Venezia 73 – The Young Pope: recensione della serie di Paolo Sorrentino
Presentata fuori concorso al 73. Festival di Venezia, Paolo Sorrentino mostra ad una sala colma e scalpitante il suo nuovo gioiello sperimentale, ossia le prime due puntate della serie The Young Pope, che in tutto conta dieci episodi.
The Young Pope (trailer) tratteggia la storia di Lenny Belardo o meglio Pio XIII, un Jude Law in stato di grazia che sembra essere molto a suo agio con indosso le vesti papali: nessun gioiello sfarzoso, nessuno scandalo sessuale, questo papa è deciso a riportare ad un antico splendore la chiesa, scontrandosi con le immani contraddizioni della fede, delle leggi ecclesiastiche, delle lobby e dei media.
Lenny è americano, è giovane (ha solo 48 anni quando viene eletto) e nelle prime due puntate sembra portare un cambio di registro più dal punto di vista dialettico che organizzativo. Il suo approccio è più leggero da un lato, ironico, ma anche consumato dal conservatorismo, anche se non si apprende in modo totale se è suo desiderio distaccarsene in qualche modo o se cambierà condotta, sconvolgendo vescovi e cardinali.
Le sue più grandi aspirazioni sono quelle di non esporsi, rimanere nell’ombra, organizzare il suo papato sulla scoperta di un Dio nuovo, un Dio dimenticato, con le contraddizioni dell’essere umano, con i limiti della parola e la fascinazione della carne.
Prima della sua imminente omelia e presentazione dalla balconata della Basilica di San Pietro, in suo soccorso giungono il cardinale Voiello (Silvio Orlando), in qualche modo la sua antitesi, scanzonato, calciomaniaco e che rivolge continui pensieri peccaminosi alla Venere di Willendorf, e Suor Mary (Diane Keaton), una figura del passato di Lenny, che lo ha accolto in tenera età che non era nient’altro che un orfanello, l’unica donna che riesce a cogliere i suoi intenti e i suoi desideri al punto di arrivare a parlare per lui attraverso le ampie proprietà vaticane. C’è una certa sintonia tra i due, è l’unica con la quale si permette di andare oltre le schermature della formalità.
Il primo episodio di The Young Pope è ricco di scene oniriche
Il primo episodio è denso di scene oniriche: lui che viene quasi partorito da una piramide di bambini dormienti, con lo sfondo di una piazza San Marco tenebrosa e silente, oppure egli stesso che invoca una nuova giurisprudenza cattolica, composta non da comandamenti ma dal ciò che le rerum ecclesiae in qualche modo vietavano quali la masturbazione, l’aborto, i matrimoni gay, il suicidio, insomma da ciò che la chiesa ha sempre seminato come peccato mortale.
Questo papa è sicuramente denso di rari temperamenti dialettici e comportamentali, si permette di fumare durante le riunioni con i cardinali (motivo di scandalo della puntata ma che se vista in termini assoluti poi così scandaloso non è) risponde in toni sagaci e sarcastici, non vaneggia, è deciso ad apportare un proprio culto personale all’interno della realtà pontificia, sempre con grande eleganza al limite della saccenza.
Paolo Sorrentino edifica The Young Pope come se si assistesse alla celebrazione di un rito, con i suoi ritmi, le pause, i silenzi e i tempi liturgici. I toni sono severi, anche le pillole d’ironia vengono distribuite con eleganza senza alcuna opulenza, senza mai strafare, con un perbenismo fin troppo controllato e intriso di sobrio cinismo.
Queste prime due puntate risentono di un leziosità strutturale che speravamo tanto gli appartenesse quanto un refuso, più uno strascico di gioventù che un tratto distintivo: gli eventi che si susseguono non sono capovolgenti, ma edificanti, pongono le basi di una serie che ha molto da dire e la cui forza siamo certi debba ancora essere svelata.
Dio senza il mondo non è Dio
D’altronde la storia insegna, senza alcun timore d’indecenza, della totale auto-assolutizzazione del cattolicesimo, che si è posto tra le culture e le tradizioni come unico detentore della verità, della parola di Dio, che da mediatore è divenuto poi un vero e proprio sistema, uno stato, una dittatura.
“Dio senza il mondo non è Dio” , a volte ci si dimentica qual è il vero centro dell’indagine di tutte le religioni, determinate sì da un evidente teocentrismo, ma portate avanti dall’uomo, dall’essere umano. Ecco perché l’idea di Dio verrà sempre manipolata, perché attraversa le coscienze, perché teorizzata dalla mente dell’uomo. La religione in quanto tale non avrebbe senso di esistere senza l’uomo, senza chi crede. Ed è qui che il regista lascia gravitare ogni empirismo, fa in modo che sia impossibile ogni compromesso.
Sorrentino ricama le sue conseguenze dell’amor sacro, indagando proprio su quelle contraddizioni tipiche dell’essere umano, della dicotomia Fides et ratio, riprende un’indagine speculativa portata avanti da San Tommaso, le quaestiones, ma più che tra insegnanti e studenti, qui è uno scontro tra gerarchie, un modo di discutere il modo di porsi con la fede, davanti alla gente, che idea dare della chiesa cattolica, che idea dare del papa, che metodo dialogico proporre durante le omelie.
Con The Young Pope Paolo Sorrentino non lascia davvero nulla al caso
Nulla è lasciato al caso, queste prime puntate aprono il sipario ad una serie che farà parlare di sé, che vaga in modo forse confusionario tra le tematiche ma che ha degli intenti molto precisi, dialettici, linguistici, morali e teologici che guardano ai grandi contrasti della fede attraverso i punti di vista di un prete, di una suora e di un papa.
La forza estetica delle scene è data non solo dalla maestria del suo regista ma della bravura del direttore della fotografia, ancora una volta Luca Bigazzi è interprete della bellezza marmorea di una città nella città (che negli episodi è ironicamente corrispondente a Roma, non alla città del Vaticano). Anche le musiche sono un modo arbitrario di dirigere le scene che sono accompagnate da un’iconico Lele Marchitelli, sobrio, iconoclasta e lungimirante. Tanti gli artisti citati, da Sant’Agostino a Salinger a Kubrick, l’intento di Sorrentino è di indicare una via, una posizione, un’idea precisa di quello che per lui rappresenta la grandezza dell’animo umano nel trascendere qualsiasi concetto e opacizzarlo con la concretezza dell’istinto.
The Young Pope , che vede nel cast nominato Jude Law (Pio XIII), Diane Keaton (Suor Mary), Silvio Orlando (Cardinal Voiello), Scott Shepherd (Cardinal Dussolier), Cécile de France (Sofia), Javier Cámara (Cardinal Gutierrez), Ludivine Sagnier (Esther), Toni Bertorelli (Cardinal Caltanissetta) e James Cromwell (Cardinal Michael Spencer), andrà in onda su Sky Atlantic dal 21 ottobre.