Sam Mendes: i 5 film migliori del regista, da vedere prima di Empire of Light
In occasione del suo ritorno al cinema, con Empire of Light, ripercorriamo la carriera di uno straordinario regista con i 5 film di Sam Mendes da vedere assolutamente.
Un cinema che spazia, che sperimenta e si rinnova, un cinema intimista, che particolarizza l’universale e mostra il turbamento del singolo per denunciare le inconsistenze sociali dei molti, un cinema che nasce dal microcosmo familiare e, mantenendo al centro i rapporti, sfocia nel gangster, nel brandizzato action, nello storico. Sbocciato artisticamente dietro un palcoscenico teatrale, Sam Mendes inizia a farsi conoscere sul finire degli anni ’80, palesando fin da subito una particolare sensibilità direzionale. Accanto al successo ottenuto dai suoi primi spettacoli, che fecero le fortune della Donmar Warehouse di Londra e videro già la collaborazione con interpreti di fama internazionale (Judi Dench, Nicole Kidman, Colin Firth), il regista comincia a familiarizzare con la macchina da presa, irrompendo prepotentemente all’interno dell’industria con la sua opera prima, American Beauty. Oggi, a 24 anni di distanza, presentiamo uno dei più stimati cineasti britannici, in occasione dell’uscita, il 2 marzo, del suo 9° lungometraggio, Empire of Light, con 5 imperdibili pellicole da lui precedentemente dirette.
1. American Beauty è il film d’esordio di Sam Mendes
La voglia di reinventarsi, di riscoprirsi poiché schiavo di quei canoni imposti dalla società, il bisogno di chiamarsi fuori da sé, dalla convenzione, in un inevitabile e progressivo disgregamento di rapporti lambiccati, perfezionato da una ricercatezza estetizzante che, invece, si priva di artifici e si realizza in ambienti che dialogano con i protagonisti, in un dicotomico rapporto tra l’appariscente e il significante. Arriva nel 1999, come una vera e propria rivelazione, American Beauty, il film d’esordio di Sam Mendes, scritto da Alan Ball, insignito di moltissimi premi tra cui gli Oscar come miglior film, miglior regia e miglior interpretazione maschile per un formidabile Kevin Spacey, protagonista della pellicola al fianco di Annette Bening.
Leggi anche American Beauty: recensione del capolavoro di Sam Mendes
2. Era mio padre
Un Tom Hanks per la prima volta nei panni del villain, un Jude Law che omaggia Antonioni e il suo Blow Up, Daniel Craig, Stanley Tucci, Jennifer Jason Leigh e Paul Newman, alla sua ultima apparizione cinematografica, tutti immortalati dalla fotografica di Conrad L. Hall, deceduto pochi mesi dopo e vincitore postumo dell’ambita statuetta. Basterebbe questo a testimoniare un secondo trionfo del regista nato a Reading, ma Mendes con Era mio padre (tratto sul racconto a fumetti di Max Allan Collins, Road to Perdition) si supera e, pur virando il suo tiro, esplode colpi calibrati mantenendo quel senso di familiarità, quella centralità del rapporto con gli altri e del rapporto con sé medesimi.
3. Revolutionary Road
Il 2008 è invece l’anno di Revolutionary Road, l’anno in cui il Sam Mendes torna tra quelle confortevoli quattro mura domestiche, all’interno delle quali lentamente disvela l’illusorietà e quell’aurea appariscenza che nasconde una realtà ben più complessa. Al centro una coppia, quella riformata tra i i titanici Leonardo DiCaprio e Kate Winslet (ai tempi moglie del regista), e la conflittuale possibilità del cambiamento, del mettersi in discussione, smascherandosi per quel che ci si è sempre mostrati e rinascendo altri. L’opera è basata sull’omonimo romanzo del 1961, scritto da Richard Yates.
Leggi anche Revolutionary Road: recensione del film di Sam Mendes
4. Skyfall
Passano altri 4 anni e Sam Mendes, dopo aver diretto American Life, con John Krasinski (The Office, A Quiet Place) e Maya Rudolph (Le amiche della sposa, Vizio di forma), sterza nuovamente su un genere a lui sconosciuto e accetta la sfida di dirigere Skyfall, 23º film di spionaggio dedicato a 007, con protagonista Daniel Craig. Il regista cerca di far coesistere una poetica del turbamento e dei rapporti con la saga d’azione più longeva della storia del cinema e lo fa costruendo un’opera che umanizza maggiormente il suo James Bond e di cui porta avanti la definizione nel successivo Spectre.
Leggi anche Skyfall: recensione del film di Sam Mendes con Daniel Craig
5. 1917 è l’ultimo film di Sam Mendes prima di Empire of Light
Allontanatosi dal “franchise spionaggistico”, Sam Mendes torna sul campo di battaglia dopo averlo calpestato nel 2005 con Jarhead, film sulla guerra del Golfo con Jake Gyllenhaal. Con 1917 vi è un ulteriore salto, sia artistico che emozionale: un’ingannevole piano sequenza viene ricreato ad arte, il rapporto tra i due giovani caporali protagonisti, interpretati da George MacKay (Captain Fantastic) e Dean-Charles Chapman (Il trono di spade) è tallonato dallo schermo, non vi è scampo per l’interiorità, la libertà è trincerata nel quadro filmico e racchiusa in un cerchio che termina con l’immagine che gli aveva dato il via. Una rappresentazione coraggiosa, che tenta di innovare un genere saturo di pellicole banalizzanti.
Leggi anche 1917 – recensione del film di Sam Mendes