Les Beaux Jours d’Aranjuez (3D) – recensione del film di Wim Wenders
Un dialogo ermetico accompagnato da una superlativa tecnica di montaggio, Les Beaux Jours d’Aranjuez è l’ultima collaborazione targata Wim Wenders / Peter Handke; presentato in concorso alla 73ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Dopo il clamoroso lavoro documentaristico Pina, Wim Wenders riabbraccia la tecnica 3D per mostrare un insolito “viaggio” fatto di ricordi e di desideri inespressi “incastonati” in questo particolare dialogo fra un uomo e una donna in una limpida giornata estiva.
Con Les Beaux Jours d’Aranjuez, Wenders tenta di prendere le distanze dalla “monotonia del quotidiano” eseguendo un armonico “confronto” fra questo Adamo e questa Eva post-moderni, capaci di animare con i loro dialoghi, profonde riflessioni pseudo-esistenziali. In lontananza la figura di questo scrittore, che funge metaforicamente da “Creatore Universale” , immaginando questo concitato dialogo a due, per poterlo poi rappresentare letteralmente in macchina.
Un sodalizio che perdura da anni …
Quinta collaborazione – oramai storica – fra Wim Wenders e lo scrittore austriaco Peter Handke. Anche con Les Beaux Jours d’Aranjuez “l’incipit” stilistico non cambia; la solita rappresentazione fugace, sospesa fra realtà e sogno, che ha reso celebre questo lungo sodalizio artistico. Oltre al solito ed eccellente connotato metrico-stilistico, ad esaltare la pellicola c’è sempre la sublime e maestosa fotografia di uno dei più rilevanti esponenti dell’estetismo cinematografico. Un “amarcord” narrativo se vogliamo, con questo binomio che per anni ha contraddistinto Wenders nel panorama cinematografico mondiale.
L’adattamento del romanzo di Peter Handke viene eseguito da Wenders con una solenne sacralità, con quella sua solita oculatezza capace di tramutare in maniera pragmatica una storia in forma scritta. Una rappresentazione filmica di una lunga conversazione caratterizzata da domande e risposte tra un uomo e una donna, accentuando – o almeno facendo provare allo spettatore – quegli stati d’animo difficilmente percepibili attraverso una pellicola. A rendere ancora più controversa la questione, il connubio – come già accennato in precedenza – di Wenders con la tecnica 3D.
Piacevole gioco sessista !!??
In questo armonioso scenario estivo, con questo soave “complesso verboso”, è percepibile anche – in senso positivo – un piacevole gioco sessista; da una parte una delicata prospettiva femminile dall’altra una razionalizzata percezione maschile . A rendere più affascinante l’intero contesto, le ottime performance dei due attori coinvolti attivamente ovvero Reda Kateb e Sophie Semin, poetici nella loro andatura interpretativa; quasi “onnipotente” invece la figura di Jens Harzer, nelle vesti di scrittore e “pensatore” in lontananza. Da segnalare poi anche la partecipazione speciale del celebre cantautore Nick Cave – nel ruolo di se stesso – e quella dello stesso Peter Handke – nelle vesti di giardiniere.
Les Beaux Jours d’Aranjuez rappresenta l’ennesimo lavoro di un regista passionale, che sente il bisogno di sollecitare lo spettatore adulandolo sia esteticamente che concettualmente; con quest’ultima impresa, Wenders esegue un’attenta analisi sull’esistenza del singolo, cercando di condividere con pluralità un qualcosa di introspettivo, circondandolo da questo irradiato contesto paesaggistico estivo, capace di trasmettere un vero e proprio senso di pace e di beatitudine.
Les Beaux Jours d’Aranjuez è una coproduzione franco-tedesca, prodotta da Paulo Branco, Wim Wenders e Gian-Piero Ringel per la berlinese Neue Road Movies e la parigina Alfama Films che lo distribuirà anche come rivenditore estero. Nelle sale francesi sarà distribuito dal 5 ottobre 2016 e nelle altre dal 2 novembre. Nel cast Reda Kateb, Sophie Semin, Jens Harzer, Peter Handke, Nick Cave.