La primavera della mia vita: recensione del film con Colapesce Dimartino

Al cinema dal 20 al 22 febbraio 2022, La primavera della mia vita vi farà ridere tantissimo, cantare a squarciagola e scoprire mondi che non sapevate di abitare.

Qual è il confine tra la musica e il cinema, tra i personaggi e le identità, tra il noto e l’ignoto? Dove si trova l’aggancio esatto tra la verità e la leggenda, lo snodo preciso tra le risate fino alle lacrime e quelle stesse lacrime che sgorgano precipitose, irruente, selvagge e senza remora? La primavera della mia vita, il film che segna il debutto sul grande schermo di Colapesce Dimartino (il duo musicale composto da Lorenzo Urciullo e Antonio Di Martino) è questa terra di confine, quell’istmo di provvisorietà certa che si staglia con meraviglia nella contaminazione ubiqua, inglobando nella leggerezza la gravosità e spingendoci sempre oltre il limite imposto.

la primavera della mia vita cinematographe.it

In uscita nelle sale cinematografiche dal 20 al 22 febbraio 2023 con Vision Distribution, La primavera della mia vita è un buddy movie incasellato in un road movie, una commedia intrisa di sporadiche riflessioni, in cui si ride tantissimo e ci si perde meravigliosamente, incastrati in un limbo di citazioni cinematografiche che spaziano da Nanni Moretti a Wes Anderson, da Ari Aster ad Alejandro Jodorowsky fino a Yorgos Lanthimos senza darci il tempo di afferrarle appieno.
Un lungometraggio che prende il via dalle affermate identità di Lorenzo Urciullo e Antonio Di Martino, infiltrandosi nella loro personalità e nel loro vissuto per mettere in scena la storia di un sodalizio professionale interrotto bruscamente per divergenze esistenziali, rimesso in piedi da un pretesto buffo quanto allettante: cimentarsi nella stesura di un libro sui luoghi leggendari della Sicilia, commissionato dall’Antico Ordine Semenita, un gruppo ambientalista new age di cui Antonio (Dimartino) è entrato a far parte.

Come nel caso dei Colapesce Dimartino, anche le loro identità cinematografiche condividono, oltre all’esperienza professionale, un profondo rapporto d’amicizia costellato di conversazioni affiatate, conoscenze profonde e critiche fraterne; tutti elementi essenziali a delineare la funzionalità di un duo comico in cui l’imperturbabilità di Antonio va a sostenere la polemicità di Lorenzo, traslandola anche dal punto di vista visuale in immagini dal retrogusto fumettistico in cui la fotografia di Carlo Rinaldi AIC si dimostra in grado di afferrare i contrasti, incuneandosi nelle tonalità che caratterizzano le due personalità, come se fossero due macchie di colore poste sulla tavolozza dello stessa artista.

La regia di Zavvo Nicolosi in La primavera della mia vita

E l’artista, in questo senso, è Zavvo Nicolosi, regista de La primavera della mia vita, nonché autore del soggetto (insieme a Lorenzo Urciullo e Antonio Di Martino) e della sceneggiatura (insieme a Michele Astori, Lorenzo Urciullo e Antonio Di Martino), che sull’ormai ideale pellicola cinematografica dipinge una storia fatta di immagini fisse, apparizioni quasi statiche che si rincorrono psichedelicamente sullo sfondo di una Sicilia onirica e al di fuori della quotidiana rappresentazione in cui i colori della macchia mediterranea sconfinano nelle selvagge atmosfere del far west.

La macchina da presa si stacca e riattacca ai personaggi quasi senza corridoi di transito. Quella di Zavvo è una maniera ereditata dall’arte di confezionare videoclip, dalla necessità di lavorare con pochi mezzi a disposizione, dal disturbo ossessivo compulsivo che scherzosamente ammette di avere (prima di essere un regista, è un medico specializzato in psichiatria) e che lo induce a focalizzarsi sulla perfezione dell’immagine la quale, in effetti, appare vivida e prorompente in quello stile un po’ retrò, un po’ pop, irrorato di minuziosità preziose. Vedere La primavera della mia vita è, per certi versi, come sfogliare una graphic novel, come se stessimo vedendo vecchie foto di famiglia traslitterate in un’ambientazione che non riconosciamo totalmente.
Perché tra le crepe del citazionismo avanza un’originalità di rappresentazione della Sicilia stessa che fugge gli stereotipi cinematografici per catapultarci nel lato più misterioso della Trinacria, quello caratterizzato da storie talvolta assurde eppure così vere, narrate con un’ironia che scivola perennemente sul filo del rasoio della follia.

