Terra e polvere – recensione del film di Ruijun Li
Distribuito in Italia da Tucker Film, Terra e Polvere di Li Ruijun, il film rivelazione del Festival di Berlino 2022, è in uscita nelle sale a partire dal 30 marzo.
Terra e polvere, il sesto lungometraggio da regista di Ruijun Li, abbandona i topos del cinema asiatico cui fin dagli esordi il giovane autore di The Old Donkey, Fly with the Crane e Walking Past the Future sembrava guardare, ripercorrendo questa volta tracce e miti di un racconto tipicamente americano che se non sorprende per audacia, conquista per realismo e sincerità, concentrandosi su di un personaggio principale che non può non ricordare, anche allo spettatore meno avvezzo, un anomalo ma riuscitissimo mix tra il giardiniere Chauncey (Peter Sellers) di Oltre il giardino e il Gummi (Sigurður Sigurjónsson) di Rams – Storia di due fratelli e otto pecore.
La ricerca stilistica di Terra e Polvere – Tradire il proprio cinema omaggiandone un altro
Li Ruijun è un autore poco noto nel panorama attuale del cinema cinese, non essendo mai appartenuto ad una produzione di natura estremamente commerciale, preferendole sempre il circuito indipendente nel quale ha cominciato e tutt’ora prosegue, con Terra e Polvere, un film che è al tempo stesso radicato nell’immaginario cinematografico cinese dei grandi maestri della quarta e quinta generazione e legato – piuttosto chiaramente – ad un modello invece molto distante da esso, quello del cinema americano e ancor più specificatamente a quel florido filone definito a Hollywood: From rags to stars, letteralmente dalle stalle alle stelle.
Non è infatti casuale che Terra e Polvere guardi, almeno inizialmente, ai film di Chen Kaige, Zhang Yimou e Ann Hui, tanto rispetto alla tematica rurale (realismo contadino), quanto a quella della denuncia sociale (lotta tra classi), esplorando poi molte altro, tra cui la solitudine, la tradizione contro il progresso, la strana coppia e il dramma familiare, fino alla rincorsa del sogno, quello più candido, innocente e appassionato, ma in definitiva irraggiungibile. Quest’ultima come ben sappiamo è una delle tracce narrative probabilmente più abusate, ricorrenti e sfruttate dal cinema americano recente e non, da sempre legato alla riflessione sul piccolo individuo che bistrattato dalla società, sceglie di allontanarsene, perseguendo sogni e obiettivi considerati nel corso del tempo assolutamente astratti e irrealizzabili, tra sacrifici, fatiche, crolli e inevitabili prese di consapevolezza.
Li Ruijun, abbandonando dunque il contesto urbano del suo penultimo film, Walking Past the Future, certamente legato allo spaesamento e drammaticità dell’alienazione dell’individuo inserito anche se mai realmente in una realtà metropolitana caotica, violenta e in movimento incessante, propria del cinema – tra gli altri – di Jia Zhangke, conduce i protagonisti del suo ultimo e interessante film Terra e Polvere in una ruralità disperata e desolata fatta di dune di sabbia, vastissimi campi incolti o al contrario ricchi di coltivazioni, e ancora abitazioni di terra e paglia e contadini dalla vita fuori dal tempo che non può però ignorare – come invece vorrebbe – il progresso. La ricerca stilistica e tematica di Terra e Polvere sorprende e conquista, in nome di un desiderio registico che è tradimento ed abbandono della convenzionalità e del tradizionalismo cinematografico cinese, per un omaggio appassionato anche se mai del tutto riuscito al cinema americano sulla rincorsa del proprio sogno, nonostante i freni e l’antagonismo della moderna società sempre più violenta, classista e spietata.
Guiying e Youtie – Amore disfunzionale, sincero e travolgente che nasce e termina nella campagna
Terra e Polvere appartenendo al filone From rags, to stars racconta in questo caso la parallela rincorsa di un sogno rurale e fuori dal tempo di un piccolo individuo ai più sconosciuto ma dal gruppo sanguigno estremamente raro perciò necessario e protetto, Youtie (Wu Renlin) e la sua storia d’amore disfunzionale e non convenzionale con Cao (Hai-Qing) che nasce da un matrimonio combinato e di convenienza, organizzato dalla famiglia dei due. Tanto da quella dell’umile e solitario contadino Youtie, quanto da quella della disabile e probabilmente vittima di insuperati traumi del passato Cao.
Youtie e Cao uniti da una sorta di patto silenzioso e divenuto via via più concreto, reale, sincero e motivato dall’esigenza senz’altro condivisa d’amare e d’essere amati, scelgono di perseguire un modello di vita rurale che non vuol essere unicamente realismo contadino, ma anche e soprattutto rifiuto delle modernità e del progresso offerte dal tempo. Perciò dai trattori che i due osservano giorno dopo giorno nei campi attorno alla modesta proprietà che chiamano casa, alle automobili, cui Youtie e Cao preferiscono un vecchio carro trascinato da quel mulo che è per loro animale da compagnia, guida spirituale e diretta metafora delle fatiche che loro stessi compiono.
L’ultimo film di Ruijun Li pur non convincendo appieno rispetto alla sua spasmodica e appassionata ricerca di una narrazione cinematografica capace di farsi denuncia sociale e al tempo stesso candido racconto di rincorsa al sogno e ancora di soddisfazione personale e sentimentale nella sua annunciatissima e dolente tragicità, ha il grande merito di presentare due personaggi perduti, fuori dal tempo ed estranei rispetto alla convenzionalità che siamo soliti osservare tanto nel cinema cinese, quanto in quello americano e nostrano, eppure incredibilmente concreti e presenti a sé stessi e al contesto che li circonda, nel loro guardare e agire in nome di antichissimi valori, ideali, insegnamenti e tradizioni.
Terra e Polvere è un piccolo film che difficilmente dimenticherete, nonostante una mancanza pressoché totale di sequenze dalla rigida impostazione sensazionalistica e illusoriamente memorabile, ormai abusatissima dal cinema d’oggi, nonostante un momento notturno che si configura come il più travolgente, emotivo e dai grandi sentimenti una volta per tutte gridati ed esplicitati, dopo eterni silenzi e malinconie suggerite.
Un film che è fatto di piccoli dettagli, inquadrature perfettamente costruite e di animi dolci, anche se dolenti e singolari che nel prendersi tutto il tempo necessario per aprirsi a ciò che c’è oltre la campagna e ai rispettivi freni e limiti caratteriali, permetteno allo spettatore di provare qualcosa di estremamente simile alla reale conoscenza di un individuo, quella più sincera, reale, diretta e talvolta logorante che avviene di giorno in giorno, di settimana in settimana, di mese in mese, di anno in anno e di stagione in stagione e così via, senza stancare mai, piuttosto conquistando, merito anche delle due incredibili interpretazioni di Hai Qing e Wu Renlin.
Terra e Polvere guarda alla malinconia emotiva dell’Ashby di Oltre il giardino e poi all’utopica magia rurale del Malick di I giorni del cielo, trovando comunque una propria impronta assolutamente calata nella cinematografia che è propria degli autori cinesi, pur essendo qualcosa di molto differente e sorprendente.
Distribuito in Italia da Tucker Film, Terra e Polvere di Li Ruijun, il film rivelazione del Festival di Berlino 2022, è in uscita nelle sale a partire dal 30 marzo.