Venezia 73 – The Bleeder: Liev Schreiber, ‘Stallone è stato fondamentale per il film’
Dopo la proiezione riservata alla stampa, ha avuto luogo la conferenza stampa di The Bleeder (qui la nostra recensione), film di Philippe Falardeau sulla vera storia di Chuck Wepner, il pugile a cui è ispirata la storia di Rocky. Oltre al regista, erano presenti in sala il protagonista e produttore Liev Schreiber, l’interprete Naomi Watts e il produttore Carl Hampe.
Venezia 73 – The Bleeder: Liev Schreiber, ‘Stallone è stato fondamentale per il film’
Liev Schreiber ha raccontato che il progetto è stato fortemente voluto dalla compagna Naomi Watts, consapevole della passione della sua dolce metà per la boxe. Il protagonista ha aggiunto inoltre che ha particolarmente apprezzato il copione anche per il carattere di Chuck e per come ha dovuto affrontare il pericolo del narcisismo, monito importante che vive in prima persona in quanto attore. Si è poi passati a parlare del coinvolgimento in The Bleeder di Sylvester Stallone, che secondo lo stesso Schreiber si è dimostrato un vero e proprio amico del film, dando consigli e preziose informazioni sulla genesi di Rocky e sul suo rapporto con Wepner.
Naomi Watts ha risposto a un quesito che si sono posti in molti, ovvero il motivo per cui ha interpretato il personaggio di Linda invece di quello Phyllis, la moglie di Chuck. L’attrice ha rivelato che è stata una sua scelta volontaria, in quanto nel corso della sua carriera ha interpretato personaggi simili a quello di Phyllis ma mai uno con le caratteristiche di Linda, di cui ha immediatamente apprezzato lo spirito e la saggezza. La Watts ha raccontato di avere conosciuto personalmente la vera Linda, su cui ha fatto un rigoroso lavoro di immedesimazione assumendone il modo di parlare e la fisicità.
Liev Schreiber ha raccontato che il progetto è stato fortemente voluto dalla compagna Naomi Watts, consapevole della passione della sua dolce metà per la boxe
Liev Schreiber e Naomi Watts hanno spiegato come e perché scelgono uno script invece di un altro. L’attore protagonista ha affermato che sceglie semplicemente il copione che lo tocca di più personalmente. Nel caso di The Bleeder, a fare la differenza sono state l’apertura e l’onestà di Chuck, che secondo Schreiber ha la capacità di sbagliare ma anche di ammettere e imparare dai propri errori. La sua scena preferita nel film è proprio quella finale, vedendo il quale il protagonista non può fare a meno di commuoversi vedendo la tappa finale di un viaggio difficile e tormentato. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Naomi Watts, che ha sentenziato:
“Il materiale ti parla o non ti parla. A volte non sai perché hai bisogno di interpretare un ruolo, ti diventa chiaro solo più tardi. Ma ogni personaggio deve avere un significato per te, perché tutte le forme d’arte esistono per aiutare le persone a connettersi con loro stesse e con gli altri. Io spero di riuscire a farlo col mio lavoro”.
Il regista canadese Philippe Falardeau ha rivelato che per lui in principio è stato abbastanza difficile lavorare sul copione, anche perché nella sua nazione natale vanno per la maggiore altri tipi di sport, come l’Hockey. La chiave per entrare al meglio nel film è stato proprio il carattere del protagonista, che lui considera principalmente un bambino intrappolato nel corpo di un adulto.
La Watts ha raccontato di avere conosciuto personalmente la vera Linda
Falardeau ha spiegato che fin dal principio la sua volontà era quella di fare un film su due persone che si incontrano e che fra mille difficoltà provano il vero amore. La vera Linda si è commossa sentendo queste sue parole. The Bleeder è un film apparentemente lontano dalle altre opere di Philippe Falardeau, che ha però smentito fermamente di avere fatto il film su commissione affermando:
“Non è stato un film su commissione, leggo tante sceneggiature e non passerei un anno e mezzo della mia vita su qualcosa che per me non è importante. Sono stato impegnato a livello sociale e politico, ma ho sempre cercato di trovare un lato intimo nei personaggi, come in questo film. Il mio approccio è sempre lo stesso”.
Liv Schreiber ha detto di avere scelto fra tanti registi Falardeau proprio per il suo tocco di sensibilità verso i personaggi (da lui apprezzato soprattutto in Monsieur Lazhar), che era fondamentale per rendere The Bleeder non un semplice film di sport, ma una storia molto più sfumata e ricca di sfaccettature. Il protagonista ha lodato il regista anche per il suo senso pratico e per essergli stato molto utile nell’approcciarsi al proprio personaggio, invitandolo più volte a ricordare la sua semplicità e la sua naturalezza.
Liev Schreiber e Naomi Watts hanno spiegato come e perché scelgono uno script invece di un altro
A proposito delle scelte visive e registiche, Falardeau ha affermato di avere preferito l’utilizzo della macchina a mano per seguire i propri personaggi e uno stile fotografico abbastanza grezzo, simile a quello tipico dei film degli anni ’70; ha anche svelato di avere deciso di infliggere reali colpi agli attori sul ring, in modo da rendere il tutto più realistico. Questo ha richiesto molta ricerca e un attenso studio della coreografia dei match. Il regista ha poi concluso dicendo di non aver guardato nessun film sul pugilato durante le riprese, in modo da non avere nessuna contaminazione o termine di paragone per il suo The Bleeder.