Venezia 73 – Our War: recensione del documentario
Our War è un documentario diretto da Benedetta Argentieri, Bruno Chiaravalloti e Claudio Jampaglia, presentato fuori concorso nel corso di Venezia 73.
Il film racconta senza pregiudizi e preconcetti tre storie di altrettanti uomini che hanno lasciato la comodità e la relativa sicurezza della vita da civili per arruolarsi volontariamente nella cosiddetta Unità di Protezione Popolare (YPG), ovvero un gruppo di combattenti stanziati in Rojava e di origine prevalentemente curda, con lo scopo di arginare l’avanzata e il crescente pericolo portato dall’Isis.
La canzone che dà il titolo al film è scritta da Vittorio Cosma e dal celebre cantautore italiano Eugenio Finardi.
I tre protagonisti di Our War sono il 25enne di madre marocchina e padre italiano Karim Franceschi, arruolato volontariamente nell’YPG dopo una vita spesa fra centri sociali, e associazioni umanitarie e antirazziste, l’ex marine Joshua Bell, incapace di abituarsi a una vita da civile e deciso a ritornare nei luoghi da lui già battuti durante la sua permanenza nell’esercito americano, e lo svedese di origine curdo-irachena Rafael Kardari, che ha sentito la necessità di vivere il conflitto in prima persona dopo aver visto un video in cui alcuni membri dell’Isis uccidevano poveri e incolpevoli bambini.
Il film racconta le loro vite estremamente diverse fra loro e la comune esperienza in un piccolo esercito, spesso dimenticato dagli organi d’informazione ma fondamentale nella lotta all’attuale più grave minaccia alla pace mondiale.
Our War ci offre uno sguardo sincero e disincantato su un risvolto della lotta all’Isis sconosciuto ai più, ovvero il fondamentale apporto dei cosiddetti foreign fighters, termine che in questo caso non allude ai combattenti dello Stato Islamico, ma ai volontari di ogni origine e nazionalità che scelgono di schierarsi contro questo temibile e folle gruppo di criminali.
Parallelamente, il documentario di Benedetta Argentieri, Bruno Chiaravalloti e Claudio Jampaglia ci racconta anche le tre vite di personaggi anomali e contraddittori, estremamente diversi l’uno dall’altro, ma con la stessa voglia di fare qualcosa di concreto e tangibile per contrastare il più pericoloso gruppo di terroristi attualmente in circolazione.
In un’epoca in cui ognuno si sente all’altezza di avere una ricetta vincente per la lotta all’Isis e di divulgarla sui principali social network comodamente seduto sulla propria poltrona, Our War rompe una barriera fatta di ipocrisia e qualunquismo mostrando quale sia la reale posta in gioco e i rischi, il coraggio e l’incoscienza necessari per fare qualcosa di concreto per risolvere la situazione.
Le inquietanti immagini raccolte da Karim Franceschi (il personaggio più interessante dei tre, nonchè la principale fonte di ispirazione per il documentario) ci mostrano una durissima realtà fatta non di riunioni, manifestazioni e convegni, ma di rifugi stretti e angusti che vengono continuamente presi di mira dalle bombe ostili, e di casolari diroccati dai quali i nemici cercano ogni giorno di dispensare morte e distruzione.
Karim, Joshua e Rafael non vogliono essere modelli di comportamento nè personaggi rassicuranti, ma sono mossi solo ed esclusivamente dalle loro voci interiori, che per motivi diversi e non sempre condivisibili li portano a compiere un atto non necessariamente dettato da fini nobili, ma che porta risultati concreti e importanti nella lotta al crimine e al terrorismo.
Per proteggere la pecora devi cacciare il lupo. E ci vuole un lupo per cacciare un lupo, è chiaro?”
Così dice il personaggio interpretato da Denzel Washington in Training Day, citazione che ben si adatta all’attività di questi tre coraggiosi (e un po’ folli) uomini, che supportano la necessaria, ma non sufficiente, azione fatta di droni e bombardamenti dall’alto da parte delle super potenze mondiali andando a sporcarsi le mani sul campo e a mettere in pericolo la loro stessa vita ingaggiando col nemico una lotta senza quartiere, ad armi pari e corpo a corpo.
Il pregio principale del film di Benedetta Argentieri, Bruno Chiaravalloti e Claudio Jampaglia sta nel grande equilibrio nella narrazione, che ben miscela le immagini di lotta sul campo con l’introspezione dei tre protagonisti, mantenendo sempre viva l’attenzione dello spettatore e riuscendo nell’intento di descrivere i pensieri e le emozioni che hanno portato Karim, Joshua e Rafael a compiere una scelta tanto difficile e rischiosa, senza lodare o enfatizzare oltre il dovuto la loro volontà e il loro operato sul campo di battaglia.
Our War è un documentario profondo, disturbante e necessario, che ci mette davanti a una realtà che non tutti comprendono e che pochissimi sono in grado di accettare a cuor leggero.
Un film arduo, coraggioso e scomodo, che ci scuote improvvisamente dalla coperta fatta dei nostri sogni e delle nostre false sicurezze, ricordandoci che il male è la fuori, più vicino di quanto crediamo, e che esistono persone che per sconfiggerlo sono disposte a lasciare casa, famiglia e tranquillità in nome di un’ideale e con un’alta probabilità di fare ritorno dentro a una bara. Un’opera che nobilita il documentario italiano e che ci auguriamo vivamente che possa avere il successo che merita.