Éclaireuses: recensione del film di Lydie Wisshaupt-Claudel in concorso al SAFF 2023

Una riflessione sull'approccio al sistema scolastico straniero per i bambini immigrati in Europa: il lavoro di due educatrici in una scuola che fa da tramite, documentato dallo sguardo al femminile di Lydie Wisshaupt-Claudel. Emozionante.

Diretto dalla regista Lydie Wisshaupt-Claudel., Éclaireuses è il docufilm belga in concorso nella sezione Nuovi Sguardi (Concorso Internazionale Lungometraggi) come Anteprima Italiana al Sguardi Altrove Film Festival 2023.

Il tema dell’immigrazione è il perno centrale di questo docufilm che racconta la tenacia, l’amore e la passione con cui le due educatrici Marie e Juliette portano avanti la Petite École di Bruxelles, una scuola – che non è scuola in senso classico – pensata per accogliere soprattutto i ragazzi appena arrivati in un Paese straniero, per far da ponte, da tramite, tra un primo approccio a una nuova società e l’istruzione scolastica vera e propria.

Eclaireuses, Sguardi Altrove Film Festival, Cinematographe.it, copertina, scuola

Cosa racconta il docufilm Éclaireuses

Marie e Juliette sono due ex insegnanti che hanno deciso di lasciare il posto di lavoro nel sistema scolastico tradizionale per aprire una propria scuola, la Petite École, nel cuore di Bruxelles. Nella loro scuola, le due educatrici portano avanti un progetto molto importante, focalizzato sull’aiutare e sostenere i più fragili, i bambini – con un’età compresa tra i 6 e i 15 anni – figli di immigrati che devono iniziare il nuovo percorso scolastico tradizionale in un Paese che non è il loro, con un sistema francofono con il quale devono ancora prendere confidenza. Nella loro scuola, Marie e Juliette non insegnano le materie canoniche, ma preparano questi ragazzi a inserirsi nel contesto scolastico e a interagire sia con le figure di riferimento adulte, che tra loro stessi, lasciando loro il tempo di ritrovarsi prima come bambini e poi come studenti.

I più piccoli sono sempre i più fragili: ci vorrebbero molte più Petite École in Europa

Il lavoro che la regista Lydie Wisshaupt-Claudel fa nei 90 minuti di girato di Éclaireuses non ha fronzoli, né eccessi di forma: è una pellicola rischiarata sia dalla fotografia realista e luminosa, data dalla luce naturale che entra dalle grandi vetrate della scuola di Marie e Juliette, sia dall’animo delle due educatrici, una vera luce (come suggerito dallo stesso titolo) in un buio che sempre più attanaglia i deboli della nostra società.

L’Europa sta attraversando, da anni, un periodo di ingente flusso migratorio: mentre i governi giocano a tirarsi la palla l’un l’altro, mettendo a rischio quotidianamente la vita delle persone, coloro che ci rimettono maggiormente sono sempre i più piccoli, i bambini.

Perché anche quei bambini, quegli adolescenti, che in Europa riescono davvero ad arrivare – fuggendo da terre lontane e spietate – vengono comunque accolti da un sistema che non permette loro di potersi adattare in maniera graduale: i bambini immigrati giunti in Europa sono candidati a essere nuovi studenti, pur non avendo spesso mai visto e frequentato una scuola.

L’essere catapultati – quindi fagocitati, potremmo dire – in un sistema scolastico che parla una nuova lingua e con regole a loro a primo impatto incomprensibili è, paradossalmente, non fonte di integrazione, bensì causa primaria di emarginazione.

Eclaireuses, Sguardi Altrove Film Festival, Cinematographe.it, petite école

Il lavoro documentato da Éclaireuses è quello che Marie e Juliette fanno nei confronti di questi bambini e delle loro famiglie: permettono loro di familiarizzare con il nucleo “scuola”, di integrarsi gli uni agli altri, di prendere confidenza con la nuova lingua e soprattutto con i ritmi di una nuova quotidianità, quella scandita dagli orari scolastici, dai compiti e dagli impegni al di fuori dell’istituzione.

Attraverso quest’opera, la regista ci invita a riflettere sulla natura stessa del sistema scolastico e su come, in diverse occasioni, questo possa diventare non un veicolo di libertà di espressione, ma un oppressione vera e propria: guardare questa pellicola alla luce di recenti fatti di cronaca nazionale – di recente, più di uno studente italiano si è tolto la vita perché non ritenuto da se stesso all’altezza del sistema scuola e dei suoi voti – è quanto mai aberrante porsi di fronte a questi interrogativi.

Marie e Juliette sono però la dimostrazione che non solo questi ragazzi non possono e non devono essere lasciati soli, ma che davvero c’è molto di più che pedagogicamente si può fare, prima di tutto per preservare il loro diritto a un’infanzia sana, serena e felice e il loro diritto al benessere mentale.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

3