse. È davvero un equilibrio molto difficile da mantenere, specialmente con le regole del gioco dei nostri giorni
Birdman è stato un ulteriore salto nella carriera di Alejandro González Iñárritu, data la sua virata verso la commedia. L’innovativa tecnica del metacinema, con una messa in scena dentro alla messa in scena (il film ruota intorno all’opera teatrale di Raymond Carver dal titolo Di cosa parliamo quando parliamo d’amore) affianca le vicende di Riggan Thomson (un eccezionale Michael Keaton), una star ormai vicina alla terza età conosciuta da tutti per il suo ruolo di supereroe alato Birdman, ed ora in prossimità di rilanciare la sua carriera a Broadway.
Birdman fu girato interamente in digitale – il primo film interamente in formato digitale a vincere l’Oscar come Miglior Film – e fu costruito per dare l’impressione di essere stato girato in un unico lunghissimo piano sequenza realizzato con la Steadicam; in realtà Birdman è composto da 16 tagli nascosti ed è stato scritto nel corso di un anno e mezzo, un tempo record considerando che i suoi quattro sceneggiatori vivevano in differenti punti del globo.
In Birdman, Iñárritu ha collaborato per la prima volta con il suo connazionale e storico direttore della fotografia Emmanuel Lubezki
conosciuto per le sue immagini viscerali, lunghe scene e preferenza per la luce naturale. Le prove sono durate quasi due mesi e – nonostante le incertezze dello stesso cast – il regista è riuscito a mettere in piedi una storia meravigliosamente costruita ed accattivante, con una colonna sonora e delle performance attoriali che lasciano che il film parli da solo.
“Dal momento in cui apriamo gli occhi al mattino, conduciamo le nostre vite senza la possibilità di modificarle. Solo quando c’è un’urgenza abbiamo davvero la situazione in mano. Diversamente, l’ occasione di modificare la vita capita solo quando la ripercorriamo a ritroso, ricordandone i momenti salienti e ritoccandoli a nostro piacimento. Io ho voluto mettere la mia vita nell’esperienza continua di qualcun altro, senza fuggire.
Revenant – Redivivo (2015)
Dirigere dei non-attori è difficile. Dirigere attori in una lingua straniera è ancora più difficile. Dirigere dei non-attori in una lingua che tu stesso non capisci è la cosa più folle che puoi pensare di fare. Ma lo rifarei immediatamente.
Nell’ ultimo e più epico dei suoi film, Revenant- Redivivo, Alejandro González Iñárritu ha impiegato nove mesi per realizzare la fotografia principale, girando in 12 location remote in giro per il mondo. Il direttore della fotografia Emmanuel Lubezki ha voluto girare esclusivamente con la luce naturale, quindi la troupe ha avuto un numero limitato di ore ogni giorno per realizzare il film (c’è solo una scena intorno ad un falò in cui viene usata la luce artificiale).
Quando il vento cominciò ad imperversare in Canada, la troupe fu costretta a spostarsi in Argentina, per trovare un luogo consono al proseguimento delle riprese. Ovviamente, tale cambiamento ha costituito un ingente aumento del budget che è stato più che raddoppiato, raggiungendo la cifra astronomica di 135 milioni di dollari.
Revenant- Redivivo narra le vicende del cacciatore di pelli Hugh Glass (ruolo che ha finalmente decretato la vittoria dell’Oscar per Leonardo Di Caprio), che nel 1823, durante una spedizione commerciale lungo il Missouri, fu abbandonato in fin di vita dai suoi compagni di viaggio, riuscendo a sopravvivere al solo scopo di vendicare la morte del figlio.
“Il Cinema è uno strumento dal potenziale infinito, quindi credo dovremmo trarne ogni possibile vantaggio”
Alejandro González Iñárritu è un regista che o si ama o si odia, che non fa della sobrietà il suo punto di forza ma dotato di una rara capacità espressiva. E voi? Lo amate o lo odiate? Fatecelo sapere nei commenti!