La Sicilia misteriosa e magica: la location perfetta de La primavera della mia vita

L’isola si fa dunque presenza, sparendo nelle sue fattezze più abituali per concretizzarsi sul grande schermo così come appare ai suoi abitanti: fatta di strade color sabbia, ruggine, mogano, costeggiate dal mare pennellato di blu, zaffiro, turchese o dalla vegetazione talvolta brillante, tal altre rinsecchita dal sole. Strade sempre troppo lunghe da percorrere, in cui l’idea di risurrezione corre sulle quattro ruote di una Ford Lazzaro arancione che si fa portavoce di una rinascita trasversale.
Così il folklore si mischia alla cristologia e alla pura essenza umana, stimolando riflessioni che ci dirottano inavvertitamente (ma mai troppo seriamente) sull’amicizia, sul rispetto dell’ambiente, sull’importanza che diamo al lavoro, alle relazioni e a quello che la società odiosamente ci impone.

Da questo punto di vista La primavera della mia vita ricalca fedelmente la filosofia di Colapesce Dimartino, che nella loro musica “leggerissima” cantano a squarciagola tutto il malessere del nostro tempo, inarcando la schiena dinnanzi alle criticità per poi raddrizzarla davanti alle critiche affinché arrivino lì, dritte in faccia come un pugno inatteso. Fa male!
La sceneggiatura vive allora di questi sprazzi di irregolarità vitale; i dialoghi, le interpretazioni, le immagini e le musiche plasmano un mondo surreale, che vive solo se illuminato dall’occhio di bue della verosimiglianza, sorseggiando allegorie e analogie.

La primavera della mia vita gode non solo degli spazi della Sicilia (Siracusa, Vittoria, Canicattini tra le location del film) ma anche e soprattutto della sua carica simbolica, di cui il mandorlo in fiore si fa apripista accanto a William Shakespare, ai Lestrigoni, alla teiera più grande del mondo, alla leggenda di Re Artù. Il tutto contornato da personaggi esagerati che giocano a fare gli equilibristi con la realtà, dalle suore sommozzatrici alla società Speedy pizzo (che fa della mafia un vero e proprio business), dall’idraulico logorroico che non ha un minuto da perdere a Roberto Vecchioni complottista, fino al capitano di una fantasmagorica nave pirata.

La primavera della mia vita evoca l’inettitudine del nostro tempo anche e soprattutto nella colonna sonora

Le interpretazioni in tale contesto sono sincere e aderenti alla narrazione e non potrebbe essere altrimenti, poiché al netto della bravura di Stefania Rocca (nel ruolo dell’agente di Lorenzo), Corrado Fortuna (il meccanico Jim Zappalà), Isabel Russinova (nel duplice ruolo delle gemelle), Salvo Piparo (l’antenato di Shakespare), Claudio Collovà, Ludovica Bizzaglia, Marit Nissen, Sergio Vespertino, Guia Jelo e Paolo Ricca, che hanno ruoli tuttavia secondari, il resto del cast interpreta praticamente la versione più coraggiosa di sé: Lorenzo Urciullo e Antonio Di Martino sono Colapesce e Dimartino all’ennesima potenza e lo stesso si può dire del già citato Roberto Vecchioni, protagonista di uno splendido cameo al pari di Brunori Sas, Erlend Øye e La Comitiva e Madame.

Quest’ultima si erge sul grande schermo cantando la title track del film, in un momento carismatico come l’intera colonna sonora, in cui visioni surreali, malinconiche, eroiche e pindariche si avvicendano senza tregua, aprendo e chiudendo l’esperienza visiva con la sacralità vocalità del coro degli Albini. La soundtrack corre di pari passo alle visioni che la pellicola evoca, suggellando l’indissolubile legame tra le arti.
Composta da Colapesce Dimartino e interpretata live insieme a Giordano Colombo, Federico Nardelli, Giulia Emma Russo, Davide Rossi, Marco Giudici, Adele Altro e Madame, la colonna sonora (disponibile dal 24 febbraio per CAM Sugar nei formati digitale, CD e vinile numerato) si adagia tra gli anfratti di ogni crepa e, se da una parte non permette all’udito di respirare, dall’altra ci consente un’esperienza musicale immersiva che ci culla con suoni d’ogni genere e provenienza, siglando l’euforia finale con l’iconico Splash.

Prodotto da Wildeside e Vision Distribution insieme a Sugar Play e in collaborazione con Sky e Prime Video, La primavera della mia vita è un esperimento cinematografico che vive di follia, affollamento d’arti, situazioni fantastiche, personaggi leggendari, spicciola quotidianità. Sembra non sapere davvero cosa voglia fare, cosa voglia dire e quindi dice tutto e allo stesso tempo niente. Un film che rispecchia il nostro tempo, le nostre esistenze così fugaci, le nostre menti confuse e bisognose di risposte a domande sempre mal poste. La primavera della mia vita vi farà ridere tantissimo, cantare a squarciagola e scoprire mondi che non sapevate di abitare.

Leggi anche Colapesce Dimartino e Zavvo Nicolosi su La primavera della mia vita: “La Sicilia è una scoperta continua” [Intervista VIDEO]

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 5
Emozione - 4

4