I milioni di Gunther: recensione della serie Netflix

La recensione de I milioni di Gunther, il documentario Netflix che racconta la storia (e gli inquietanti retroscena) del cane più ricco del mondo.

A partire dal 1º febbraio 2023, nel catalogo Netflix è disponibile I milioni di Gunther, documentario che racconta la storia del cane più ricco del mondo. Quattro episodi da circa 40 minuti ciascuno, pronti a presentare i retroscena di una vicenda piuttosto conosciuta a livello internazionale durante gli anni ’90, ma decisamente meno nota al pubblico più giovane. La storia, in ogni caso, gode di quel buon mix di luci ed ombre che potrebbe garantire alla docuserie un discreto richiamo tra gli abbonati alla piattaforma streaming.

I milioni di Gunther, recensione del documentario Netflix - Cinematographe.it

Diretto da Aurelien Leturgie, il documentario Netflix inizia accennando agli antefatti della storia “ufficiale” che è finita sulle pagine dei giornali a partire da circa 30 anni fa. Era il 1991 quando la contessa tedesca Carlotta Liebenstein moriva, lasciando il proprio patrimonio all’adorato cane Gunther e alla sua discendenza canina. La donna non aveva più nessuno a cui fosse legata quanto invece lo era all’animale, appartenuto in origine a suo figlio, morto suicida ad appena 26 anni ed il cui nome era – indovinate un po’ – proprio Gunther. Se tutto si fosse concluso così, sicuramente non ci sarebbe stata la voglia, tre decenni dopo, di raccontare tale storia in un documentario distribuito in tutto il mondo. In fondo non sembra così assurdo che un animale erediti una fortuna, ed anche il cinema, in questo senso, ci ha messo di fronte a scenari simili, basti pensare a Gli Aristogatti, in cui il machiavellico Edgar dimostrava di essere disposto a tutto pur di ereditare il patrimonio della ricca Madame Adelaide Bonfamille, intestato invece ai suoi adorati gatti. Nel caso di Gunther, però, nessuno ha escogitato diabolici piani per farlo fuori e accaparrarsi le sue fortune: anzi, sempre più persone hanno goduto del suo benessere rimanendo semplicemente al suo fianco, lanciandogli qualche osso e ricoprendo i più disparati ruoli all’interno di una vera e propria “corporation” che, però, col passare del tempo ha assunto una piega piuttosto inquietante.

I milioni di Gunther, trash ed esperimenti antropologici: un mix che affascina e inquieta

I milioni di Gunther, recensione del documentario Netflix - Cinematographe.it

Caviale, bistecche succulente, ville e gite in barca: di questo e molto altro hanno potuto (e possono) godere Gunther ed i suoi discendenti, ed è questo che viene mostrato nel primo episodio del documentario. Poco dopo, però, emerge chiaramente quanto il vero protagonista della storia narrata non sia tanto il cane, quanto, le tantissime persone che hanno orbitato intorno a lui e alla sua fortuna nel corso del tempo. In diversi momenti, la narrazione assume anche dei toni drammatici, mettendo in pausa gli aspetti più “strani” e controversi della vicenda, che in generale alterna elementi trash ad aspetti ben più inquietanti, fino ad arrivare ad incredibili colpi di scena, pronti a ribaltare qualsiasi punto di vista.

Sin dall’inizio, ne I milioni di Gunther si parla di “farmacologia” e “scienza”: ad esempio quando viene descritto il modo in cui la famiglia della contessa ha accumulato la propria ricchezza, fino ad arrivare ai veri e propri esperimenti antropologici, dalla forte impronta eugenetica, che vengono condotti innanzitutto all’interno delle tenute di Gunther, quando vengono mostrate scene degne dei migliori (o peggiori, a seconda del punto di vista) episodi di Geordie Shore. Non manca poi una riflessione anche su un tema delicato come la depressione, ribadendo qualcosa che ormai risulta banale ma che spesso le persone tendono a dimenticare, ovvero che i soldi non fanno la felicità. Il tutto condito da scelte musicali azzeccate ed una regia che rendono la visione del documentario ancora più accattivante e piacevole. E forse è proprio questo mix che rende il documentario affascinante e meritevole di essere guardato fino alla fine, per affacciarsi all’interno di un mondo “folle” e ricco di eccessi che sembra lontanissimo dal presente ma che in fondo ha caratterizzato determinati ambienti fino a non troppo tempo fa.

Maurizio Mian e la sua prometeica ricerca della felicità

I milioni di Gunther, recensione del documentario Netflix - Cinematographe.it
Cr. Netflix 2023

Oltre ai meravigliosi scenari della Florida, ne I milioni di Gunther c’è soprattutto l’Italia, a cominciare dalla tenuta in Toscana del pastore tedesco, passando per Fabrizio Corona che domina praticamente la seconda metà del documentario, fino ad arrivare alle trasmissioni nostrane che hanno ospitato Maurizio Mian, il “visionario” custode di Gunther, reale protagonista del documentario e personaggio a dir poco singolare, a tratti prometeico, che ha tenuto in piedi questa “macchina” sin dall’inizio, agendo come una sorta di Grande Fratello rispetto alle persone che hanno incrociato la sua strada e portando costantemente avanti la sua ricerca della felicità e dell’essere umano perfetto, per colmare un evidente vuoto che si è portato dietro per lungo tempo e che, molto probabilmente, porta ancora dentro sé. La compresenza di realtà americane ed italiane fa capire ancora di più quanto all’epoca la vicenda abbia calamitato la curiosità di tutto il mondo, Bel Paese compreso. Riuscirà a fare lo stesso, a distanza di anni, tra il pubblico dell’universo streaming? Noi scommettiamo di sì.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

3